MUSICA
B-Sides d’avanguardia: intervista ad Alessio Bertallot
Una mente da filosofo in un’anima da dj, Alessio Bertallot non finisce mai di cavalcare l’avanguardia della musica da club più esclusiva del momento. Smesse le cuffie, il “divulgatore di musica” di Radio Deejay ci ha concesso quattro chiacchiere in occasione della serata di sabato 21 febbraio scorso a I Candelai di Palermo.
Bertallot cantante filosofo, poeta, dj, giornalista: Com’è cambiato nel corso della tua carriera il tuo modo di approcciarti alla musica?
«Forse la cosa che mi ha insegnato di più è stato vivere la musica da dj, che è un modo di stare dentro alla musica in un modo diverso dagli altri, direi complementare. Io sono cambiato perché è cambiata la musica, è cambiato il suo peso nella società ed è cambiato il modo di percepirla. Quando ho cominciato a suonare, la cosa più rivoluzionaria di quel tempo era il punk, un approccio che rifiuta per natura gli espedienti tecnologici, poi con l’elettronica si è formata la cultura dance dei club e questo passaggio ha chiaramente influenzato il modo di vivere la musica fino a modificarlo radicalmente a tal punto da cambiare le persone stesse che con la musica avevano a che fare quotidianamente.»
«Quando sei in una radio e sai di avere un pubblico così grande , ti rendi conto di avere anche una certa responsabilità morale che tu lo voglia o meno, alla fine la divulgazione di certa musica è un impegno che ti assumi nei confronti del tuo pubblico e lo devi fare con serietà.»
Sei diventato un vero e proprio guru di un settore musicale d’avanguardia, in continuo cambiamento che spazia da genere a genere pur mantenendo l’elettronica come costante: perché hai scelto proprio questo tipo di musica molto particolare?
«Perché tutta la musica elettronica che si è sviluppata parallelamente alla cultura del club è forse la parte della musica più innovativa del momento, dove puoi trovare le cose più interessanti. Quindi alla fine sto lì perché il vento buono gira da quella parte e la mia vela deve essere gonfia.»
Quali sono le tendenze della musica da club contemporanea?
«Questo è un periodo in cui non ci sono ideologie e strutture fortemente formate e definite, anzi più passa il tempo e più vedo mischiarsi gli stili. Ma ci sono delle cose che secondo me si distinguono per originalità e qualità dalle altre, come l’unione fra la cultura classica dei jazzisti con la cultura elettronica di giovani dj che utilizzano computer e software specializzati. Dall’unione di questi due mondi nascono progetti veramente interessanti come ad esempio quello dei Cinematic Orchestra o gli 07 o gli Air.»
Non pensi che i tuoi b-sides possano in qualche modo essere un po’ troppo di nicchia?
«Mah, io penso che l’appartenere a un settore “riservato” è un modo per garantirsi una certa longevità. Io non so se un prodotto diventa di massa perché ha già una qualità un po’ scadente o se al contrario acquisisce una qualità scadente quando diventa di massa, ma sta di fatto che le cose più interessanti sono quelle d’avanguardia e l’avanguardia non è accessibile a tutti, quindi finché una cosa non appartiene a tutti è nella sua fase evolutiva, la migliore. E’ un meccanismo fisiologico inevitabile: certe cose rimangono in vita proprio perché sono patrimonio di quei pochi che le sanno apprezzare (senza voler fare discriminazioni).»
Qual è il bello di suonare in consolle nei club?
«Il bello è che stai in mezzo alla gente, ne cogli le reazioni. E riuscire a suonare in mezzo alla gente un supporto fonografico, un disco o una registrazione da studio (che recano in sé il rischio di un aridità di fondo) è un modo per rompere gli schemi. Ad esempio il fatto di inventarti qualcosa di tuo lì sul momento e condividerla con la gente, vedere che effetto fa, ti consente di avere con la musica un rapporto non accademico: questo è il bello!»
Ci hai abituato ad un rinnovamento continuo del personaggio Bertallot: cosa ci dobbiamo aspettare dal futuro?
«Ho in serbo grandi sorprese (ride)… sto preparando un progetto televisivo e un altro progetto discografico: un disco con una band, per ora non ti posso dire altro perché ci sto lavorando su. Ancora una volta mischio il mazzo delle mie cose.»
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