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Gol-non gol: il calcio e la sudditanza psicologica

Le terne arbitrali od organi di giustizia sportiva sono più tolleranti verso squadre particolarmente importanti, ricche o, sostenute da presidenti potenti

  • 5 novembre 2012

Io che di calcio e di comunicazione sportiva mi occupo da parecchi anni, ne ho viste e sentite parecchie. Ancor di più quando transiti nei massimi sistemi centralizzati e, ti accorgi di come questo talvolta sia un contenitore non perfetto.

Di calcio si potrebbe parlare all’infinito. Il mondo del pallone è uno tra i più fantasiosi, bizzarri e sensazionali aspetti della vita sociale. Fenomeno di costume, di libero e facile accesso. Per una buona fetta della gente il calcio rappresenta tutto: un gioco, uno sport, un duello, una macchina da soldi, uno spettacolo.

All’interno di un vasto consenso quale uno Stato, il calcio assolve la funzione di microcosmo con le sue teorie, i suoi conflitti, valori, i suoi obiettivi, i suoi protagonisti, vittorie, sfide, sconfitte, miti ed eroi. Ma calcio è anche sudditanza psicologica. Vorrei partire dalla fine, di ciò che potrebbe essere; vorrei ricordare un annuncio rivolto alla Cadillac, fiore all’occhiello della General Motors, pubblicato una sola volta, il 2 Gennaio 1915 sul “Saturday Evening Post”.

Titolo dell’annuncio: Il prezzo della supremazia. Autore: Theodore F. MacManus. Testo: una sequela di frasi di stampo biblico sulle gelosie, le bassezze, le incomprensioni alle quali il migliore è sempre esposto. Per sudditanza psicologica si intende l'elargizione di favori straordinari a soggetti singoli o, multipli in ragione esclusiva del potere che costoro hanno agli occhi di altri.

Si parla spesso di sudditanza psicologica in ambito sportivo-calcistico, quando si afferma che le terne arbitrali o, più in generale gli organi di giustizia sportiva sarebbero naturalmente indotti ad una maggiore tolleranza nei riguardi di squadre particolarmente importanti, ricche o, sostenute da presidenti potenti. Interrogando i soggetti interessati come parte attiva, sentiamo loro affermare come la sudditanza sia sempre esistita e continuerà ad esistere.

Di differente avviso sono gli arbitri stessi, loro i malprotagonisti. Per loro, è un fatto che non esiste. Per loro esistono arbitri più bravi ed altri meno bravi. Bene, perché quelli meno bravi o, ritenuti meno validi ad arbitrare una partita importante non vengono tenuti comodamente in panchina?

A far da cornice a tutto questo, sono anche le varie tribune mediatiche commentando gli errori arbitrali in modo facinoroso, in questo modo alimentano strumentalmente le polemiche per settimane intere. Nello sport professionistico americano, ad esempio, atteggiamenti ed interviste similari verrebbero sanzionati in maniera pesantissima proprio perché vanno a minare quello che dovrebbe essere il presupposto di tutto, ovvero la credibilità del sistema.

Ed il Palermo Calcio? Basta ricordare accuse dirette - come d’abitudine - del Presidente Zamparini: “I direttori di gara sbagliano ma non vengono fermati, quindi pensano che la sudditanza psicologica verso le grandi sia l'unica strada per fare carriera. Le big vogliono garantirsi l'80% degli introiti derivanti dai diritti televisivi e per questo c'è una lotta in Lega”.

Soluzioni possibili? Moviola in campo o, semplicemente, il dispositivo per il gol-non gol. Microfono ed auricolare sono fondamentali, si può comunicare tra tutti. Sudditanza psicologica è, ahimè, verosimilmente pigrizia intellettuale.

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