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Scappò in Sicilia e creò capolavori: dove si trovano i quadri di Caravaggio nell'Isola

Durante la sua fuga in Sicilia realizza opere straordinarie, che raccontano un periodo intenso della sua vita, segnato da inquietudini e tormenti personali

Salvo Caruso
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  • 18 gennaio 2025

La Sicilia, con la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, è stata per secoli un crocevia di popoli, culture e stili. Dalle dominazioni greche e romane al fasto arabo e normanno, ogni epoca ha lasciato sull’Isola tracce indelebili, trasformandola in una straordinaria collezione di arte e architettura.

L’isola ha attratto alcuni dei più grandi artisti della storia, che vi hanno trovato ispirazione e rifugio, lasciando testimonianze immortali del loro passaggio.

Tra il 1608 e il 1609, in un’Italia divisa tra regni e signorie, scossa da tensioni religiose e politiche ma ricca di fermento artistico, arrivò in Sicilia uno dei più grandi pittori di sempre, Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.

Nato a Milano nel 1571, Caravaggio è considerato uno dei massimi esponenti del Barocco e il maestro del chiaroscuro, una tecnica che ha rivoluzionato il modo di rappresentare la luce e le ombre. Il suo realismo brutale e la capacità di trasformare scene sacre in momenti di vita quotidiana hanno influenzato generazioni di artisti.
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Caravaggio giunse in Sicilia in fuga da una condanna a morte, dopo essere stato coinvolto in una rissa mortale a Roma. La sua vita errante lo portò prima a Napoli e poi a Malta, ma fu proprio sull’isola siciliana che il pittore trovò una sorta di rifugio temporaneo e allo stesso tempo un’occasione per continuare a esprimere il suo genio artistico.

Durante il suo soggiorno, realizzò alcune delle sue opere più straordinarie, che ancora oggi affascinano il mondo e raccontano un periodo intenso della sua vita, segnato da inquietudini e tormenti personali.

A Siracusa, Caravaggio dipinse Il Seppellimento di Santa Lucia, un’opera commissionata per la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro. La scena rappresenta il momento della sepoltura della santa, con figure che emergono dall’ombra e una luce drammatica che attraversa l’intera composizione.

La profondità del dolore e la solennità del momento sono evidenti nei volti dei presenti, mentre il corpo di Lucia sembra quasi dissolversi nella terra, simbolo della fragilità umana. Questo dipinto, oggi conservato nella stessa basilica, è un esempio straordinario dell’intensità emotiva che Caravaggio sapeva trasmettere.

A Messina l’artista realizzò due capolavori, La Resurrezione di Lazzaro e L’Adorazione dei Pastori. Nella Resurrezione, l’istante in cui Cristo riporta in vita Lazzaro è carico di energia e tensione. Il corpo di Lazzaro, ancora rigido e segnato dalla morte, è sostenuto da un gruppo di uomini mentre lo sguardo di Gesù, carico di potere divino, domina la scena. I volti dei presenti esprimono meraviglia e timore, catturati in quel momento di passaggio tra la morte e la vita.

L’Adorazione dei Pastori, invece, è una rappresentazione della Natività intima e semplice. La Madonna e il Bambino sono circondati da pastori che si avvicinano con umiltà, mentre la luce che avvolge la scena dona un senso di pace e raccoglimento. Entrambe le opere si trovano oggi al Museo Regionale di Messina.

A Palermo, Caravaggio dipinse La Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi per l’Oratorio di San Lorenzo. Questo dipinto, uno dei suoi capolavori più celebri, mostra una scena della Natività priva di idealizzazione, con personaggi che sembrano usciti dalla vita quotidiana. La luce crea un’atmosfera di intimità, mentre i santi osservano la scena con un’adorazione che invita lo spettatore a condividere il loro stupore.

Tuttavia, questa opera è oggi avvolta nel mistero. Nel 1969, fu trafugata dall’oratorio in quello che è diventato uno dei furti d’arte più famosi della storia. Considerata dall’FBI il dipinto più ricercato al mondo, la Natività è stata sostituita da una copia, ma il suo originale resta un simbolo di perdita per il patrimonio culturale siciliano.
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