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Nel cuore di Palermo c'è anche il Quinto Canto: dove si trova e perché si chiama così
Esiste nel cuore della città una "Quinta" scenica barocca che per suggestività non ha nulla da invidiare ai Quattro Canti di piazza Vigliena. Ecco la sua storia
Il quinto canto
I contemporanei chiamarono pomposamente i Quattro Canti Ottangolo ovvero teatro del sole, perché in ogni stagione almeno uno dei cantoni era illuminato dalla luce solare.
A seguito dell’apertura dopo soli due anni di lavori, nel 1600, della Strada Nuova, ideata nel secolo precedente, in quel fervido clima culturale tardo rinascimentale che prevedeva allineamenti a squadra di strade e piazze, si intraprese nel dicembre del 1608, su progetto di Giulio Lasso, la costruzione monumentale delle quattro cantoniere, segno della riforma urbanistica spagnola: i lavori sarebbero stati molto lunghi e impegnativi questa volta, sarebbero stati terminati e definiti infatti solo nel 1663.
Tre Cantoni sono addossati a edifici (un tempo) di pregio; il cantone sud occidentale è addossato alla solenne chiesa di San Giuseppe dei Teatini - edificata su progetto del teatino Giacomo Besio - subito riconoscibile per i vividi colori della cupola maiolicata.
"La magnificenza di questo tempio richiese l’opera di molti anni per ridursi a perfezione" scriveva il canonico palermitano Antonino Mongitore.
Giunti a Palermo nel 1602 i chierici regolari teatini avevano preso possesso della chiesa di Santa Maria della Catena, dove avevano fondato il loro primo convento (oggi archivio di Stato).
Per la realizzazione della Strada Nuova furono trasformate alcune chiese (ad esempio la trecentesca Santa Croce), furono rase al suolo case e botteghe, espropriate per il decoro della città. La demolizione di tanti edifici offrì la possibilità ai religiosi di ottenere l’anno successivo, nel 1603, la chiesa della maestranza dei falegnami, dedicata a S. Giuseppe e Sant’Elia.
I teatini si assunsero l’impegno di demolire la chiesetta e di riedificarla in forma più imponente, dedicandola esclusivamente a San Giuseppe. Si impegnarono inoltre a costruire un oratorio per la maestranza dei falegnami. La posa della prima pietra avvenne Il 6 Gennaio del 1612, alla presenza del cardinale Giannettino Doria e del vicerè ma i lavori di edificazione della chiesa ebbero inizio solo nell’Aprile del 1617.
La chiesa seppure solo in parte eretta, venne a essere officiata il 21 Febbraio del 1624, in sostituzione della chiesa dei falegnami abbattuta per la costruzione del convento. Fra Seicento e Settecento la chiesa di San Giuseppe dei Teatini si presentava come un cantiere aperto, frequentato da architetti, scultori, scalpellini, marmorari, stuccatori, indoratori, pittori…chiamati dagli stessi teatini per completare l’opera che sembrava non esser mai compiuta.
Il trasporto delle colonne maggiori, alte più di 10 metri ed estratte dalle pirriere (cave) di monte Pellegrino e di Billiemi, fu un ‘operazione non priva di difficoltà e molto costosa. La prima colonna giunse dalla cava in chiesa nel 1622, impiegando ben 40 giorni di viaggio.
La seconda colonna si spezzò nei pressi di Porta Nuova (da qui deriverebbe il nome di via colonna rotta). Le prime 4 colonne furono innalzate solo nel 1629, utilizzando manodopera a bassissimo costo, ossia persone di galera.
Nei primi decenni della costruzione la chiesa ricevette una prima decorazione eseguita con materiali poveri (stucco, legno); nei decenni successivi le offerte dei privati assegnatari delle cappelle ma soprattutto l’eredità del teatino Giuseppe Cicala, prima Vescovo di Mazara del Vallo e poi Arcivescovo di Messina, permisero di realizzare quella straordinaria ricchezza decorativa che ancora oggi possiamo ammirare (dopo i restauri per i danni di guerra del 1943).
Dalla posa della prima pietra nel Seicento, al completamento della chiesa di San Giuseppe dei Teatini nell’Ottocento, trascorsero addirittura un paio di secoli, durante i quali si verificò ovviamente un mutamento del gusto della committenza: dallo stile del primo barocco al rococò, fino al Neoclassicismo.
Il campanile attribuito a Paolo Amato, iniziato nel 1622 non venne mai completato. I lavori per la maestosa cupola iniziata nel 1658, ispirandosi alla chiesa romana di Sant’Andrea della Valle - chiesa madre dell’ordine teatino – vennero interrotti e poi ripresi nel 1724 e solo nel 1741 la cupola venne affrescata dal pittore Guglielmo Borremans per 200 onze.
La facciata principale sul Cassaro, fu terminata nel 1844 in stile neoclassico. Qualche tempo prima, alla fine del Settecento i teatini si erano trovati a dover affrontare il problema della piccola facciata della chiesa sulla piazzetta San Giuseppe, per dare simmetria al prospetto si decise di aggiungere una Quinta scenica barocca, che per suggestività non aveva nulla da invidiare ai Quattro Canti di piazza Vigliena.
Lo scenografico prospetto barocco, riprendeva i tre ordini dei cantoni di piazza Vigliena e per questo viene detto “Quinto Canto”. Il Quinto Canto venne concluso solo nel 1788, come riporta la data sull’architrave del portale d’ingresso, dai marmorari Ignazio Musca e Salvatore Durante, seguiti dall’architetto Domenico Fugazza.
Nel secondo ordine, contornata da colonne ioniche, da ghirlande di fiori e teste alate di angeli, è stata posta la statua di San Gaetano da Thiene. Al centro nel terzo ordine è collocata la statua di Sant’Andrea Avellino. Sul muro vi è lo stemma dei Teatini. Secondo alcuni palermitani non sarebbe corretto definire la facciata di San Giuseppe, 4 realizzata molto tempo dopo i quattro Cantoni, “Quinto Canto”, inoltre nelle guide storico – artistiche non si trova tale dicitura.
La storia del "Quinto Canto" affascina invece molti turisti, che ascoltano con interesse i racconti delle guide turistiche e con lo sguardo rivolto in su ammirano estasiati i solenni capolavori architettonici della città.
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