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Si nascose in un porcile per evitare le botte: Sangiorgi, il questore (verace) di Palermo

Arriva in Sicilia nel 1874 ed è il primo a intuire l'organizzazione interna della mafia. Qui però vi raccontiamo il lato intimo di questo personaggio molto singolare

  • 12 settembre 2021

Il Foro Italico di Palermo tra il 1800 e il 1900

Una figura particolare, quasi dimenticata, è sicuramente quella del questore Ermanno Sangiorgi, un romagnolo verace trasferito, per questioni di servizio, a Palermo e il quale fu per certi versi l’anticipatore dei futuri segugi di polizia che si occuparono delle organizzazioni criminali della città.

Il nostro Questore appena mise piede a Palermo fu il primo a capire la situazione interna, intuendo anche la struttura organizzativa delle cosche che cingevano la città e che seguivano i giardini della “Conca d’Oro”, i quali producevano tanta ricchezza e bellezza, soprattutto per la coltura intensiva degli aranceti e limoneti che venivano esportati in tutto il mondo, ma anche tanta sofferenza.

Ma in questo breve articolo non si parlerà delle organizzazioni delle cosche di fine ‘800 che il nostro Questore, nei suoi famosi rapporti, ha descritto minuziosamente e che sono una preziosa fonte storica sul fenomeno, ma faremo conoscenza con la sua figura direi quasi singolare.
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In questa descrizione ci aiuteranno diversi autori, come il professore Salvatore Lupo (in “Tenebroso Sodalizio”) e la dottoressa Carolina Castellano (in un’inchiesta dimenticata: il rapporto Sangiorgi riletto da Umberto Santino”) che si sono occupati anche dell’aspetto biografico del nostro eroe.

Ermanno Sangiorgi nasce il 6 aprile del 1840 a Riolo in Romagna e tra il 1855 e il 1859 (a soli quindici anni) entra nella polizia pontificia come aggiunto archivista e protocollista.

Successivamente inizia la carriera come delegato di pubblica sicurezza pontificia in provincia di Ravenna e nel 1860 diventa poliziotto piemontese con la carica di delegato mandamentale a Casolia Valsenio, facendosi notare subito dal consiglio comunale per il “carattere avventato” e per gli abusi di potere: accusa che poi i superiori capirono proveniente dalla rivalità tra Casolia Valsenio e Riolo (città di nascita di Sangiorgi, mi offesa!).

Dopo la formazione del Regno d’Italia, in qualità di componente della polizia Italiana, viene inviato nelle Calabrie per la questione “brigantaggio” per poi girovagare per la penisola per servizio fino ad arrivare in Sicilia nel 1874, lavorando tra le province di Trapani, Palermo ed Agrigento.

Un aspetto interessante è legata alle vicende sentimentali tipico romagnole, soprattutto con un paio di tresche amorose a suo carico.

A Castrovillari, nel 1868, è costretto a nascondersi in un porcile per evitare "bastonate" dal marito della sua amante che, poi, si scoprì essere la seduttrice del Sangiorgi (ma che brava madre di famiglia).

Sempre nello stesso anno a Fermo (nelle Marche), ha la seconda avventura extraconiugale con la moglie di un collega il quale lo denunciò sui metodi di Sangiorgi per fermare altri funzionari che cercavano di estorcere favori sessuali ad alcune prostitute.

Purtroppo nella vita del Questore avvengono anche molti fatti negativi.

La prima moglie, sposata nel 1858, muore dando alla luce il primo figlio Achille. Nel 1861 sposa Enrica Ricci di Faenza da cui ha due figli, Italo e Italia e che nel 1878 muore a Porto Empedocle, dopo che Sangiorgi ritorna da Termini Imerese quale testimone su fatti di mafia.

Evidentemente il nostro Sangiorgi era uno che soffriva di solitudine poiché nel 1884 un'avventura gli costa la conclusione del servizio a Girgenti (Agrigento) giacché intreccia una relazione con la Napoletana Maria Vozza, moglie di un collega (arrieri), che però (almeno questa) rimane al suo fianco sino alla morte e da cui nel 1890 ha una figlia, Emma Luigia, che viene legittimata nel 1895 dopo il matrimonio.

Ma anche i figli danno problemi.

Achille viene arrestato nel 1893 per aver tentato di cambiare un assegno falso, Italo invece girovaga in Oriente senza trovare lavoro e chiedendo soldi alla famiglia, Italia muore dopo una lunga malattia e suo marito, cassiere della Real Casa a Pisa, si suicida per un vuoto di cassa addebitatogli e che il Sangiorgi, senza colpe, è costretto a coprire (senza né manciari biviri).

Ma oltre alle questioni personali c’erano anche quelle professionali poiché lungo la sua carriera diventò il bersaglio di un elevato numero di ingiuste accuse (invidia?).

Come nell’estate del 1863 quando il sottoprefetto di Faenza, ispezionando i libri del servizio di prostituzione, affidato a Sangiorgi, trova uno sbilancio tra le entrate (incasso dei bordelli) e le somme a disposizione della polizia.

Accusa rigettata dal prefetto di Ravenna il quale dichiarava l’impossibilità del Sangiorgi di rubare.

Finalmente nel marzo del 1875 Sangiorgi diventa ispettore del mandamento di Castel Molo a Palermo, nel cuore del sistema mafioso per poi essere nominato Questore di Palermo nell’agosto del 1898, iniziando così la sua guerra personale e dimostrando le sue grandi capacità intuitive e organizzative, soprattutto sul collegamento tra cosche e politica che dà l’avvio alla questione Notarbartolo contro il cigno “nero” della Politica Palermitana dell’epoca: l’onorevole Raffaele Palizzolo.

Insomma Pelloux la insertò con la sua nomina!! Il resto ve lo racconto prossimamente.
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