MISTERI E LEGGENDE
Questa è la leggenda di un'anima dannata e di una pantofola: l'Etna e la regina Elisabetta I
La regina inglese intesse ancora oggi un profondo legame con l’Etna. Sulla base di quanto tramandato dai racconti mitici, proprio negli abissi di questo luogo infernale risiede la sua anima dannata
La Regina Elisabetta I d'Inghilterra
Come molti sapranno, nella letteratura fantastica la cosiddetta “Montagna” è comunemente ritenuta la porta degli inferi; la forza e la potenza distruttiva del suo magma incarnano a menadito quello che tutti sono soliti definire “inferno”. Sulla base di quanto tramandato dai racconti mitici, proprio negli abissi di questo luogo infernale risiede l’anima dannata di Elisabetta I.
Le fonti storiche riferiscono che quest’ultima, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena, fu l’ultima regnante della dinastia Tudor governando sul regno d’Inghilterra dal 1558 al 1603, anno in cui venne colta dalla morte. Gli storici ne hanno sempre decantato l’ingegno e la straordinaria scaltrezza; sotto la sua monarchia l’Inghilterra divenne una vera e propria potenza commerciale, soppiantando l’egemonia della Spagna.
A quanto pare, Elisabetta avrebbe espresso la volontà di ottenere lo scettro del potere inglese e godere di un lungo dominio. Il diavolo esaudì volentieri i suoi desideri e fece in modo che costei regnasse per ben quarantotto anni. Ciononostante, dopo molti anni di gloria e fama, dovette pagare un terribile scotto che la condannò alla dannazione eterna. La pena da scontare, difatti, si manifestò al momento della sua dipartita.
La vicenda rivela che Elisabetta, non appena passò ad altra vita, ricevette subito la visita di Lucifero, pronto ad esigere il suo riscatto. Fu così che, desideroso di impossessarsi della sua anima, rapì il corpo di lei per condurlo sulla cima dell’Etna. Una volta giunto sulla sommità scaraventò con forza il cadavere nel cratere, che in un baleno fece breccia nella “bocca degli inferi”. Il caso volle, però, che dal piede della sovrana scivolasse una pantofola scintillante di lustrini.
La narrazione, a tal proposito, prosegue riportando che pochi giorni dopo un pastorello giunse da quelle parti per far pascolare il gregge. Oltre a ciò, si narra pure che in quella circostanza si imbatté nella pantofola. Mosso, dunque, dall’ardente curiosità di toccarla non esitò a prenderla da terra. Stranamente, però, nel medesimo istante la pantofola andò in fiamme e il povero pastore si ustionò. Divorato dallo spavento, quindi, scappò via da lì e si recò lestamente al suo paese per raccontare quanto accaduto.
Non passò molto che venne chiamato un abate esorcista, incaricato di raggiungere il luogo ove si trovava questa misteriosa pantofola. Il prete, quando gettò lo sguardo su di essa, iniziò a recitare tutte le preghiere di cui era a conoscenza riuscendo miracolosamente a farla volare via. La calzatura, tuttavia, si posò sul tetto della torre del Castello di Maniace, ubicato a Bronte. A distanza di circa due secoli, infatti, il maniero fu dato in dono dai Borbone all’ammiraglio Horatio Nelson, che a Palermo era stato designato duca di Bronte.
Per di più si racconta che, nel bel mezzo della cerimonia per la sua intitolazione, sopraggiunse una donna con alla mano un pacchetto che custodiva una pantofola brillante e preziosa; la sconosciuta disse lui di non farla vedere a nessuno. Del tutto stupito Nelson chiese delle spiegazioni, ma la donna svanì nel nulla non lasciando più traccia di sé. Ad ogni modo, pare che di lì a poco il condottiero inglese sia stato favorito dalla buona sorte, ottenendo grandi successi militari; ma la straordinaria fortuna volse al termine quando spifferò tutto alla sua amante Lady Hamilton.
La notte successiva, così almeno si dice, gli apparve in sogno la donna da cui aveva ricevuto la scatola. Furiosa come non mai, gli annunciò sventure e disgrazie pronunciando le seguenti parole: “Sciagurato! Hai perduto la fortuna!”. Nei giorni successivi, non a caso, il duca perse la vita nella battaglia di Trafalgar pagando duramente il prezzo del suo tradimento.
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