STORIA E TRADIZIONI
Un atrio e il "cubicolo delle rose": dove si trovano le catacombe più grandi della Sicilia
Scoperto durante degli scavi nel 1832, il sito sotterraneo risale al III secolo d.C ed è costituito da un ipogeo di comunità e cinque aree funerarie private
Catacombe "Vigna Cassia" (foto di Antonio Randazzo)
Il rinvenimento, datato al 1832, avvenne a seguito degli scavi condotti in situ da parte della “Commissione della Antichità e Belle Arti”. Nel corso delle ricognizioni emersero dei gradini intagliati nella roccia che digradavano a circa quindici metri di profondità dalla superficie. Inoltre, ulteriori ricerche hanno persino appurato la presenza di molteplici tunnel.
Dalle disamine effettuate si arguisce che il sito sotterraneo risale al III secolo d.C.. La maggior parte dei ricercatori, oltre a ciò, lo identifica come il complesso catacombale più ampio della Sicilia.
Costituito da un ipogeo di comunità e da cinque aree funerarie private, l’area indagata si articola in tre sezioni ben precise e delineate: il “Cimitero di Santa Maria di Gesù”, ascrivibile al III secolo d.C., “il Cimitero Maggiore o di San Diego”, collocabile nel III secolo e il “Cimitero Marcia”, databile al IV secolo.
A ridosso delle pareti si scorgono, altresì, numerose nicchie che, a giudizio degli archeologi, sembrano essere state scavate in epoca pre-costantiniana con una tecnica poco precisa e rigorosa.
Ad ogni modo, la cronologia della catacomba del Gesù è stata inquadrata con relativa certezza attraverso il ritrovamento di epigrafi, monete e lampade ad olio all’interno del cimitero San Diego.
Sappiamo pure che si estende lungo uno spazio comunemente soprannominato "atrio", a sua volta posto davanti al cosiddetto "cubicolo delle rose". Esso, prestando fede alle fonti pervenute, era una tomba dedicata ad un martire. Proprio dall’atrio, inoltre, si sviluppano sette gallerie principali caratterizzate da diverse direzioni.
Alcune, principalmente situate nella parte orientale, sono contrassegnate da forme rotonde e dimensioni ridotte. In questo versante, degno di nota è anche uno spazio aperto che ospita un prezioso pozzo di fattura greca al centro dell’ambiente.
Quanto, invece, al cimitero di Marcia siamo a conoscenza che prende il nome dalle famose pitture di Marcia, attribuite dagli accademici al IV secolo.
A tal proposito, dopo un’intensa attività di restauro, la "Pontificia Commissione di Archeologia Sacra" ha restituito nel 1997 una sequenza figurativa di immagini a tema cristiano. Considerata tra le più pregevoli del patrimonio siracusano, raffigura scene di "Salvezza"” e Resurrezione dell’anima".
Di particolare pregio pure il repertorio figurativo delle nicchie che riproduce rispettivamente i due momenti della trilogia di Giona, profeta ebraico dell’Antico Testamento, “Daniele nella fossa dei leoni”, “Il ritratto di un defunto fra uomini in preghiera”, “La resurrezione di Lazzaro” e “ I pavoni nei giardini fioriti del Paradiso”.
Gli studi critici, in conclusione, hanno rilevato che lo stile pittorico adoperato per la realizzazione artistica delle raffigurazioni sopraelencate rispecchia palesemente i canoni dell’arte cristiana nell’ambito di pitture catacombali, sarcofagi, mosaici e graffiti.
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