All'ombra delle star, l'hai vista (ma non lo sai): chi è "l'altra Concetta" nel Gattopardo
Abbiamo intervistato Giulia Luca, la controfigura di Benedetta Porcaroli che nella serie Netflix conquista tutti nei panni della malinconica principessa di Salina
Oggi vogliamo accendere i riflettori su Giulia Luca, una giovane ragazza di 25 anni, laureanda in Giurisprudenza Internazionale, che è stata scelta come controfigura e alias dell’attrice Benedetta Porcaroli, nel ruolo di Concetta, nella serie Netflix "Il Gattopardo".
Giulia, palermitana doc, non è la prima volta che fa del cinema, ha iniziato con dei casting con un’agenzia siciliana Talè Casting, facendo una semplice richiesta per partecipare a film, serie tv e poi come comparsa.
Oggi interpreta la controfigura e l’alias della figura attorno alla quale si dipana il racconto de "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa. Un'opera che il regista inglese Tom Shakland ha rivisto in una chiave più moderna, dando un peso differente al ruolo femminile.
La produzione italo-inglese, dopo un’attenta valutazione, relativa all’altezza, al colore dei capelli, alle misure ha scelto Giulia che, su successiva richiesta, ha inviato diverse fotografie, ancora una volta valutate per poi infine comunicare la conferma della scelta come controfigura di Benedetta Porcaroli.
Macari è stato il luogo scelto per fare le prove costume, momento importante in quanto, ci spega Giulia, gli abiti indossati dalla controfigura devono essere identici a quelli dell’attrice.
Proprio lì si è anche girata la prima scena che è stata un viaggio in carrozza. Sebbene per Giulia questo non rappresenti il suo futuro lavoro, ma piuttosto un hobby, ci stupisce nell’ascoltarla la sua consolidata professionalità, scevra dai capricci di una giovane attrice.
Infatti, nel domandarle quali siano le principali responsabilità di una controfigura durante le riprese, lei afferma che è importantissimo sapere ascoltare e saper farsi dirigere dagli assistenti della regia e dal regista stesso proprio perché è fondamentale riprodurre (nelle scene da lontano) le stesse movenze che fa l’attrice principale, soltanto quando viene ripresa frontalmente ovvero quando mostra il viso.
Ci sono state, infatti, scene in cui era importante seguire gli stessi movimenti, i gesti visti da dietro, ad esempio in una camminata dove l’attrice saliva una scalinata, Giulia ha più volte visto i video, imitando ogni atteggiamento che fosse visibile e individuabile come simile.
Mentre nelle scene in carrozza era più semplice, poiché essendo seduti, all’interno non c’era una particolare necessità di studiare le mosse. Ma vi domanderete perché sostituire un’attrice in scene statiche?
Questo è quello che mi sono domandata e la stessa Giulia mi ha spiegato che la controfigura (ripresa da dietro) e l’alias (ripreso da lontano) sono figure che accorciano i tempi di produzione, consentendo all’attore di girare altre scene in cui non può, invece, essere sostituito.
Presupponendo che, lavorando a stretto contatto, Giulia e l’attrice Benedetta Porcaroli fossero diventate buone amiche, mi ha stupito invece che discrezione e impegno hanno contraddistinto il loro rapporto.
Sebbene giovane e alle prime armi Giulia dimostra una professionalità di un certo livello che denota una grande responsabilità nell’affrontare il sui incarico e nel rispetto del ruolo degli attori.
Tra le scene più impegnative che Giulia ha registrato, lei ricorda quella girata ai Calanchi, tra i Monti Erei e l’Etna, dove è stata ripresa la scena in carrozza del viaggio della famiglia Salina verso Donna Fugata, nei primi giorni di luglio in cui si sono registrati circa 38 gradi e per di più, indossando dei vestiti ingombranti e pesanti, considerate le gonne voluminose ed il corsetto, perché anche se erano all’interno della carrozza, ogni dettaglio era minuziosamente riprodotto.
Tutto era necessario perché la recitazione fosse fedele e ogni dettaglio non fosse casuale. A detta della giovane controfigura è stata una prova di resistenza per lei siciliana, avvezza a queste temperature, ma principalmente per gli attori.
