PERSONAGGI
Lasciò marito e figli, rischiò il carcere: una nobile siciliana fece follie per D'Annunzio
Una storia d'amore travolgente a cui non manca nulla per essere definita da romanzo. Una passione che porta la coppia a vivere quasi in indigenza
La principessa Gravina di Cruyllas
Il soggiorno napoletano, che nelle iniziali intenzioni dello scrittore dovrebbe essere di sole due settimane, si prolungherà per ben due anni e all’ombra del Vesuvio si consumerà l’amore tra Gabriele e l’irrequieta principessa siciliana Maria Gravina Cruyllas.
Maria è figlia del principe di Ramacca Francesco Gravina ed è una donna “infelicemente sposata” con il conte Guido Anguissola di San Damiano, capitano d’artiglieria.
“Quando Maria Gravina s'incontra con Gabriele non è più nella prima gioventù, ha 30 anni ma ha conservato una meravigliosa bellezza: alta, slanciata… ha poi un curioso capriccio di natura, tra i folti capelli neri ha nascosta una ciocca di capelli così rossa che se scuote la testa si può credere che sia il segno di una ferita”. (Guglielmo Gatti, Vita di Gabriele D'Annunzio).
Per Gabriele, d'estrazione borghese e provinciale (di cognome faceva Rapagnetta, suo padre aveva mutuato il cognome dal ricco zio acquisito Antonio D’Annunzio) la nobildonna siciliana è la grande conquista: “Maria ha una serqua di titoli da far svenire un modesto borghese di Pescara…La Cruyllas colpisce a fondo il Poeta, che come tutti i bassi di statura ha un debole per le donne imponenti". (Piero Chiara).
Maria Gravina Cruyllas, musa ispiratrice di quegli anni, sarà la dedicataria dell'Innocente (che verrà ripubblicato nel 1892), "il nuovo amore" delle ultime Elegie romane, la donna del Poema paradisiaco.
Il legame tra D’Annunzio e la contessa durerà fino al 1897. Quando il conte Anguissola, a causa di un dissesto finanziario, si trasferisce a vivere dai genitori, i due amanti hanno campo libero: Maria rimane a Napoli con la prole, in un appartamento in via Caracciolo, a poca distanza dall’albergo delle Follie dove si incontrerà furtivamente con il Vate.
Qualcuno però vede, sente e riferisce: il marito un giorno giunge all’improvviso e sorprende la coppia in flagrante adulterio. Non solo è subito scandalo, ma D’Annunzio e la Cruyllas vengono trascinati dal conte Anguissola, ferito nell’onore, in tribunale.
La condanna è di cinque mesi di reclusione, ma la sentenza verrà poi sospesa grazie ad una amnistia regia; a Moriccia (nomignolo affettuoso con cui la chiama Gabriele) sarà però tolta la custodia dei 4 figli.
La coppia dispone di pochi mezzi, trova ospitalità ad Ottaviano, nel gelido castello mediceo della principessa Emma Gallone. Il freddo e la miseria spengono presto le alte fiamme di quel fuoco sacro che ardeva nell’animo gli amanti, nei primi appassionati mesi di frequentazione. Le giornate si susseguono tutte uguali, grigie, tristi e miserabili.
Si dice che spesso manchi loro anche il pane…e intanto Maria è incinta. Quando D' Annunzio riesce finalmente a pubblicare a puntate il terzo romanzo, "Il trionfo della morte", e a incassare una discreta sommetta, lo scrittore e la contessa lasciano il castello di Ottaviano e si trasferiscono in una casa più accogliente a Resina.
Qui il 9 gennaio del 1893 viene alla luce una bella bambina, la sola femmina dei cinque figli del Vate. Le viene imposto il nome di Eva Adriana Renata; all’anagrafe viene dichiarata figlia del conte Guido Anguissola; la mamma la chiama “Ciucciuzza” Gabriele D’Annunzio riconoscerà solo successivamente quest’unica figliuola, a cui resterà sempre particolarmente e affettuosamente legato.
