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Luoghi dimenticati: il Baglio Gioia è un caseggiato del 500 che profuma di zagara

Nel baglio di Palermo c'erano il forno per il pane, la cucina a legna, il pozzo e il lavatoio di pietra e non dovevano mancare un mulino per il grano e il frantoio

  • 27 novembre 2018

Baglio Gioia

In via Monte san Calogero, vicino viale Strasburgo, è impossibile fare a meno di notare, in mezzo ad un ampio terreno, questo antico caseggiato circondato da un muro, in parte recintato, il cui accesso è chiuso da un cancello fra due piloni.

Ormai risulta abbandonato e si sta perfino perdendo la memoria della sua identità.

Si tratta del Baglio Gioia, probabilmente di origine cinquecentesca. Fu infatti in quel periodo che cominciarono a sorgere i "bagli" in Sicilia.

Ma che cosa era un "baglio"? Accadeva che i ricchi latifondisti lasciassero incolti ed abbandonati i terreni di loro proprietà che si trovavano più lontani dai centri abitati.

Durante la dominazione spagnola si verificò una forte esigenza di cereali. Per incentivarne la coltivazione, la Spagna istituì la "Licentia populandi", ossia una sorta di licenza al fine del ripopolamento di un luogo. Una volta acquisita, il feudatario doveva impegnarsi a costruire delle abitazioni per i contadini, creando così un nuovo centro abitato che nel tempo poteva addirittura diventare un comune vero e proprio.
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Si trattava quindi di una fattoria in cui i contadini abitavano e lavoravano. Il suo nome (in dialetto siciliano "bagghiu") ha un'origine un pò incerta, ma comunque pare riconducibile alle mura difensive e quindi ad un luogo protetto da mura. Il baglio era caratterizzato da una corte, da costruzioni robuste, da una torre di avvistamento e da finestre alte dotate di massicce grate.

Al suo interno si svolgeva la vita quotidiana di una comunità di persone (proprietari, campieri, contadini e annalori, ossia i lavoratori stagionali) che dovevano bastare a se stessi. Dunque nel baglio esisteva il forno per il pane, la cucina a legna, il pozzo e il lavatoio di pietra. E non dovevano mancare un mulino per il grano ed il frantoio per le olive.

Del Baglio Gioia non si conoscono molte notizie, tranne che il caseggiato agricolo è stato sottoposto ad alcune modifiche prima nel diciottesimo secolo e poi nel novecento. Alcune testimonianze di residenti raccontano che fino a qualche decennio fa la masseria risultava funzionante, con produzione di agrumi ed ortaggi.

E che in primavera in tutta quella zona aleggiava un delicato profumo di zagara. Qualcuno racconta anche che, dopo il suo abbandono, si vociferava che sarebbe stato trasformato in discoteca. Ma pare proprio che il ciclo di questo baglio sia ritornato alla sua primitiva origine: quella di un luogo agricolo abbandonato.
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