AMBIENTE

HomeNewsAttualitàAmbiente

Sono siciliane e si sono estinte da migliaia di anni: le specie che potrebbero "resuscitare"

Un’azienda Usa dice di aver riportato in vita l’enocione, un antico lupo preistorico estinto 10mila anni fa. Le specie siciliane estinte che potrebbero "tornare"

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 11 aprile 2025

Scheletro di elefante al Museo Gemmellaro

Da alcuni giorni il dibattito scientifico e l’opinione pubblica discutono in maniera accesa sul processo di de-estinzione, quel procedimento biotecnologico che in teoria porterebbe gli scienziati a riportare in vita alcune specie estinte, estraendone il Dna dai fossili e favorendone la nascita di nuovi esemplari tramite l’impiego di alcune madri surrogate, il cui genoma è affine a quello degli organismi estinti.

Questo dibattito è scaturito dalla recente dichiarazione di un’azienda statunitense, la Colossal Biosciences, di aver riportato in vita l’enocione, un antico lupo preistorico estintosi definitivamente dal Nord America e dall’Eurasia circa 10.000 anni fa, con la fine dell’ultima era glaciale.

Se le perplessità sulla buona riuscita di questa de-estinzione si sono diffuse in fretta in rete è dovuto dal fatto che attualmente Colossal Biosciences non ha pubblicato un vero e proprio paper scientifico, che possa essere studiato e analizzato da tutti i biologi e i genetisti del mondo.

Affinché la de-estinzione dell’enocione venga confermata dall’intera comunità scientifica, l’azienda deve infatti chiarire quali sono stati i passaggi che hanno permesso di ottenere questo risultato, ritenuto controverso dalla maggioranza degli esperti.

Secondo molti ricercatori, infatti, i lupacchiotti prodotti dagli ingegneri molecolari della Colossal Biosciences non sono altro che dei semplici ibridi di lupo grigio, che sono stati modificati tramite l’introduzione di 14 specifiche mutazioni nel loro genoma.

D’altronde – con il passare delle ore – sembra sempre più improbabile che l’azienda abbia riportato davveroin vita l’enocione, considerando che i cuccioli di lupo presentati alla stampa sembrano non contenere alcun gene della specie estinta.

Qualora però la tecnica si rivelasse efficace e fosse possibile riportare in vita le specie estinte (quantomeno quelle che presentano ancora abbastanza paleo Dna all’interno dei loro fossili), quali sarebbero le specie siciliane che potrebbero godere di questo trattamento?

Considerando che la notizia originale ha preso in considerazione l’enocione, gli scienziati non potrebbero non prendere in considerazione di riportare in vita il lupo siciliano, noto anche come Canis lupus cristaldii, definito come specie a sé stante solo nel 2018.

Di questa specie abbiamo già parlato in altri articoli e possiamo da subito chiarire che la sua storia è particolarmente triste. Il lupo siciliano si estinse infatti per colpa della sua cattiva nomea, che spinse in molti a cacciarli, mentre gli ultimi esemplari - un padre e un figlio - vennero trovati all’interno della foresta di Ficuzza e nei pressi di Bellolampo, prima di essere abbattuti nella prima metà del Novecento.

Oggi gli ultimi esemplari imbalsamati si trovano all’interno del museo di zoologia Pietro Doderlein di Palermo e in altre collezioni sparse per la Sicilia.

La ricomparsa del lupo in Sicilia potrebbe tra l’altro risolvere un problema faunistico non indifferente, ovvero quello del controllare alcune popolazioni di erbivori considerate problematiche da molte persone, come il daino o il cinghiale.

Ciò però porterebbe ad un importante scontro con gli allevatori e i cittadini delle comunità montane, che considerando qualsiasi tipologia di lupo una minaccia per la loro stessa esistenza (esagerando non poco l’impatto economico ed ecologico di queste creature nella società).

Un altro animale che potrebbe godere dello stesso trattamento riservato all’enocione potrebbe essere l’elefante nano siciliano, in particolare la specie estintasi più di recente, ovvero l’Elephas falconeri, i cui resti sono conservati in diversi musei paleontologici della nostra regione.

Anche questa specie si estinse al termine dell’ultima glaciazione, circa 11.700 anni fa, e disponiamo di diverse sue ossa che potrebbero nascondere ingenti quantità di paleo Dna pronti per essere sequenziati.

D’altronde gli scienziati sono riusciti a sequenziare genomi molto più antichi, come quello dell’uomo di Neanderthal o dell’uomo di Denisova, come dimostra il premio Nobel per la medicina e la fisiologia conferito a Svante Paabo nel 2022.

Ovviamente riportare un animale così particolare come l’elefante nano sarebbe più un curioso esperimento scientifico, più che una classica reintroduzione. La Sicilia, infatti, non presenta più l’antico ambiente per cui gli elefanti nani si erano adattati durante le ere glaciali e l’eventuale presenza di questi animali nel contesto moderno potrebbe produrre effetti sicuramente nefasti all’economia umana e all’intero ecosistema.

Lo stesso lo si può dire per altre specie siciliane che si sono estinte nell’arco delle ultime centinaia di migliaia di anni, i cui resti sono conservati al museo G.G. Gemmellaro di Palermo, come le tartarughe giganti, il ghiro Leithia melitensis, l’ippopotamo siciliano Hippopotamus pentlandi, il toporagno Asoriculus burgioi e le iene che un tempo abitavano alcune grotte dell’isola.

Se volessimo invece divertirci con la fantasia, non sarebbe invece possibile de-estinguere i dinosauri siciliani, come immaginato in Jurassic Park.

La ragione è abbastanza semplice. Durante il Mesozoico, la Sicilia era per gran parte ricoperta da un oceano e negli attuali territori emersi vivevano tutt’al più un gran numero di pesci, d’invertebrati e di molluschi, come le ammoniti.

Al massimo avremmo potuto trovare un gran numero di rettili marini, come gli ittiosauri o i plesiosauri, la cui forma ricorda molto quella dei moderni delfini. In assenza di dinosauri rilevanti, de-estinguere specie marine così particolari sarebbe alquanto inutile, dal punto di vista della conservazione della natura.

Sarebbe solo uno sforzo stilistico, di difficile attuazione per via dell’elevata distanza temporale che ci separa con il Mesozoico, atto solo a dimostrare che siamo in grado di recuperare specie considerate per molto tempo perdute.

I biologi evolutivi e gli esperti di conservazione tuttavia consigliano di dedicarsi maggiormente – sia dal punto di vista economico che intellettuale - alla tutela delle specie attualmente a rischio di estinzione e alla lotta contro le specie aliene, rispetto che dedicarsi ad eventuali de-estinzioni di animali problematici.

I due problemi sopra menzionati rischiano infatti seriamente di mettere in pericolo la salvaguardia dell’intero ecosistema siciliano e la nostra stessa sopravvivenza sull’isola, se non ci adoperiamo per mettere la situazione sotto un relativo e fragile controllo.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÚ LETTI