STORIA E TRADIZIONI
Non sarà Parigi ma può vantare similitudini straordinarie: Bagheria e i suoi "Tri purtuna"
Erano un po' l'"Arc de triomphe" del paese. Purtroppo non esistono più. Fabbricati, banalmente considerati “vecchi” e che invece erano antichi e di grande valore
I "tre portoni" di Bagheria riprodotti in un disegno
Uno dei due, l'arco della SS. Trinità, è ancora in piedi e ve ne racconterò, magari, un’altra volta. Dei cosiddetti “tri purtuna” invece, non rimane nessuna traccia, e questo mistero mi incuriosisce di più.
A quanto pare questa grande costruzione trifora era posizionata sulla parte mediana del corso Butera, il famoso stratuni, e i tre portoni in qualche maniera rappresentavano i tre rispettivi ingressi di Villa Palagonia a sinistra, Villa Butera al centro, Villa Cattolica, probabilmente, a destra. Una sorta di arco trionfale per tre delle principali dimore nobiliari edificate tra ‘600 e ‘700 a Bagheria.
Da questi tre maestosi archi ci si immetteva in altrettanti viali che conducevano sino al cancello vero e proprio delle tre tenute dei Gravina, Branciforti e Bonanno. Purtroppo, per quanto sembri incredibile, oggi, di una costruzione che doveva essere immensa, non resta alcuna traccia. E per riuscire a carpire qualche segreto bisogna affidarsi alla memoria storica della cittadina e di chi, se già all’epoca in cui è stato abbattuto non era ancora nato, si è per lo meno imbattuto nei racconti deisuoi predecessori. Storie che si narrano e tramandano, arricchendosi di volta in volta di particolari succulenti in perfetto stile siciliano.
E dove sarebbe il bello allora? Io, nonostante la tentazione, ho tentato di restare con i piedi per terra e grazie a qualche racconto colto qua e là, ho scoperto che i tre portoni non sono stati abbattuti, come molti credono e come è effettivamente stato per molte alte costruzioni, negli anni ‘50. Questo falso mito si è diffuso perchè, ahinoi, in quel periodo, edifici storici di alto pregio come questi venivano rasi al suolo con una nonchalance che neanchea buttar giù una parete di casa e far cucina-soggiorno unico ambiente...
La gravità inaudita sta nel fatto che non si riconosceva minimamente il valore di quei fabbricati, banalmente considerati “vecchi” e non antichi e rappresentativi di una storia irripetibile. Per cui, di gran lunga megliabbattere e costruire il nuovo, che restaurare e tenere in piedi il vecchio! I tre portoni sono solo un esempio di quelle tessere che un tempo costituivano il tessuto baarioto, simbolo di un modo di vivere, esempio della capacità delle maestranze dell’epoca di progettare e realizzare architetture complesse e di grandi dimensioni.
Uno degli studi più interessanti da fare oggi sarebbe proprio quello di concentrarsi su tutti quegli elementi che costituivano il pregio e la peculiarità dell’antico tessuto urbano di Bagheria e che purtroppo non ci sono più, per una ragione o per l’altra, in primis per la stupidità umana che si è manifestata attraverso le guerre e i bombaramenti o nell’aver reputato superflue certe costruzioni, tanto da volerle eliminare in favore di una fitta schiera di case e palazzi.
Una sorta di “Bagheria fantasma” con tantissimi edifici ormai inesistenti che, se uniti alla moltitudine dei sopravvissuti, è il caso di dire per fortuna, ci mostrano una cittadina dalla trama complessa e fitta, preziosa dal punto di vista storico, architettonico e paesaggistico.
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