Secondo quanto ci racconta Giulia, il regista Tom Shankland era molto focalizzato sulle scene ma anche sui particolari delle stesse, tanto che ha persino organizzato e allestito delle stanze intere, adattate alle tempistiche di ripresa, per far si che gli attori non dovessero immaginare tutto il contesto in cui dovevano recitare ma fossero già immersi nel contesto stesso e proiettati nella realtà in cui erano chiamati a recitare.
Ogni ambiente, anche i corridoi che non sono mai stati ripresi, sono stati allestiti in modo che ogni attore, transitando di lì, s’immergeva in quell’epoca, molto di più in quel contesto non avendo bisogno di doversi immaginare quelle scene.
Pur essendo un film in costume con delle difficoltà logistiche, per via degli abiti ingombranti, che culturali, giacché si trattava di rivivere un tempo passato, con una connotazione storica ben precisa, Giulia ci racconta che non ci sono state grandi complessità, non è stata un’impresa ardua perché sia il regista sia tutto il cast erano molto disponibili, comprensivi, ed hanno creato un clima sereno in cui lavorare.
Riuscendo con poche parole e con semplici esempi a far comprendere ciò che era richiesto, come rapportarsi alla telecamera, come muoversi. Perciò immedesimarsi nel contesto storico del Gattopardo non è stato difficile, anzi piacevole e a volte divertente.
Questo ha consentito di lavorare bene senza intoppi, in un clima favorevole e produttivo.
Difficoltà vere e proprie? L’unica complicazione per la giovane Giulia era conciliare lo studio anche perché alcune riprese erano notturne, in particolare, ci racconta, dopo le riprese avvenute in Cattedrale, una volta terminate tutte le scene da girare alle 4 del mattino, lei è tornata a casa, non ha dormito, si è preparata e alle 8 del mattino si è recata all’Università per sostenere un esame di Diritto penale 2, conseguendo persino un un bel 30!
Ma non finisce qui perché lo stesso giorno nel tardo pomeriggio è stata richiamata sul set per girare altre scene.
Tutte le fatiche fisiche e mentali sono state ben ripagate perché Giulia, con i suoi occhi cerulei e allegri, afferma con entusiasmo di aver vissuto «un sogno ad occhi aperti», non solo per l’esperienza cinematografica di certo significativa, ma piuttosto e ancor di più per la possibilità di conoscere luoghi, ambienti e palazzi della sua città.
Solo per citarne alcuni Palazzo Comitini, di una bellezza travolgente, affascinante, senza tempo, che ha fatto da sfondo a molte scene della serie televisiva.
In questa serie la protagonista, a differenza del film, è Concetta (interpretata dall’attrice Benedetta Porcaroli) di cui Giulia è la controfigura e l’alias, che assume un ruolo importante perché propone una nuova immagine della Sicilia in qui le donne, sebbene al tempo considerate volubili, fragili, manipolabili, indifese, riescono dimostrare tutta la loro forza, la loro caparbietà nel raggiungere i loro obiettivi.
Traghettando la Sicilia verso il nuovo secolo, il XX, caratterizzato dal profondo desiderio di riscatto, di pari opportunità, di riempire la scena perché proprio in quanto donne, capaci di farlo, senza necessariamente alcun riconoscimento o approvazione maschile.
Questo è un nuovo punto di vista che probabilmente il regista ha voluto proporre per interessare le nuove generazioni e per rendere ancora più attuale il romanzo Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa, che da sempre offre interessanti spunti di riflessione.
Auguriamo a Giulia Luca non solo di vivere altre esperienze come questa, ma di essere sempre stupita della grande bellezza della nostra Sicilia tra paesaggi e edifici, ricchi della nostra storia.
Ti è piaciuto questo articolo?
Seguici anche sui social
Iscriviti alla newsletter
|
LE FOTO PIÚ VISTE
-
ITINERARI E LUOGHI
Nel cuore dell'Isola dove il tempo scorre lento: in Sicilia trovi 6 borghi terapeutici
-
ITINERARI E LUOGHI
Qui trovi la prima basilica di Sicilia: il tour fino al borgo "dell'acqua e dei mulini"