MUSICA
Niente peli sulla lingua: intervista alle Pornoriviste
Le Pornoriviste hanno dato prova di sé, giovedì 11 dicembre ai Candelai di Palermo, in un concerto dove non si crea distanza tra backstage, palco e pubblico
Magliette mozzate come i loro sguardi a metà, socchiusi e parzialmente storditi; le loro gambe divaricate per trovare la stabilità che i loro pensieri schizzati non riescono a dare. Le Pornoriviste hanno dato prova di sé, giovedì 11 dicembre ai Candelai di Palermo, in un concerto dove non si crea distanza tra backstage, palco e pubblico: lo spettacolo è stato interazione, chi ascoltava non rimaneva passivo ma si armava per occupare lo spazio dei rocker, salire sul palco e cantare dividendo il microfono con la band. In queste occasioni il divertimento non nasce solo dalla musica ma dai testi o dalle parole urlate dal testimonial-musicista che si sfoga contro certi implacabili sistemi e trova tanto riscontro da compiacersene. L'artista si sfoga e si compiace per questo. Rimane una questione irrisolta: è forse troppo facile, in un ristretto circuito, trovare il riscontro forte e polemico che si cerca, specie se di sotto ci adolescenti trepidanti che non vedono l'ora di sentire voci di coro che sfiorano il fanatismo? Fare diversamente forse porta al bigottismo? O ancora peggio al perbenismo?
Tensione 16 è il titolo del vostro ultimo album, cosa c'è di diverso rispetto agli altri?
«Non ci sono novità, c'è stata una normale evoluzione, un miglioramento. Ormai suoniamo insieme da 10 anni quindi è naturale che il nostro ultimo lavoro sia migliore dei precedenti. Il nostro legame è positivo e siamo cresciuti dal punto di vista del suono, dei testi e del feeling tra gli strumenti».
Vi ritenete uno di quei gruppi punk che incita apertamente il pubblico contro Berlusconi o Fede?
«A noi interessa il tipo d'impegno non la quantità…Nei nostri concerti vedrai che i ragazzi gridano senza che ci sia bisogno di incitarli! Noi pensiamo che i nostri temi siano più sociali che politici. Secondo me il sociale è al di sopra della politica perché riguarda più da vicino la vita quotidiana escludendo i complicati aspetti di gestione politica degli affari pubblici. Il sociale riguarda i semplici rapporti di tutti i giorni».
Allora chi è l'Uomo del lunedì?
«Può assere un qualsiasi datore di lavoro…va bene, i testi impegnati servono».
Allora è il sociale che dà l'input ai pezzi delle Pornoriviste?
«In verità il messaggio sociale è solo un punto di partenza. Cioè quello che succede intorno a noi, tutte le esperienze sia personali che sociali, suscitano dei chiari stati d'animo e queste emozioni ci inducono a scrivere le canzoni. La nostra musica nasce dai nostri stati d'animo».
L'anno scorso ho visto un vostro concerto su MTV di pomeriggio, cioè in una fascia oraria protetta.
«Davvero? Non me lo ricordo, non mi interessa perché non mi piace la televisione musicale perché falsa e in particolare quando si tratta del nostro genere musicale».
Come è nata l'idea della tua lingua di pezza?
«Che vuol dire? Parlo male lo so, a cantare sono più bravo ma a parlare non sono tanto capace. Una volta ci stavo dentro di brutto, parlavo meglio poi mi sono rovinato. Scherzo, non è una cosa studiata, non senti? io ho sempre la lingua di pezza, non è una trovata per il nostro punk, è una cosa congenita ma particolare».
E allora questo disco nuovo?
«E’ stato prodotto dalla Tube Records di Varese, una etichetta indipendente. Poi il disco è profumatissimo…c'è una saetta ed è rosso! e noi non guardiamo in faccia i colori».
Ma ti eccita più il bancomat o i soldi sotto al letto?
(Sorride) «I soldi sotto il letto, perché mi danno un senso di contatto e sicurezza, anche se preferisco le donne sotto il letto».
Tommy, per concludere, ha voluto raccontare un episodio.
«Sta mattina siamo arrivati a Palermo e all'aeroporto giravano i cani anti-droga, noi avevamo il fumo e non ce l'hanno trovato. Volevamo ringraziare tutti i finanzieri dell'aeroporto, ci tengo che lo scrivi».
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