LIBRI
Una notte bianca contro ogni omertà
Siamo all’edizione numero tre per il concorso nazionale di storie “La notte dei mille racconti”, ideato da Beatrice Monroy e Claudia Cincotta, che apre i battenti il 9 luglio, con ingresso libero, allo Spasimo di Palermo e nel cuore della Kalsa, a partire dalle 21 fino ad alba inoltrata. Il tema di questa edizione ha titolo: “Kalsa: immaginare Palermo, immaginare Sicilia”.
L’idea di origine, dai racconti selezionati e in gara, passa a dare sfogo al mega-racconto collettivo – il villaggio partecipe in veste di attore – e tratteggia il carattere colorato degli individui, in una globalità di umori e volti mescolati tra miriade di fuochi nottambuli. Una partecipazione improntata tutta sulla lettura, che non è soltanto letteratura, ma anche una notte bianca interpretata, mimata, musicata, sotto la regia di Gigi Borruso e con la Compagnia dell’Elica, così come proiettata, con i video dei registi Ciprì e Maresco, “Loro di Palermo”, Claudio Collovà e Martino Lo Cascio, “Africa Africa Africa” – girati entrambi negli interni del carcere minorile Malaspina – e “Sicilia, il dolore 1981-2005” di Shobba, con musiche di Giovanni Sollima, documento degli anni di silenzio e delle stragi. Un tema, quello dell’edizione 2005, che non solo affascina, ma interessa e non limita; perché gli organizzatori hanno tenuto a coinvolgere gli scrittori in concorso non in base all’effettiva conoscenza dei luoghi d’ispirazione (il quartiere, la città, la regione) ma considerando la loro capacità di ricreare atmosfere, fantasie, indipendentemente dall'aderenza alla realtà storica e culturale, per dar sfogo al sussurro collettivo che amplifica il grande grido tribale dello storico quartiere, un tempo arabo – Kalsa è l’antico nome del centro della medina Balarm, Palermo appunto. Ventinove i racconti finalisti di quest’anno, che una giuria – presieduta da Beatrice Monroy e Giacomo Cacciatore (quest’ultimo per l’editore Dario Flaccovio) – ha selezionato per esaltare la voglia di scoprire e non soccombere, per intrecciare fantasia e novità, per comprimere la superficialità del quotidiano, per volare con l’immaginario e forare la realtà impermeabile alla denuncia del difficile, per sorridere con ironia alle traversie di una città alla continua ricerca di un fulcro su cui ruotare e non vorticare.
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