Anche ‘Ciciuzza’, (trasfigurata dalla penna del Vate nella "Sirenetta" del Notturno) amerà molto questo padre un po’ sopra le righe e già da bambina farà in modo di stargli vicino, scrivendogli spesso: “Papaletto mio caro, da ieri che ho ricevuto la lettera tua, la porto sempre con me e non mi par vero che tu ti ricordi della tua Cicciuzza".
Una volta adulta Renata accudirà poi con pazienza il genitore, durante il periodo di malattia dopo l’incidente aereo che lo costringerà all’ immobilità e in uno stato di cecità, nella Casetta Rossa di Venezia.
Renata sposerà il tenente Silvio Montarella, avrà 8 figli e sarà autrice di un romanzo (nonostante il padre non approverà mai i suoi tentativi di scrittura), riscoperto in anni recenti e pubblicato postumo solo nel 2018.
Ma torniamo indietro al periodo dopo la nascita di Cicciuzza: alla Cruyllas cominciano a pesare i sacrifici e i disagi economici. È diventata molto gelosa e soffre forse di esaurimento nervoso.
Le scenate isteriche sono all’ordine del giorno: si adira, urla, piange, diventa una furia, distrugge oggetti, manoscritti e tutto ciò che ha a portata di mano.
La relazione si è trasformata ormai per Gabriele in un cappio mortale, che sente ogni giorno più stretto intorno al collo. Vuole fuggire lontano dalla contessa, al più presto: "Sento le mie forze andarsene…Mi spossa e mi rende sterile…se resto con lei sono perduto". Scrive. Decide di cambiare aria, per uscire dal soffocante e pericoloso isolamento con la nobildonna. Si trasferisce in affitto a Francavilla, nel villino Mammarella, con Maria e la bambina. All'Hérelle, traduttore dei suoi libri, D’Annunzio confida: "Vivo con una malata".
Gli eccessi erotici dell’amante, che da principio avevano acceso il suo entusiasmo, ora lo disgustano: la passione si è consumata in fretta ed è rimasta solo la cenere. In questo clima, provvidenziale si rivela per lui l’inizio del sodalizio artistico e della storia d’amore con Eleonora Duse.
Tuttavia D’Annunzio non riesce mai a prendersi la responsabilità di troncare definitivamente una relazione amorosa; il suo istinto lo porta alla fuga e al tempo stesso a lasciarsi sempre una porta aperta. Maria infatti nel 1895 mette al mondo un altro figlio, che verrà chiamato Dante Gabriele.
Diversamente da quanto avvenuto con Cicciuzza, il Vate non vuole riconoscerlo. Dice che il bambino non è suo; indica anche il nome del presunto padre: Rocco Pesce, un domestico.
È solo una scelta di comodo: probabilmente disconosce il figlio per evitare un altro processo per adulterio; oppure è una scelta di netta rottura, per poter spezzare le pesanti catene che lo tengono legato alla Cruyllas che gli rende la vita impossibile con la sua gelosia e gli impedisce di lavorare!
Molti anni dopo, quando Dante Gabriele raggiungerà nel 1920 il Vate a Fiume, diventando legionario d’assalto, D’Annunzio scriverà di suo pugno una sorta di testamento spirituale, definendolo “il figlio segretamente diletto che oggi la mia speranza consacra erede di tutte le mie sovranità effimere e perenni”.
Poco tempo dopo la nascita del bambino D’Annunzio va per la sua strada e si mostra ormai alla luce del sole con Eleonora Duse. Renata sarà messa in collegio a Firenze (la retta sarà pagata dalla Duse N.d.R.) e la contessa, condannata per debiti finirà secondo alcuni a gestire una casa di tolleranza prima a Firenze e poi a Roma; secondo altri una pensione di seconda categoria a Montecarlo.
Qui morirà in solitudine, alcuni anni più tardi.
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