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Lo sfarzo a Palermo, poi il furto e la crisi: i gioielli perduti di Donna Franca Florio

Una collezione tra le più prestigiose al mondo: basta ricordare il magnifico collier con una rete di brillanti, gemello di quello donato da re Edoardo VII alla moglie

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 8 ottobre 2024

Alcuni dei gioielli di Donna Franca Florio

“Se si rievoca il nome dei Florio nell’immaginario collettivo appare donna Franca” scriveva Leonardo Sciascia. “Senza di lei la storia dei Florio sarebbe stata una storia verghiana, solitaria e dolorosa, di accumulazione e disgregazione, di sommessa e inesorabile fatalità, con lei diventa una storia proustiana di splendida decadenza, di dolcezza del vivere, di affabile e ineffabile fatalità”.

Franca Jacona di San Giuliano, sposata al commendatore Ignazio Florio, assume ai nostri occhi oggi il ruolo di figura rappresentativa dei fasti della Belle Epoque, ma già ai suoi tempi era considerata dalle dame del bel mondo esempio massimo di eleganza a cui riferirsi: alta un metro e 73 centimetri, aveva spalle larghe e vita sottile (soli 57 centimetri); il suo fisico da modella le consentiva di indossare con charme e disinvoltura le toilette dei migliori sarti parigini.

Sapeva inoltre valorizzare la propria carnagione, con abiti di colore chiaro durante il giorno e toilette sui tono del grigio, del rosso, del marrone, del viola la sera.
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Franca Florio si distingueva dunque dalle altre signore dell’alta società siciliana non tanto per bellezza, ma soprattutto per classe, portamento e gusto. A destare invidia e ammirazione erano il suo guardaroba, ma soprattutto i suoi gioielli.

La regina di Palermo perfetta in ogni avvenimento mondano, sfoggiava sempre tanti preziosi e moltissimi erano dono del marito Ignazio: la collana di corallo peau d’ange (pelle d’angelo) a tredici fili acquistata in viaggio di Nozze a Parigi; un bracciale di zaffiri e brillanti per la nascita del sospirato erede “Baby Boy” e tanti altri oggetti realizzati da Cartier, il famoso gioielliere parigino di rue de la Paix: collane, spille, anelli, bracciali…

I regali del commendatore Florio erano spesso un abile stratagemma per mettere a tacere la gelosia di Franca e per farsi perdonare scappatelle di ogni tipo, perché per gli uomini come Ignazio "le relazioni extraconiugali erano una sorta di punto di onore".

Generoso con la moglie e con le signore e signorine che frequentava, Ignazio Florio da Cartier acquistò per la Belle Otero un abbagliante gilet di smeraldi che, si mormorava tra gentiluomini, “le adagiò personalmente sui seni”.

Nel 1905, mentre fra i pettegolezzi del giorno si bisbigliava della nuova fiamma di Florio, Beatrice Tasca di Cutò sposata al principe di Lampedusa, “Bice” sfoggiava senza troppo pudore un prezioso bracciale di brillanti che Tina Scalia Whitaker non poteva non notare: “Povera Franca!” appuntava infatti sul suo diario.

Scrive Pietro Nicolosi che Cartier per consentire ai Florio di scegliere e acquistare in tranquillità, lasciava spalancate le numerose cassaforti, traboccanti di scintillanti e preziosi gioielli: enorme era la fiducia di cui godevano (e le cifre folli che spendevano!). Franca mise insieme una collezione di gioielli tra le più prestigiose del mondo: è sufficiente ricordare il magnifico collier con una rete di brillanti, gemello di quello donato da re inglese Edoardo VII alla moglie Alessandra.

In tutte le cerimonie ufficiali la signora Florio indossava sulla spalla sinistra dell’abito di corte la spilla con diamanti e lo stemma reale. Era stata nominata dama di corte della Regina Elena nel 1902, su segnalazione dell’amica Giulia Cutò Filangieri e della cognata Giulia Florio Lanza. Si racconta che le venne recapitato un biglietto in cui il cerimoniale di corte la invitava a indossare preziosi più modesti, per non far sfigurare quelli della regina Elena nelle cerimonie ufficiali.

Gioiello iconico di Franca Florio è sicuramente il filo di oltre 300 perle di Cartier, lungo sette metri: una collana più lunga di quella della sovrana, con la quale Franca venne immortalata dal pittore della belle èpoque Giovanni Boldini.

