ITINERARI E LUOGHI
Lì puoi perderti e pregare in silenzio: in Sicilia c'è il santuario dei miracoli, dove
Lasciamo un paesino dalle mille contraddizioni con le ultime abitazioni testimoni di un lungo vissuto. In un percorso dalle pendenze dolci, inizia il rito spirituale
È tempo d’isolarsi dal centro abitato e incamminarsi verso il Santuario della Madonna della Rocca.
Lasciamo il paesino dalle mille contraddizioni, le ultime abitazioni sono testimoni di un lungo vissuto. A circa 1,9 km - in un percorso dalle pendenze dolci - inizia il rito spirituale.
Osservazione ed entusiasmo sono compagni di viaggio per alleviare la fatica.
Alla nostra destra siamo testimoni delle nuove costruzioni, lontane parenti del centro storico, mentre alla sinistra, in un recinto, ci sentiamo abbastanza osservati.
Un cavallo guarda i nostri movimenti, li segue con attenzione, indica il percorso che ci condurrà sino all’edificio religioso.
Presente e passato giocano un ruolo di forte contrasto. Si passa dalle masse popolari al silenzio non imposto, nella profonda incertezza prevale la speranza, è la strada giusta.
I saggi avevano ragione. Giunti a destinazione ci lasciamo coinvolgere da una storia antica.
Correva l’anno 1620 (per altri il 1625) quando - secondo le tradizioni orali (non sono presenti fonti storiche) - accadde un evento raro.
Una tal Rosa Innominati, oltre alla perdita del marito dovette convivere con la figlia cieca. Un giorno decise di portare la piccola Angelica a raccogliere verdura nella rocca.
Ricevute le giuste raccomandazioni, improvvisamente apparve un angelo. Lo stesso riferì che a breve sarebbe venuta la Vergine col suo Bambino.
Nell’attesa - una volta manifestata la Vergine, quest’ultima disse alla bambina di andare in paese e riferire al sacerdote e al popolo di scavare nella rocca perché custode di un simulacro (oltre alla costruzione di un santuario nel luogo del ritrovamento).
Fu seppellita (probabilmente) per evitare di essere rubata durante le incursioni saracene.
Raccontato tutto alla madre e in preda al panico per non essere creduta, corsero in paese.
Nel mentre, l’angoscia venne spazzata dal miracolo. Angelica riacquistò la vista e, una volta raccontato tutto, il popolo organizzò una processione verso la rocca (in una grotta).
Dopo intere ore di scavi venne alla luce la piccola statua di 60 cm in marmo pario. Nell’euforia generale, durante gli scavi, il braccio della Vergine all’altezza del polso e il braccio sinistro del Bambino furono spezzati.
La gioia durò poco. Infatti, il barone di Resuttana ne rivendicò la paternità, lasciando alla comunità una copia.
Finalmente, e solo nel 1873 (30 marzo), la statua fece ritorno ad Alessandria della Rocca.
Oggi è conservata nella Chiesa Madre in qualità di protettrice del paese.
Pur essendo chiuso (momentaneamente - si prevede l’apertura in via straordinaria per l’evento delle Vie dei Tesori), l’edificio sorge su un podio accessibile da una scalinata.
Il prospetto è in pietra tagliata e si affaccia su uno spiazzale che accoglie la statua di Monsignor Giovan Battista Peruzzo.
A navata unica, è arricchita da stucchi, marmi policromi e affreschi di pregio. Una coppia di colonne in stile corinzio e un timpano semicircolare descrivono il Simulacro della Madonna della Rocca.
A pochi metri dal santuario è presente un giardino. Prende forma il riposo meritato. Sono minuti ove mente e corpo trovano un equilibrio definitivo.
In una sorta di pace “estrema” intervengono voci esterne. Vogliono dirci qualcosa, recitano un rosario: e lu cori ca tutti ni tocca, vergini Santa Maria ri la rocca ri la rocca Regina Maria, vui salvati l’anima mia.
E ancora: Marunuzza ri la rocca chiamata, nta la rocca fusti truvata, ‘mbrazza tiniti Gesù Bamminu, chi fa grazi, chi fa grazi ri cuntinu, pi la grazia chi vurria vui salvati l’arma mia.
I due testi fanno riferimento a un antico rosario (ancor recitato) per ringraziare la Vergine Maria del buon raccolto. Nella prima parte è diretto ai grani piccoli, mentre nella seconda ai grani grossi.
È l’ultimo passaggio prima di ritornare in paese. In un angolino nascosto dell’entroterra siciliana ancora una volta, per l’ennesima volta, fede e tradizione sono punti fermi della comunità.
In attesa di un nuovo raccolto che dia le giuste soddisfazioni.
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