Mediterraneo: il relitto si fa monumento alla tragedia
Il relitto del tragico naufragio del 2015 nel Mediterraneo sarà trasportato a Bruxelles, come testimonianza del grande impegno dell'Italia nel campo dell'immigrazione

Il Mediterraneo, culla di civiltà, ma bacino di lacrime. Troppe le tragedie che lo hanno attraversato, e si profila ancora come scenario di silenziose carneficine.
Ma si sa, la memoria ha vita breve, e spesso ci si dimentica troppo in fretta del dolore a noi così vicino, ma allo stesso tempo tanto lontano.
Ed è l'intento di mantener viva la memoria ad aver spinto il ministero dell'Interno a procedere al trasporto del relitto del tragico naufragio del 18 aprile 2015 a Bruxelles, come simbolo dell'impegno dell'Italia nel campo dell'immigrazione. Ma soprattutto monito all'Europa, che tratta la faccenda con fin troppo disinteresse.
Il barcone è stato recuperato in fondo al Canale di Sicilia, ad una profondità di 370 metri, insieme al suo impressionante carico di almeno 700 morti: il più grande naufragio nella storia del Mediterraneo.
L'annuncio dell'iniziativa è arrivata direttamente da Siracusa, dalle parole del sottosegretario all'Interno Domenico Manzione durante la conferenza stampa nella quale Vittorio Piscitelli, Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, ha fatto un primo bilancio della grande operazione di recupero e identificazione dei corpi.
Nella base marina di Melilli, in provincia di Siracusa, da aprile lavora un pool guidato dalla professoressa Cristina Cattaneo dell'Università di Milano: vigili del fuoco, marina militare, antropologi e scienziati hanno permesso il recupero in tempi record.
Adesso si attende la seconda, difficile fase del lavoro, quella di identificazione che, insieme alle Ong e ai canali diplomatici, porterà all'identificazione delle vittime e al rintracciamento delle famiglie di appartenenza.
Ma si sa, la memoria ha vita breve, e spesso ci si dimentica troppo in fretta del dolore a noi così vicino, ma allo stesso tempo tanto lontano.
Ed è l'intento di mantener viva la memoria ad aver spinto il ministero dell'Interno a procedere al trasporto del relitto del tragico naufragio del 18 aprile 2015 a Bruxelles, come simbolo dell'impegno dell'Italia nel campo dell'immigrazione. Ma soprattutto monito all'Europa, che tratta la faccenda con fin troppo disinteresse.
Il barcone è stato recuperato in fondo al Canale di Sicilia, ad una profondità di 370 metri, insieme al suo impressionante carico di almeno 700 morti: il più grande naufragio nella storia del Mediterraneo.
L'annuncio dell'iniziativa è arrivata direttamente da Siracusa, dalle parole del sottosegretario all'Interno Domenico Manzione durante la conferenza stampa nella quale Vittorio Piscitelli, Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, ha fatto un primo bilancio della grande operazione di recupero e identificazione dei corpi.
Nella base marina di Melilli, in provincia di Siracusa, da aprile lavora un pool guidato dalla professoressa Cristina Cattaneo dell'Università di Milano: vigili del fuoco, marina militare, antropologi e scienziati hanno permesso il recupero in tempi record.
Adesso si attende la seconda, difficile fase del lavoro, quella di identificazione che, insieme alle Ong e ai canali diplomatici, porterà all'identificazione delle vittime e al rintracciamento delle famiglie di appartenenza.
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