ARTE E ARCHITETTURA
Mente e corpo, un rapporto complesso
L’effige corporea, il complesso rapporto tra soma e psiche, la disidentità determinata da tempi moderni eccessivamente frenetici per poter restituire un’equilibrata e sana rappresentazione del corpo, sono alcuni dei temi affrontati dalla collettiva di 24 artisti (Gloria Argelés, Desideria Burgio, Gaetano Costa, Carlo Bellavia, Pedro Cano, Filli Cusenza, Andrea Cusumano, Gabriele D’Acquisto, Simona D’amico, Alessandro Di Giugno, Beatrice Feo, Jung Uei Jung, Anna Kennel, Simone Mannino, Biagio Pancino, Paolo Madonia, Gaspare Occhipinti, Nicola Pucci, Stefania Romano, Antonio Sammartano, Croce Taravella, Enzo Romeo, Tino Signorini, Renato Tosini) nella mostra “L’immagine irrisolta: un’indagine sulla corporeità”, visitabile fino all’11 giugno, presso il centro culturale Biotos di Via XII Gennaio 2 a Palermo (dal lunedì al sabato 10-12.30 – 17-19.30).
La mostra, curata da Salvo Ferlito, è patrocinata dalla Provincia di Palermo e organizzata dall’associazione culturale Laboratorio Giovanile diretta da Paolo Molinelli. L’insieme degli artisti in mostra presenta un’eterogeneità di linguaggi espressivi e di sguardi sul contemporaneo, offrendo una multiformità di modi di intendere e rappresentare il corpo. Fotografi, pittori e scultori sono stati invitati a restituire, ognuno con il proprio bagaglio di esperienze artistiche e con le loro peculiari tecniche espressive “quella immagine irrisolta, che è il segno patognomonico dell’ingravescente indefinitezza dell’io contemporaneo”, come sostiene il curatore nel catalogo della mostra.
Il soma e la psiche femminina sono affrontati ed indagati con estrema singolarità dalla totemica "Sediamadre" di Filli Cusenza, dall’immagine adolescenziale composta da una materica trama pittorica di Gaetano Costa, dal ritratto psicologico di "Donna con cani" di Nicola Pucci, o ancora dalla pingue e fertile "Mary – new Mexico" 2003 di Carlo Bellavia. Per finire dove tutto è iniziato con un omaggio a Courbet e alla sua Origine del mondo di Biagio Pancino che rappresenta una vagina realizzata su carta chiffon utilizzando una patata colorata in decomposizione.
L’aspetto mortuario e orrido del corpo è perfettamente incarnato dall’immagine avvizzita e cadaverica dell’"Ospite d’onore" di Simone Mannino, dalle superfici frammentate e scabre delle sculture di Gaspare Occhipinti, dal "Corpo 1" di Croce Taravella che sembra alludere con l’escrescenza della materia pittorica all’inarrestabile metamorfosi che il soma subisce con lo scorrere del tempo. Andrea Cusumano allestisce invece una vera e propria camera mortuaria con i suoi cadaveri di gesso e cera che il visitatore scopre in una stanza buia illuminata dalla sola luce di una candela. Le sculture d’ombra di Gloria Argelés e le forate figure di Jung Uei Jung, che evidenziano la dicotomia tra corpo ed anima, chiudono l’esposizione.
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