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Spasimo, via libera al restauro dell’altare del Gagini

Balarm
La redazione
  • 2 aprile 2007

Via libera ai lavori di restauro del celebre altare del Gagini, attualmente scomposto in circa cinquanta pezzi e conservato all’interno del complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo a Palermo. I lavori sono finanziati dall’assessorato al Centro storico del Comune e le risorse economiche sono già disponibili. Entro l’estate si partirà con la gara per l’affidamento dei lavori e quindi, l’inizio dell’opera di restauro. L’intervento e la ricollocazione dell’altare verranno completati entro l’anno. Una volta ultimato il restauro, questo gioiello del Gagini verrà ricollocato proprio in un’ala dello Spasimo, a cura dell’assessorato comunale alla Cultura. L’ok al restauro è stato dato dalla sovrintendente ai beni culturali e ambientali di Palermo, Adele Mormino, che ha firmato l’autorizzazione per i lavori. Un restauro, reso possibile anche grazie al lavoro di ricerca della professoressa Maria Antonietta Spadaro: i suoi studi, infatti, hanno permesso l’esatta catalogazione dei vari pezzi dell’altare e la predisposizione dell’ordine con cui verranno rimontati. L’altare di Antonello Gagini è una delle più rare e preziose testimonianze della Palermo rinascimentale. Il suo recupero, che è costato tempo, ricerche e lavoro specialistico, con il suo patrimonio artistico della città, salda un debito della nostra memoria culturale e sarà un’ulteriore attrattiva per visitatori e turisti. Un ulteriore gioiello si aggiunge alla collezione di opere e beni restaurati dall’Amministrazione comunale, nell’ottica di una politica volta alla conservazione e alla fruizione del patrimonio culturale e artistico cittadino. L’incarico di realizzare l’altare con edicola marmorea per la chiesa di Santa Maria dello Spasimo venne commissionato ad Antonello Gagini nel 1516 dal giureconsulto palermitano Giacomo Basilicò.

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Antonello Gagini fu una delle personalità di maggior rilievo nel panorama artistico della scultura siciliana rinascimentale e riuscì a proseguire il cambiamento stilistico già iniziato dal Laurana e da suo padre, Domenico Gagini, che avevano introdotto nella cultura artistica siciliana le tematiche e i repertori formali della nuova cultura rinascimentale dell’Italia centrale. La particolarità di Antonello fu proprio la capacità di elaborare quel rinnovamento nel contesto di una tradizione locale ispanizzante. Probabilmente grazie all’incontro con Michelangelo durante il soggiorno romano del 1505, l’artista poté arricchire il proprio linguaggio artistico. I particolari decorativi, scolpiti nelle decorazioni dell’altare dello Spasimo, sono analoghi a quelli presenti sulla tomba-mausoleo di Papa Giulio II in San Pietro in Vincoli a Roma. Documenti certi comprovano sia che l’altare fu ultimato prima del 1519, sia che sopra l’altare vi era la tela di Raffaello intitolata “Andata al Calvario” o “Spasimo di Sicilia”. Le due opere rimasero a decoro della Cappella Basilicò, a Santa Maria dello Spasimo, fino al 1573, anno in cui i monaci del Monte Oliveto si trasferirono nella chiesa normanna di Santo Spirito. L’altare del Gagini, e la tela di Raffaello continuarono a far parte di un unico accorpamento fino al 1661, quando la tavola dell’Urbinate venne donata a Filippo V, re di Spagna. Oggi si trova al Museo del Prado di Madrid.

Verso la metà del 1700 gli Olivetani si trasferirono nella chiesa di San Giorgio in Kemonia lasciando così l’altare del Gagini, nella cappella dedicata al SS. Sacramento a S. Spirito, dove rimase fino al 1782, anno in cui l’altare venne portato nella chiesa del Collegio dei Padri Gesuiti sul Cassaro per essere posto in una cappella laterale. L’altare subì così degli adattamenti strutturali: vennero eliminati sei tondi laterali e al posto del dipinto dello Spasimo venne posta l’icona marmorea di San Luigi Gonzaga. Lo scultore settecentesco Giosuè Durante effettuò numerose aggiunte all’altare (una cornice, una fascia scolpita a riquadri, un fregio fra le basi delle colonne e due elementi che completano dal basso l’altare). Nel 1928 le opere d’arte presenti nel Collegio dei Gesuiti vennero smembrate e nel 1951 l’altare fu portato a Bagheria, nella sede gesuitica di villa San Cataldo. A Bagheria si trovavano sia le splendide colonne, l’architrave, il fregio e il timpano contenente un rilievo eseguiti dal Gagini, sia le due paraste laterali e le varie cornici scolpite a grottesca dal Durante che la parte sotto la mensa dell’altare modificata dall’artista barocco Angelo Italia. Tutt’oggi, osservando da vicino i pezzi smembrati dell’altare, si nota come gli elementi componenti la parte più strettamente strutturale dell’altare, le decorazioni a tralci vegetali delle colonne, i motivi vegetali sul fregio, la parte sottostante l’architrave e la raffinata decorazione a grottesca presente all’interno del timpano, siano del Gagini, mentre sono opera del Durante le decorazioni con motivi filiformi e zoomorfi, maschere e delfini arabeschi e figure grottesche.

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