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Due città siciliane tra le più inquinate d'Italia: i dati del report "Mal'aria 2025"

La Sicilia è tra le regioni più inquinate del Paese. Destano preoccupazione le polveri sottili, o PM10, e il diossido di Azoto (NO2). Che cosa dice il report di Legambiente

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 4 febbraio 2025

Le condizioni di salute dei capoluoghi di provincia siciliani non sono molto edificanti, considerando gli ultimi report ambientali pubblicati da Legambiente.

Tra tutti i report redatti dall’associazione avente come simbolo il Cigno verde forse però il più preoccupante in assoluto è il rapporto Mal’Aria, che tiene in considerazioni i livelli d’inquinamento atmosferico delle principali città italiane, misurate dalle varie sedi regionali ARPA, in rapporto agli standard previsti dalla normativa UE, che hanno come scopo quello di ridurre i livelli di PM10 e di NO2 entro il 2030.

Nel rapporto Mal’Aria 2025 si evince infatti che la Sicilia è tra le regioni più inquinate dell’intero Paese, con Palermo e Catania che risultano tra le città con i maggiori problemi atmosferici sull’isola.

A destare maggiore preoccupazione sono come detto le polveri sottili, o PM10, e il diossido di Azoto (NO2), che vengono emessi principalmente dalla "combustione di combustibili solidi per il riscaldamento domestico, dalle attività industriali, dal trasporto su strada e dall’agricoltura".
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Per quanto riguarda Palermo, per esempio, la sua media annuale è di 30 µg/mc (microgrammi per metro cubo) per i PM10 e di 40 µg/mc per NO2, contro i 31 µg/mc di PM10 e i 32 µg/mc di NO2 di Catania.

Secondo questi dati, queste due città dovrebbero quindi corrispettivamente andare incontro a una riduzione del 33% e del 35% per i PM10 e del 50% e del 37% per il diossido di azoto nei prossimi 5 anni, sempre con l’intento di rispettare gli obiettivi previsti per il 2030.

Altra città sottoposta all’attenzione degli ambientalisti è Siracusa, che con la sua media annuale di PM10 di 26 µg/mc deve andare incontro allo stesso processo di riduzioni delle concentrazioni e dell’emissioni pari al 22%.

Leggermente meglio gli altri capoluoghi siciliani, che devono andare invece incontro a una riduzione inferiore al 18% o al 10%, con l’unica eccezione di Enna, che da questo punto di vista è tra le città più virtuose del paese, visto che rispetta già i limiti previsti per la fine del decennio.

«Se andiamo a vedere la media annuale del particolato - scrivono i tecnici che hanno redatto il report di Legambiente - il bicchiere può anche apparire mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda di che limite si voglia prendere come riferimento».

Fortunatamente, infatti, nel corso del 2024 nessuna città capoluogo di provincia ha superato il limite normativo stabilito in 40 microgrammi per metro cubo come media annuale.

Tuttavia, «se si prendono a riferimento i valori suggeriti dall’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che nelle sue linee guida indica in 15 µg/mc la media annuale da non superare» la situazione appare da subito molto diversa. In questo caso, purtroppo, circa «il 94% dei capoluoghi italiani di cui si è riusciti a ricostruire la media annuale (90 su 96 capoluoghi esaminati) non rispetta tale valore».

Possiamo quindi dire che la Sicilia è in buona compagnia per quanto riguarda le difficoltà a ridurre le concentrazioni atmosferiche di particolato e di diossido di azoto nei cieli cittadini.

Nello stesso report, inoltre, si fa riferimento alla pericolosità dell’aumento di concentrazione dell’ozono, che oltre a essere un pericoloso gas serra causa anche gravi problemi respiratori ed è in grado di distruggere le superfici fogliari.

Per affrontare le sfide ambientali connesse all’inquinamento atmosferico, Legambiente quindi propone alle varie comunità del nostro paese alcune strategie in grado di ridurre enormemente le concentrazioni d’inquinanti.

Tra questi la riduzione del numero di vetture per famiglia, il potenziamento del trasporto pubblico locale e regionale, lo stop progressivo alla circolazione delle auto nei centri cittadini, la riduzione dell’emissione di metano per ridurre le concentrazioni di ozono troposferico nocivo, l’allontanamento e la successiva riduzione degli allevamenti intensivi presenti nelle periferie di alcune città e il definitivo abbandono delle caldaie a carbone e a gasolio.
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