STORIA E TRADIZIONI
I Florio tra luci e ombre: un nuovo libro "verità" su una delle più importanti famiglie italiane
"I Florio. La vera storia della famiglia diventata leggenda” è un libro che sicuramente ancora mancava e che rende giustizia ad una visione coerente e strutturata dei fatti e dei personaggi
La dinastia dei Florio
Se nella parte terminale del “secolo del ferro” e dunque quell’Ottocento di slancio eccessivo verso ideali di apparente progresso infinito, furono Whitaker e Igham a contendere la scena culturale ed economica della dinastia calabro-sicula dei Florio, non vi è dubbio che malgrado la sfortunata convergenza negativa di ogni tipo di sorte avversa, l'icona di quella stagione da atmosfere da Grande Gatsby, trovi depositaria ancora nei Florio la misura più rilevante della stagione della città felice eclettica e floreale di passaggio tra due secoli importanti.
Un libro finalmente, a grande distanza temporale dai testi che dalla metà degli anni Ottanta aprirono una nuova stagione critica sapendo sterzare in direzione di scrupolose indagini metodologicamente supportate da fonti e riscontri, in uscita da pochi mesi, si fa promotore di un riuscito tentativo di narrazione coerente e scorrevole nei confronti di una delle “più importanti – recita così la seconda di copertina – famiglie italiane”.
Parliamo de “I Florio. La vera storia della famiglia diventata leggenda” (Diarkos editore, Milano 2021, pp. 333, euro 18). Ne è autore Pino Casamassima giornalista originario di Castellaneta già autore di interessanti biografie come quelle su Enzo Ferrari, Fabrizio De André, la Fiat e gli Agnelli, quest'ultimo titolo in qualche maniera “ponte ideale” legato alla buona stesura di questa nuova avventura sui Florio, la Dinasty italiana.
L'autore, ben informato e attivo nella ricerca, confortato dai lavori già editi di storici e intellettuali che non dimentica di ringraziare già nella breve premessa introduttiva, da Orazio Cancila a Salvatore Requirez e Pino Fondi, per citarne alcuni, tesse una trama chiara e dinamica con salti temporali avanti e in dietro, ponendo sempre come base per la comprensione delle coordinate storiografiche armonizzate al testo la contestualizzazione temporale, così intrecciando la micro-storia locale alla macro-storia del paese e consentendo a chiunque di impadronirsi di quei fatti e di quei volti troppo spesso recentemente oggetto di fin troppo caricata romanzesca narrazione.
Si passano così il testimone del racconto i sette capitoli: Targati Florio, L’abbrivio, Lo splendore, L’abbaglio, La caduta, Floriopoli, Sipario, e passano velocemente contenuti e racconti i quali, costantemente supportati da note a piè di pagina, accompagnano i lettori alla riscoperta di trame singolari realmente accadute e figlie di quel “ruggito della velocità” vorace dei primi decenni del “secolo breve” culminanti nell’invenzione della Targa Florio.
Se una critica può forse muoversi, essa è quella della scelta di non accompagnare il testo attraverso immagini attuali e d'epoca capaci di supportare ulteriormente la sedimentazione di contenuti e rimandi, ma se da un punto di vista ideale è una scelta su cui poter anche discutere, altrettanto non lo è dal punto di vista economico e dunque assolutamente comprensibile in tempi strani come gli attuali.
Non il solito romanzo “romanzato” dunque ma un racconto coerente e partecipato con grande empatia dall'autore che presto, possiamo soltanto auspicarlo, potrebbe presentare proprio nel capoluogo siciliano questo suo libro; un libro che sicuramente ancora mancava, capace di contribuire nuovamente a porre al centro del dibattito culturale il retaggio che i Florio hanno disseminato in termini di mito e di prassi nella costruzione di quel gusto e di quella ricchezza diffusa che lascia sul territorio isolano piccoli e grandi capolavori intrisi, spesso malgrado il degrado odierno, di quella preziosa e inebriante bellezza sociale dell'arte.
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