AMBIENTE
È passata la mozione: entro il 2021 (forse) sarà vietata la vendita di oggetti in plastica
La Sicilia dovrà adeguarsi alle nuove direttive europee: a questo punto è legge: addio a piatti, posate, bicchieri ma pure cotton fioc, bastoncini per il caffè e cannucce
Una campagna anti plastica del WWF
C'è stata infatti una riunione plenaria del Parlamento Europeo, a Strasurgo mercoledì 24 ottobre, durante la quale è stato chiesto di esprimersi sul divieto della commercializzazione dei numerosi oggetti in plastica usa e getta che sono tra le principali cause di inquinamento di mari, laghi e fiumi.
Più o meno tre quarti dell’inquinamento degli oceani è composto dai prodotti in plastica e dalle microplastiche tanto che gli studiosi immaginano un 2050 con oceani che contengono più plastica che animali.
C'è un "ma": la proposta è stata approvata e ora deve essere negoziata col Consiglio dell’Unione Europea (che già si è più o meno espresso in differenti sedi) dunque ipotizzando, a ragione, che tutto vada per il verso giusto nel 2021 entreranno in vigore i divieti.
Quali prodotti saranno vietati? I dieci prodotti più inquinanti per le spiagge europee come posate, piatti e bicchieri, cannucce e i cotton fioc (insieme alle attrezzature da pesca sono circa il 70 per cento dell’inquinamento marino del mondo).
L'obiettivo è di spingere le aziende a sostituire la plastica con altri materiali ecologicamente più sostenibili.
Di conseguenza, noi dovremmo limitarci a ricilare quella che usiamo ma saranno le aziende a dovere fare i conti con la normativa.
Queste anzi, quelle che avranno ancora il permesso di distribuire oggetti in plastica, dovranno contribuire ai costi di gestione e bonifica dei rifiuti e promuovere campagne di sensibilizzazione per la tutela dell'ambientale, in pratica combattere i loro stessi prodotti.
Secondo la Commissione Europea approvata verrebbero (verranno) risparmiati ben 22 miliardi di euro di danni ambientali.
Gli italiani in Parlamento si sono distinti: in tanti hanno provato a proporre deroghe e alternative meno severe per tutelare le aziende italiane, soprattutto piccole e medie, ma il Parlamento crede che tutte le aziende debbano adeguarsi del resto c'è di mezzo la salute dell'uomo, della terra e delle future generazioni.
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