Mentre Pietro Nicolosi affermava che era formata da 5collane a cui non fu possibile aggiungere una sesta, perché le perle erano di diametro più grande, la figlia Giulia in una intervista del 1988 chiarì che non si trattava di un unico filo, ma di due collane, una di 1,80 m e una di 1,40 m. Già il 16 Maggio del 1897, le cronache annotavano che all’inaugurazione del Teatro Massimo con la rappresentazione del Falstaff, Franca, moglie dell’impresario, spiccava "nel suo abito in seta color albicocca abbinato a una splendida stola di zibellino, una mise arricchita da favolosi pendenti in parure con il collier".

Nei primi anni di matrimonio la Florio indossava spesso grossi orecchini, ma su suggerimento di Gabriele D’Annunzio, smise di portarne: secondo il Vate gli orecchini sminuivano i tratti classici del volto di donna Franca.

A proposito di gioielli, Franca donò come talismano a D’Annunzio un semplice grano di corallo, in occasione della prima della Francesca da Rimini e gli portò fortuna! Ne chiese allora un altro… La cronaca era sempre pronta ad ammirare e descrivere, per far sognare le lettrici, abiti e gioielli della signora Florio.

Nel Febbraio 1900 alla prima del Cyrano di Bergerac al Teatro Bellini di Palermo Donna Franca Florio era “sovranamente bella in magnifica toilette nera. Un alto e magnifico seracollo dava alla sua figura un’imponenza regale. Sui neri e spioventi capelli brillavano fiorami di brillanti, il collo adorno di uno stupendo filo di perle di una magnificenza davvero regale.

Le manine erano coperte da lunghi guanti bianchi su cui scintillavano braccialetti di grossi solitari”; “al Veglione di gran galà al teatro Politeama indossava un domino nero, adorno di nastri celesti, fermato da borchie di brillanti” oppure ancora “sul palco del teatro Massimo, alla prima de La Dannazione di Faust, era agghindata con un modello bianco con paillette splendenti sotto la luce di una rivière di brillanti”.

Nel Maggio 1907 La Sicilie Illustrè pubblicava uno foto a figura intera della Florio ritratta in atteggiamento veramente regale: il corpo fasciato in un abito bianco con un lungo strascico e un’ampia scollatura che metteva in evidenza il luminoso collier di diamanti; tra i capelli scintillava una tiara di pietre preziose.

Nel 1908 Franca Florio compariva tre volte sulla copertina di The Smart Set, abbigliata come una regina, sempre con il diadema tra i capelli. Nel Febbraio 1908, sempre The Smart Set descriveva la toilette delle signore presenti al Nuovo Casinò: “Franca Florio in grigio chiaro, princesse elegantissima, delineante magnificamente il contorno di una silhouette ideale, ornata di ricche broderies in tulle, tono su tono; superba parure di perle, ornate d’un grosso brillante e d’una magnifica perla; grande cappello bianco ornato da una ricca corona di piume”. Franca era anche una donna piena di slanci e umanità; generosa, donava a tutti senza limiti.

Un giorno, Giulia Canino, la figlia del sindaco di Favignana, una ragazza che la Florio aveva preso a ben volere, ammirava una preziosa spilla appuntata sull’abito. Senza esitazione la Florio si tolse il gioiello e glielo donò.

A Beatrice Mantegna in occasione delle nozze con Giuseppe Valguarnera, nel Novembre 1900, Franca e Ignazio regalarono agli sposi “un nodo di brillanti e zaffiri e una spilla in brillanti e turchine”. Si sa però che anche i ricchi piangono… e un grande dispiacere prostrava i Florio quando nella notte tra il 6 e il 7 Novembre 1922 un ladro entrava in camera di Franca, al Palace Hotel di Viareggio impossessandosi dei suoi favolosi gioielli: bracciali, anelli, broche di perle e brillanti, di rubini e di smeraldi, la lunghissima collana di perle che da sola era valutata 2 milioni di lire.

Franca Florio si accorse del furto solo a notte fonda, una volta rientrata in camera dopo aver giocato al Casinò fino a tardi. Non riusciva a darsi pace: oltre che un enorme valore economico i suoi preziosi avevano anche un immenso valore affettivo! Il suo innato ottimismo la rendeva però fiduciosa e pregava con fervore il santo a cui era più devota: "Sant’Antonio mi farà la grazia!". Diceva.

