AMBIENTE
Pesce Scorpione: l'unico esemplare nelle acque italiane si trova in Sicilia
Durante un’immersione per scopi scientifici nelle acque di Vendicari a Siracusa, due ricercatori si sono imbattuti in un esemplare di circa 12 centimetri di lunghezza
il Pesce Scorpione (Pterois miles)
Era il mese settembre dello scorso anno: si tratta del primo avvistamento in acque italiane per questa specie e c’è da stare poco tranquilli, considerato che il pesce in questione è tipico di mari caldi, è velenoso e fa parte di una tra le specie più invasive al mondo.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di presentare meglio il nostro ospite tropicale.
Il pesce scorpione (o pesce leone, ‘lionfish’ in inglese) è nativo della regione Indo-Pacifica e fa parte degli Scorpaenidae, famiglia di pesci dotati generalmente di ghiandole velenose a cui appartiene anche lo scorfano.
Carnivori, si cibano di piccoli pesci o crostacei e vivono in media una decina d’anni. Gli esemplari adulti raggiungo una lunghezza massima di circa mezzo metro e hanno un aspetto inconfondibile, dato da una caratteristica livrea a bande bianche e marroni e da una vistosa raggiera di aculei che si protrude dal corpo dell’animale, disegnando le pinne caudali, anali e dorsali.
La tossina si mantiene attiva fino a 48 ore dopo la morte dell’animale, per cui la sua pericolosità resta molto elevata anche su esemplari deceduti da ore.
Le spine velenose rappresentano dunque un formidabile apparato di difesa che rendono il pesce difficilmente attaccabile da altri predatori. Questo fattore, insieme con l’elevato tasso di riproduzione (2 milioni di uova l’anno) e la grande versatilità ecologica, fanno del pesce scorpione una specie estremamente invasiva.
Lo sanno bene nell’Atlantico occidentale dove, in seguito a un’introduzione accidentale o volontaria di alcuni esemplari nel mare della Florida (nel 1999), in dieci anni questi animali hanno colonizzato l’intero Mar dei Caraibi e buona parte delle coste americane atlantiche, con impatti significativi sugli ecosistemi locali.
Un destino simile a cui adesso sembra andare incontro il Mediterraneo. Dopo un primo avvistamento al largo di Israele nel 1991, due esemplari sono stati catturati in Libano nel 2012. Un arco di tempo piuttosto lungo, quello intercorso tra i due avvistamenti, probabilmente dovuto ad un primo fallito tentativo di introduzione della specie nel Mare nostrum.
Nuove catture a Cipro tra il 2014 ed il 2015 e alcuni contemporanei avvistamenti a Rodi ed in Turchia suggerivano una espansione verso occidente. Nel 2015, la segnalazione di un esemplare nei mari della costa settentrionale tunisina preoccupava l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) per una possibile estensione dell’areale di distribuzione verso i mari siciliani.
E giungiamo così al ‘fortunato’ incontro di Vendicari del settembre scorso, quando nel bel mezzo di un’immersione mirata al monitoraggio della diffusione di un’alga invasiva, i due ricercatori italiani hanno notato la presenza di un giovane esemplare di pesce scorpione.
«La presenza di questa specie nel nostro mare è un classico esempio di migrazione lessepsiana (dal nome di Ferdinand de Lesseps, costruttore dei canali di Suez e Panama, ndr) - spiega Ernesto Azzurro ricercatore dell’ISPRA - con questo termine si indica il fenomeno che registra l’ingresso e la stabilizzazione nel Mar Mediterraneo di specie animali provenienti dal Mar Rosso tramite il canale di Suez».
L’arrivo e l’espansione delle popolazioni di pesce scorpione è inoltre favorita da vari fattori ambientali «Tra cui certamente l’aumento delle temperature e l’aumento di salinità delle acque del Mediterraneo”.
Pur non essendo ancora in atto una vera e propria invasione, la diffusione di questa specie nel nostro mare potrebbe aumentare di intensità, visto il continuo aumento di temperatura delle acque e il futuro progetto di estensione del canale di Suez.
I ricercatori invitano dunque i vari stakeholders a prendere misure urgenti per censire e monitorare la popolazione mediterranea di questi animali, sulla base anche di quanto sta avvenendo in Florida.
Considerato che numerosi cittadini americani (principalmente subacquei e pescatori) hanno contribuito enormemente a tracciare l’invasione dei cosiddetti ‘lionfish’ negli U.S.A. e nei Caraibi, azioni di partecipazione simili da parte di sportivi, pescatori e turisti potranno avere un ruolo determinante anche nel caso del Mare nostrum.
In quest’ottica, visto l’approssimarsi della stagione estiva, l’ISPRA invita tutti a collaborare, cercando di documentare un’eventuale osservazione possibilmente con materiale fotografico. Tutte le segnalazioni andranno inviate all’indirizzo email alien@isprambiente.it.
Inoltre, se siete abituali frequentatori del mare, se vi piace fare snorkeling o immergervi, non dimenticate la macchina fotografica subacquea e ricordate di iscrivervi al gruppo facebook “Oddfish”, che raccoglie informazioni e segnalazioni su specie ittiche non comuni nei nostri mari.
I dettagli dell’incontro, raccontato da Ernesto Azzurro, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica internazionale "BioInvasions Records", specializzata in invasioni biologiche in ecosistemi acquatici e terrestri.
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