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Teatro Massimo: l’Elisir di Donizetti chiude la Stagione

L'Elisir d'amore è un melodramma giocoso in due atti musicato da Gaetano Donizetti nella primavera del 1832

  • 15 giugno 2004

L’ultimo appuntamento della Stagione operistica 2003/2004 del Teatro Massimo di Palermo è con l’Elisir d’amore, raffinato gioiello dell’arte di Gaetano Donizetti che debutta mercoledì 16 giugno alle ore 21 (repliche fino al 26 giugno). Le premesse ci sono tutte affinchè l’attività invernale si chiuda con ottimi risultati musicali, dal momento che interpreti principali sono due cantanti dell’ultima generazione, stelle appaludite e apprezzati nei più grandi teatri di tutto il mondo. Si tratta del soprano Stefania Bonfadelli e del tenore Giuseppe Filianoti (vincitore del premio Abbiati della critica musicale italiana quale miglior tenore del 2003), rispettivamente impegnati nei ruoli di Adina e Nemorino (16, 18, 20, 23 giugno). Accanto a loro Domenico Balzani (Belcore), Simone Alaimo (il dottor Dulcamara), Katia Ilardo (Giannetta) che, in alcune recite si alternano con Fiorella Burato, Vittorio Grigolo, Markus Werba e Nicoletta Benelli (17, 19, 22 e 24 giugno). La direzione d’orchestra è affidata alla bacchetta esperta di Maurizio Arena, mentre l’allestimento (diversamente dall’annunciato) è del Teatro dell’Opera di Roma con regia di Fabio Sparvoli, scene di Mauro Carosi e costumi di Odette Nicoletti. L’Orchestra e il Coro sono, naturalmente quelli del Massimo di Palermo.

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L'Elisir d'amore, opera fra le più amate dal pubblico per la soavità della musica e la delizia dell’intreccio, è un melodramma giocoso in due atti musicato da Gaetano Donizetti nella primavera del 1832, su libretto di Felice Romani, tratto da Le philtre di Eugène Scribe. La prima rappresentazione ha luogo con un successo clamoroso a Milano, al Teatro alla Canobbiana, il 12 maggio 1832 e in in brevissimo tempo l’opera conquista il pubblico di numerosi teatri sia in Italia che all'estero. Nella primavera del 1834 L'Elisir d'amore viene rappresentata al Teatro del Fondo di Napoli e il 27 settembre 1835 al Teatro alla Scala: così come viene riportato nella stampa musicale del periodo, l'opera entrò in voga molto rapidamente, fino ad essere la più rappresentata nella penisola tra il 1838 e il 1848. Nel 1834 viene messa in scena anche a Berlino con il titolo Der Liebestrank, successivamente a Vienna, e ancora nel 1836 al Lyceum Theatre di Londra, nel 1838 a New York e nel 1839 a Parigi. La dedica, inusuale ma assolutamente prevedibile da un personaggio quale Donizetti, si può leggere in una lettera invitata dal musicista all’editore Ricordi datata 31 luglio1832: «Giacché a me per tua gentilezza lasci la scelta della dedica dell'Elisir d'amore, io te ne sono graditissimo, e questa sia “Al Bel Sesso di Milano”. Chi più di quello sa distillarlo? Chi meglio di quello sa dispensarlo?». La partitura manoscritta autografa dell'Atto I dell’opera è attualmente al Conservatorio di Napoli “San Pietro a Maiella”, mentre quella dell'Atto II è al Museo Donizettiano di Bergamo.

L'azione si svolge in un villaggio del paese dei Baschi ed è ambientata alla fine del Settecento. Dopo la mietitura, Nemorino, giovane contadino timido e impacciato, ammira da lontano la ricca e capricciosa Adina intenta a leggere la storia di Tristano e Isotta, ma non osa dichiararle il suo amore (“Quanto è bella, quanto è cara!”). Al rullo dei tamburi entra Belcore, sergente spaccone, che corteggia la smorfiosa Adina; dinanzi a questo corteggiamento Nemorino trova finalmente il coraggio di parlare con la ragazza, ma ne riceve un rifiuto (“Chiedi all'aura lusinghiera”). Nel mentre giunge al villaggio Dulcamara, un dottore ciarlatano (“Udite, udite, o rustici”) che decanta i suoi “magici” prodotti. Al disperato Nemorino che gli chiede il filtro magico di Isotta, Dulcamara vende subito un elisir magico (una semplice bottiglia di vino rosso) che gli permetterà di conquistare Adina in meno di ventiquattro ore. Nemorino, più sicuro di sè, fa innervosire la ragazza, che per puntiglio decide di sposare il generale Belcore. Il giorno delle nozze, che Adina vorrebbe però posticipare, Nemorino chiede a Dulcamara una seconda bottiglia di elisir (“Venti scudi?”) e per pagarla si arruola nell'esercito di Belcore. Nemorino contemporaneamente comincia ad’essere corteggiato da tutte le ragazze del paese e attribuisce la novità all’elisir di Dulcamara, senza sapere che un suo zio è morto e lo ha lasciato erede di una fortuna. Quando Adina lo vede così corteggiato e viene a sapere si è fatto soldato per comprare l’elisir, finalmente si commuove, ricompra da Belcore l'atto d'arruolamento e dichiara a Nemorino il proprio amore (“Prendi per me sei libero”).

Ispirandosi al filone semiserio larmoyant dell'opéra-comique francese, con L'Elisir d'amore Donizetti riesce a trovare una propria elaborazione personale dello stile comico tramite l'immissione dell'elemento sentimentale nei canoni e negli schemi tradizionali del Settecento, superando così il modello lasciato dalle opere di Gioachino Rossini. I personaggi che animano l'Elisir non sono più mossi da una sorta di carica meccanica, ma hanno acquisito una loro identità, si mostrano tridimenzionali. Quello che Donizetti arriva ad attuare in quest'opera è quindi un vero e proprio processo di "umanizzazione" dei personaggi da un punto di vista sia psicologico sia musicale, la cui massima espressione è nella figura-chiave di Nemorino, emblema di una nuova tipologia di tenore per l'opera comica, il cosiddetto "tenore lirico-leggero" o "tenorino di grazia", interprete nel secondo atto di una delle arie più note del repertorio, delicata e commovente “Una furtiva lacrima”. I biglietti per le recite al Teatro Massimo dell’Elisir d’amore sono in vendita al botteghino tutti i giorni tranne il lunedì dalle ore 10 alle ore 16 e a partire da un’ora prima dello spettacolo; i prezzi vanno da 12 a 97 euro; Carta Giovani sconto 50 %. Informazioni al numero verde 800655858.

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