LIBRI
“Il viaggio di Aelin”: intervista ad Egle Rizzo
Fresco di stampa, “Il viaggio di Aelin” (Dario Flaccovio Editore, pp. 634, euro 20), il nuovo romanzo fantasy della giovanissima scrittrice palermitana, studentessa in Lettere, Egle Rizzo, verrà presentato, con la partecipazione di Salvo Toscano, alla Libreria Kalhesa – Kursaal Kalhesa sabato 10 dicembre alle ore 17.30 (ingresso libero). In anteprima, Balarm.it ha contattato l’autrice, appassionata di miti e leggende, di musica celtica e medievale e apprezzata dallo scrittore Valerio Evangelisti per aver fatto entrare, sono parole sue, «in Italia il genere fantasy nell’età adulta».
Egle, dicci qualcosa di te…
«Non è facile descrivermi, ma posso dirti che sono una sognatrice. Mi piace costruire mondi come ingranaggi o adagiarmi in “nuvolette” fatte di fantasticherie, ma ho anche il culto della razionalità. Aelin, la protagonista della storia, è identica a me. Quindi, per farla breve, mi si può ritrovare fra le pagine del romanzo».
A soli 17 anni hai pubblicato il tuo primo romanzo fantasy che è diventato un caso letterario. Che emozione hai provato? Come hai vissuto quel momento?
«Innanzitutto, una precisazione: avevo, è vero, 17 anni quando ho iniziato a scrivere “Ethlinn la Dea nascosta”. Ma il romanzo è stato pubblicato quando ne avevo 21. Capisco il romanticismo intrinseco nell'idea della giovanissima scrittrice ma, ohimè, ormai sono una cariatide di 24 anni. Quanto alle sensazioni che ho provato in quel momento… Oscillavano tra compiacimento e incredulità. Spero di non essermi montata la testa. Ho scritto un bel libro che ha ricevuto dei commenti positivi, e ne sono molto felice, ma questo è quanto».
Ora sei al tuo secondo “fantasy”. Di che narra "Il viaggio di Aelin"?
«Narra di una giovane che finisce nel proprio romanzo. E' una storia a scatole cinesi, dove luoghi e mondi diversi si intrecciano sino a creare un mosaico fitto d'eventi. La storia in sé parte secondo alcuni tòpos del fantasy: il mago malvagio con aspirazioni di potere, la ricerca di alcuni talismani indispensabili per fermarlo. Ma poi tutto è destinato ad essere stravolto, sia per commenti interni della scrittrice a quella storia che non è più sua, sia per i colpi di scena che si susseguono uno dopo l'altro».
Da cosa hai tratto ispirazione per le ambientazioni del testo?
«Mi sono ispirata a molte cose. Nel testo indico esplicitamente le fonti, ma altre stanno sotto la superficie delle mie parole. La verità è che ogni libro per me è come un calderone ribollente, in cui cacciare ogni elemento che ritengo utile, interessante o anche solo curioso. Dai miei viaggi ai libri che ho letto, da esperienze personali più o meno camuffate a riflessioni storiche e sociali».
Quante notti insonni hai passato per regalarci ben seicentotrentaquattro pagine?
«In effetti scrivo spesso la notte. E' un momento che mi dona tranquillità e concentrazione poetica. Di notte, il ritmo frenetico della vita di ogni giorno sembra, infatti, fermarsi, per farti entrare in una dimensione “diversa”, dai tempi più lenti. Il silenzio è parte del suo fascino. Che viene raddoppiato, se siamo in estate».
Hai altre passioni oltre quella della scrittura?
«Mi piace molto ascoltare musica. Dai cantautori italiani come De Andrè, Guccini, Battiato, alla musica celtica nei suoi vari filoni, a quella minimalista, ed ultimamente sono attratta anche dalla musica classica. Ma apprezzo anche un buon cinema e, perché no, sedermi ad un tavolo di un pub, senza troppa gente attorno, quel tanto che basta per poter conversare con qualche amico».
Come va l'università?
«Lasciamo perdere... Diciamo che va’ un po' a rilento».
Sogni nel cassetto?
«Nel mio cassetto c'è sempre un romanzo, che attende di essere scritto. Di più, in questo momento, non saprei che dire... sono in un momento un po' di passaggio, come ogni giovane della mia età».
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