STORIA E TRADIZIONI
La visita in Sicilia della "zita continentale": usi e costumi di un rito (tra panico e invidie)
L'esilarante racconto della visita della cosiddetta "zita continentale" del figlio "studiato" che tornava a casa per fare le dovute presentazioni
Da qualche mese, le galline, che solitamente razzolavano quiete, erano agitate, pronte a trasalire e scappare, tralasciando i succulenti vermetti, appena dissepolti e disorientati dall’improvviso calore del sole.
Anche i vicini si erano accorti dell’insolito fermento che agitava la casa di Teresa e Salvo, contadini attempati, instancabili lavoratori , genitori di tre figli: due femmine e un maschio.
Le due femmine dopo aver conseguito brillantemente la quinta elementare, avevano imparato dalla madre le arti della perfetta casalinga e si erano sposate con dei laboriosi contadini. Il maschio, invece, aveva continuato gli studi, fino alla laurea.
Un figlio "studiato" e "sistemato": non era stato facile, dargli la possibilità di "puttarisi avanti".
Man mano che il tempo passava, era sempre meno riconoscibile, cambiava il suo modo di parlare, di muoversi,di vestire.
Ultimamente, anche gli argomenti delle conversazioni erano loro sconosciuti, annuivano facendo finta di capire. Di volta in volta, si sentivano soggezionati, da questo giovanotto, elegante, sicuro. Insegnava nelle scuole del nord, e da qualche anno aveva una fidanzata "continentale".
Da quando suo figlio si era "sistemato", Teresa aveva ritenuto le ragazze del paese non più idonee allo stato raggiunto dal figlio. Certo con una ragazza del paese, non avrebbe avuto nessuna difficoltà a confrontarsi, ma anche questo sacrificio era necessario.
Una nuora "continentale" rendeva Teresa orgogliosa, ma la intimoriva, al punto di sentirsi completamente inadeguata a riceverla e per giunta accompagnata dai genitori! Le era stato detto che erano ricchi, altolocati, dei signori!
Da quando ebbe certezza della visita, Teresa iniziò a guardarsi intorno, la modesta casa dove era sempre vissuta e che aveva amorevolmente accudito, improvvisamente le sembrò vecchia, misera, logora.
La gioia iniziale divenne apprensione. Vagava per le camere, per il cortile e febbrilmente elencava:
- Sti potti, sanu a tingiri..
- I manigghi, sanu a cangiari…
- I stanzi sanu a pittari….
- Sti mobili sanu a ittari e cattari novi…
- U iagghinaru, so fari cchiù luntanu da casa, ca ca fa fetu….
- Namu a cattari u frigurifiru….
- non avemu lampadari…..
- Namu a ccattari i vistiti novi..
- Ci voli a televisioni…
- U cuttigghiu savi ammattunari…
- Namu a ccattari na machina…
- Namu a fari u cabbinettu ca vasca…e cu bide’…..
- Ci vonu tuvagghi novi….
- Amu accattari a cucina cu funnu lettricu…
Teresa che era sempre stata una massaia efficiente ,improvvisamente si sentì incapace di accudire la sua casa, nonostante lustrasse ossessivamente. era puntualmente insoddisfatta del risultato. - Non putemu fari malafiura cu me nora…. La quotidianità venne sconvolta da via vai di muratori, imbianchini, mobilieri.
Non c’erano più orari per desinare, per riposare. Rumori assordanti, litigate col marito che non capiva l’ansia della donna. ma che finiva sempre per assecondarla . - Ma nuatri, semu genti alla bona…
- Chiddi u capisciunu cu semu… è inutili ca ceccamu di fari i signuri….
- Si ci vonu bbeni a nostru figghiu, mancu i vidinu tutti i difetti ca vidi tu…
Oltre alla casa, Teresa aveva già altri tormenti:.
Cosa preparare per i pasti?
- Attrova chisti chi mangiunu….
- Cettu chisti non mangiunu comu mangiamu nuatri…
- Cu sapi chi bivunu…
- Cu sapi comu dommunu…..
- Cu sapi comu si lavunu…
- In continenti a tavula na conzunu comu a cunzamu nuatri….
Andava spesso al telefono pubblico del paese, per chiedere consiglio al figlio, e invece di trarre pace dalle sue rassicurazioni, tornava a casa con più preoccupazioni di prima. Qualcuno le disse anche che i continentali non avrebbero capito il suo dialetto, quelli parlavano in italiano e lei solo dialetto stretto:
-Chi mala sorti! Si parru, me nora non mi capisci….
-Ma vostru figghiu vi fa di ‘nterpriti…..
- un dumani mancu i niputeddi mi capisciunu!
- A matri da zita è na fimmina ca si tingi l’occhi, u mussu,i capiddi e non avi tuppu, anzi teni i
capiddi cutti….
U patri da zita potta u cappeddu….
- Allura, io, me tagghiari i capiddi e me maritu avi a ittari a coppula…
Anche le figlie cominciarono ad infastidirsi, l’armonia che c’era sempre stata, lasciò il posto ad una forma di invidia-astio nei confronti della futura cognata che ancora nemmeno conoscevano… Si sentivano sminuite, a volte annullate, la cognata era diventata un’ombra con la quale confrontarsi in ogni momento della giornata.
- chi dici, si fazzu u pan di spagna, a idda ci piaci?
- Sicuru, u pani ca fazzu io, non ci piaci, amu a ccattari i panini moddi….
- cu sapi si ci po piaciri sta tenna?
- ora ca veni a zita di to frati, vistitivi megghiu , macari i vostri mariti sanu a cumputtari beni…..
- mi raccumannu i picciriddi, facitici a scola, mi non fannu o solitu soi….
Anche i generi erano disorientati dal comportamento della suocera ….
- ma quannu ni ficimu ziti nuatri, tuttu stu trafucu no facistu!
- chi centra, chisti su cuntinintali, cu vuatri c’è confidenza….
I frenetici preparativi, si protrassero fino al giorno dell’arrivo, previsto nel primo pomeriggio. Gli
ultimi dettagli, complicati da imprevisti, crearono un clima da campo minato. Tutti litigavano con
tutti e tutte le volte che in fondo allo stradone, si intravedeva una grossa macchina scura , i ragazzini
puntualmente gridavano:
- rrivanu, rrivanu, cca sunu….
Il panico prima paralizzava tutti,
- matri!!! Comu facemu ? Ancora ci su cosi ammezzu i pedi!
- Ancora mancu namu cangiatu….
Man mano che l’auto si avvicinava, mollavano tutto e scappavano in fondo al giardino, a
nascondersi , solo quando l’auto non rallentava, ma proseguiva
qualcuno gridava:
- non su iddi, non su iddi…
Ognuno riprendeva il suo posto, visibilmente stremato. L’ansia di Teresa che faceva fretta a tutti, creava confusione ed ulteriori ritardi. Trascorse così tutta la mattina, alternando fughe a zuffe, divertendo il vicinato.
Infine stremati senza avere il tempo nemmeno di mangiare riuscirono a prepararsi per ricevere a “zita”.
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