CURIOSITÀ
Sapevi che il culto della Santuzza non nasce a Palermo: dove si venerava 200 anni prima
Radicato nella città di Palermo e in tutti i palermitani, in pochi sanno che già dalla fine del '400 il culto della Santuzza veniva celebrato in un paese dell'agrigentino
La statua della Santuzza nel santuario di Monte Pellegrino
La “rosa senza spine”, così come l’avrebbe chiamata quella figura ignota apparsa al conte Ruggero secondo la tradizione, è patrona di Palermo e di tutta la Sicilia, ma soprattutto nel capoluogo è una cosa serissima.
Vietato toccare la Santuzza! La curiosità che sfugge ai più però è che purtroppo Palermo non ha nessun primato sulla venerazione di Rosalia...questa non ve l’aspettavate eh.
Sembrerebbe infatti che in un certo paesino agrigentino, ben duecento anni prima che a Palermo, Rosalia fosse già la protettrice.
Sin dalla fine del '400 infatti, ogni anno a Bivona il 4 Settembre viene celebrata la festa in onore di Santa Rosalia, patrona del paese. E Palermo?!
Rosalia divenne protettrice della città solo nel 1666, sebbene sin dalla sua morte, nel 1165, e anche quando era ancora in vita, ricevesse le visite di quegli stessi fedeli che il 4 Settembre la trovarono senza vita nella grotta sul Monte Pellegrino.
Nota ai più anche l’origine della sua famiglia, riconducibile a Santo Stefano da Quisquina, tant’è che quello fu il primo luogo in cui trovò rifugio, prima della grotta sul Monte Pellegrino, e subito dopo essersi negata ad un matrimonio combinato.
Quello che non si sa è come si riconduca Rosalia a Bivona.
Ragionando a voce alta con me stessa e con qualche amica che di santità se ne sente, è venuto fuori che proprio al confine delle province di Agrigento e Palermo, nei territori di Bivona e Palazzo Adriano, si trovi il Monte delle Rose, che fa parte della catena montuosa dei monti Sicani.
L'ipotesi più accreditata è che il nome derivi dal fiore, e più precisamente dalle rose peonie che fioriscono a febbraio, senza spine, e crescono soprattutto su questa montagna.
Si narra che le rose siano cresciute al passaggio di Rosalia, figlia del nobile Sinibaldo, signore della Quisquina e del Monte delle Rose appunto.
Questo tutto sommato ci parla “semplicemente” di un passaggio della Santuzza da Bivona, tipo Garibaldi che a Palermo sostò ovunque stando alle incisioni sparse per la città.
Un elemento più forte però è la presenza di una chiesa risalente ad un imprecisato periodo tra il XIII e il XIV secolo, dedicata proprio a Rosalia.
Prendendo per buona l’ipotesi della costruzione della chiesa nel XIV secolo, nel periodo in cui i Chiaramonte detenevano il potere signorile su Bivona, sembrerebbe che i potenti signori avrebbero introdotto nel paese il culto di Santa Rosalia da Palermo, loro luogo di origine.
La chiesa di Santa Rosalia, che ancora oggi sorge a Bivona, subì, nel corso dei secoli, diverse distruzioni e conseguenti ricostruzioni, dovute alla spasmodica ricerca da parte dei bivonesi del sasso sul quale - secondo le credenze popolari - era comparsa più volte la Santa.
Al suo interno si trova la statua che raffigura Rosalia e che, annualmente, viene portata in processione su un fercolo riccamente intarsiato, rivestito in oro zecchino come la santa, con dodici campanellini d’argento che tintinnano al movimento.
La processione inizia con i fedeli che accolgono Rosalia sventolando fazzoletti bianchi, poi venti di loro la portano a spalla per le vie del paese illuminate a festa. Si potrebbe dire che sia l’equivalente del carro trionfale che percorre le vie di Palermo in occasione del Festino del 14 Luglio.
Dentro la chiesa di Bivona, da una piccola botola, è possibile osservare anche i resti della sacra quercia della grotta in cui la vergine sostò e sulla quale venne costruito l’edificio, una sorta di prima pietra.
A questo punto sembrerebbe corretto, senza che nessuno dei tanti paesi della Sicilia di cui Rosalia è protettrice da secoli si offenda, decretare Bivona come il centro con il più antico culto della santa sull’isola.
Del resto si sa...Santa Rosalia tra leggende, ritualità sacre e festini popolari non può far altro che unire e metter la pace tra i siciliani.
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