Veniva inoltre confortata dal fatto che qualche giorno dopo il tragico episodio, ritrovava vicino all’albergo, in un rigagnolo, il suo rosario di perle e alcune boccette di profumo con le sue iniziali, oggetti di cui il ladro aveva voluto evidentemente disfarsi. La stampa dedicò molto spazio al furto del secolo. Venti giorni dopo "il colpaccio" i ladri venivano arrestati al confine bavarese dalla polizia e la refurtiva veniva recuperata.

Si trattava di professionisti (un inglese e un olandese sotto falso nome) che si erano preparati per bene, soppesando con gli occhi i gioielli di Franca e osservando e annotando mentalmente le abitudini della signora Florio. Si erano intrufolati nella camera d’albergo la sera in cui era la dama era al casinò e prevedibilmente sarebbe tornata solo a tarda notte.

Il verbale di quel furto è l’unico inventario rimasto della maggior parte dei gioielli: «Un filo di 180 perle grosse, con fermaglio di brillanti e rubini; uno di 359 perle con fermaglio di brillanti; un filo di 45 perle grosse; un filo di 435 perle piccole; una collana in platino con grosse perle a gocce e brillanti grossi; una borsetta in oro e platino con cifra in rubini e ciondolo; una spilla in oro con cifra in brillanti e corona reale con nodo turchino, un orologio con brillanti a nastro e bracciale; un bracciale d’orologio in oro di forma quadrata; cinque grossi anelli con perle; un anello con rubini e brillanti; una catena lunga di brillanti divisi in tre parti; un bracciale grosso e catena di platino; un bracciale con due rubini e brillanti; un bracciale in platino con quattro perle grosse; un bracciale tutto di brillanti; un bracciale in platino con turchesi; un bracciale di brillanti e zaffiri; un anello di platino con tre brillanti; diverse spille con rubini e brillanti; una treccia con brillanti e rubini…».

Felice di aver ritrovato i suoi gioielli Franca si recò a Padova a ringraziare Sant’Antonio, ma la sua gioia fu di breve durata…perché alcuni anni dopo i gioielli sarebbero finiti all’asta per far fronte ai debiti di Casa Florio.

Nel 1929 i fratelli Merli di via Condotti presentavano un conto di lire 10.000 per un anello con perle e un grande bracciale in platino, brillanti e rose: la fattura era indirizzata a Ignazio Florio, i gioielli però non erano per Franca, ma per Vera Arrivabene, amante di lunga data... Il lupo perdeva il pelo ma non il vizio: Florio neppure in tempo di crisi rinunciava a spendere con larghezza; da un lato acquistava, dall’altro chiedeva alla moglie di vendere i suoi gioielli per pagare i creditori.

Nella primavera del 1935 vennero messi all’asta a Roma per conto della Banca Commerciale i favolosi gioielli di Donna Franca Florio. I pochi pezzi che si salvarono furono quelli che i Florio avevano donato nel 1922 a Igiea, per le sue nozze con Averardo Salviati (il corsage di brillanti identico a quello della regina Alessandra, un filo di grosse perle, un paio di orecchini antichi con sei gocce di brillanti, un anello con rubino e brillanti) e quelli che la stessa Igiea sottrasse al padre, per darli alla sorella Giulia, in occasione del matrimonio nel 1939 con Achille Belloso Afan de Rivera (tra questi la collana di 13 fili di corallo acquistata dai Florio a Parigi in viaggio di nozze).

Sapendo che Ignazio impegnava e vendeva le gioie della madre, per far fronte alla sua difficile condizione economica, Igiea chiedeva spesso a Franca di prestarle un bracciale, una spilla, un collier o un anello e poi invece di restituirli li conservava gelosamente, destinandoli alla sorella. Alla dolorosa vendita dei gioielli Franca non fece mai riferimento: tutte le volte che con i nipoti ricordava i suoi preziosi, parlava del furto e non aggiungeva altro, come se avesse per sempre perduto le sue gioie a Viareggio, in quel lontano novembre 1922.

Fonti: A. Pomar, Franca Florio, 1985. P. Nicolosi, Palermo fin de siècle, 1979. K. Giannilivigni, Le toilette della signora del liberty, 2016.
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