PERSONAGGI
Furono delle (vere) Leonesse di Sicilia: tutte le donne Florio, da Giuseppina a Costanza
I nomi si rincorrono in questa ricostruzione delle Leonesse Florio, dal 1778 al 2020, con un’appendice che potrebbe aprire un nuovo capitolo nella storia dei Florio
Da sinistra Donatella Finocchiaro (Giuseppina Saffiotti), Miriam Leone (Giulia Portalupi) e Adele Cammarata (Giovanna D'Ondes)
Le dinastie si identificano con i rappresentanti maschili, gli unici che trasmettono la discendenza, ma le donne che portarono questo cognome per nascita o matrimonio, furono delle vere Leonesse.
Iniziamo da Giuseppina Saffiotti nata a Bagnara Calabra nel 1778 che sposò Paolo Florio, la cui famiglia proveniva dall’Aspromonte.
Donna in grado di resistere alle avversità, compreso un terremoto che distrusse la sua casa nel 1799 e che la portò a imbarcarsi con affetti e cose alla volta di Palermo, lei che aveva sempre vissuto in un piccolo paesino.
Senza più radici, con il marito, il cognato, una nipote orfana, e il figlio Vincenzo, visse in affitto a via dei Materassai sino al 1806, ma in città non s’integrò mai, inviava lettere alla cognata cariche di nostalgia. Con la morte del marito nel 1807, trentacinquenne, il dolore divenne ancora più forte.
Ed è qui che una nuova leonessa si fa strada, Giulia Portalupi, borghese, nata a Milano nel 1809. È forte l’attrazione per Vincenzo che conosce Giulia a teatro, del resto gli uomini Florio furono “orgogliosi, forti senza scrupoli, testardi arroganti e schiavi delle passioni”.
Giulia rappresentò la razionalità, equilibrio e resilienza. Giuseppina negò il consenso nonostante la nascita di 2 bambine nel 1835 e 1837 che Vincenzo non volle riconoscere forse convinto di poter trovare l’agognato partito nonostante la relazione. Giulia mostrò grande forza fino a che nacque, Ignazio, l’erede.
Questo cambiò la situazione, Vincenzo riconobbe il figlio (le bimbe Angelina e Giuseppina dovranno aspettare invece diversi mesi) e sposò Giulia in una cerimonia privata nel 1840.
Tutti i progetti furono quindi indirizzati sull’erede. Vincenzo sarà l’ultimo Florio a essere nato in Calabria e ultimo a morire senza titolo. Ignazio fu il primo a sposare una nobile, donna Giovanna D’Ondes Trigona, figlia del conte Gioacchino D’Ondes e Eleonora Trigona.
Giovanna non era bella e con una nobiltà acquistata dal padre, senza una dote importante, era però, quello che serviva ai Florio; in un articolo si legge che fu il "grimaldello", necessario per aprire le porte ancora chiuse. Giovanna si rivelò una donna di grande temperamento, partecipò all’amministrazione del patrimonio, nonostante l’inizio del declino.
Visse all’Olivuzza dove accolse la nuora Franca Jacona. Le fonti non sono d’accordo sul tipo di rapporto che si instaurò tra le due donne, alcuni sostengono che fu cordiale, altri che Giovanna fu una suocera dura specie dopo la morte del marito.
Su Ignazio e Franca Florio si è scritto tantissimo, lei colta, affascinante, capace di parlare diverse lingue straniere. Ottenne le attenzioni di poeti come Gabriele D’annunzio e del Kaiser Guglielmo II, con Lei nascerà il mito dei Florio. Diversa la storia della cognata Giulia ricordata per le sue iniziative benefiche, finanziatrice di strutture e istituzioni.
Un impegno che continuò dopo la morte dei figli nella I° guerra mondiale, a cui seguirà quello dell’ultimo maschio che affidò alla madre i due figli naturali avuti da una donna sposata. Arriviamo quindi alle figlie sopravvissute di Franca e Ignazio, sappiamo che l’erede morì da bambino in un tragico incidente, parliamo di Igiea e Giulia detta Giùgiù.
La prima di 10 anni più grande sposerà il Duca Averardo Salviati, Giùgiù sposerà Achille de Rivera Costaguti da cui avrà cinque figli. Costanza fu l’ultima ed ha raccontato la mamma nel libro "L’ultima Leonessa".
Bravissima a parlare le lingue straniere, Giùgiù trovò occupazione alla Sezione Propaganda del Ministero degli Esteri fascista. Giùgiù e il marito sono menzionati nel "Giardino dei Giusti" per l’aiuto agli ebrei durante la deportazione.
Costanza fu la figlia ribelle, cresciuta durante le contestazioni giovanili, nata a Roma nel 1950 sposò nel 1972 un Barone da cui avrà il figlio Cesare.
Tornata a Palermo impegnò la sua vita a custodire la memoria dei Florio, cercò di far restare a Palermo il celebre ritratto della nonna, di Boldini, inoltre provò far intitolare a Franca la strada che porta all’Olivuzza.
In una intervista dichiarò che sarebbe stato impossibile per i Florio dilapidare quell’Impero, una mano fu data da amministratori "distratti" e dalla politica che abbandonò il meridione favorendo la crescita industriale al nord.
Senza credito sociale e economico la fine fu inevitabile. Leoni e Leonesse terminano con Costanza, forse… Vincenzo Florio fratello di Ignazio, ideatore della Targa Florio, non ebbe eredi, sposò in prime nozze Annina Alliata, morta di colera 2 anni dopo il matrimonio, poi un’attrice francese Lucie Henry che una figlia avuta da una relazione precedente.
La ragazza sposerà l’imprenditore Paladino e avrà un figlio, Vincenzo detto Cecè, che crescerà ai 4 Pizzi con il nonno acquisito che plasmerà il ragazzo a sua "immagine e somiglianza".
Secondo i Paladino, Cecè sarebbe in realtà il figlio di Vincenzo avuto con la figliastra. I discendenti di Lucie hanno ottenuto, a prescindere da questa rivelazione con Decreto Ministeriale, di aggiungere Florio al proprio cognome aprendo una disputa con i Costaguti.
I 4 Pizzi furono salvati dall’asta grazie a Lucie Florio con la vendita dei suoi diamanti. I Paladino Florio oggi si adoperano per la tutela e valorizzazione della Villa dove sono custoditi preziosi cimeli e un incredibile archivio di documenti. Via dei Materassai ha dimenticato i Florio.
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