ITINERARI E LUOGHI
La immagini sin da piccolo e non sai che è in Sicilia: la strada che scopri (solo) guidando
Quante volte abbiamo disegnato un paesaggio simile? Non abbiamo bisogno di fantasticare un luogo perfetto, ce l’abbiamo in casa: vi sveliamo dov'è in Sicilia
Nell’asfalto (scarsa manutenzione) crescono pure i fiori. L’esempio calza poco a pennello, però ci conduce dentro l’entroterra siculo. Saliscendi e curvoni panoramici dettano legge, primeggiano di fronte all’incantevole scenario ambientale.
La provincia di Agrigento mescola i confini con quelli palermitani. È la giusta conclusione di un itinerario che si snoda dentro minuscoli agglomerati ricchi di storia.
Passato il borgo di Giuliana, la strada per raggiungere il “Grande Cinema Paradiso” è lunga circa 20 km.
Un po' tortuosa, ma affascinante. A 10 km dall’ingresso cittadino, ecco spuntare uno degli angolini “cchiu virdi di la Sicilia”.
Di fronte all’attento e intrepido visitatore la natura offre il meglio di sé, con osservazioni e contesti di diverso tipo. Nell’arco di poche decine di metri (in linea d’aria), mente e corpo compiono giri senza punti cardinali esatti.
Da destra a sinistra le montagne dipingono forme vivaci che rimarcano ancora una volta la bellezza dei Monti Sicani. Rappresentano una delle più belle catene montuose siciliane.
Si parte dai Monti di Palazzo Adriano e la Valle del Sosio. Un luogo di rara bellezza. In mezzo ai monti spunta una “chiazza virdi marcata”. È la diga Gammauta.
Fu costruita il 29 dicembre del 1937. L’invaso - con una capacità di oltre due milioni di metri cubi - viene usato per la produzione di energia elettrica. La caratteristica principale è la curvatura a valle.
Le tecniche di costruzione adottate furono quelle con cemento liquido spinto a fortissima pressione, entro profondi fori fatti nel corpo della diga e nelle rocce circostanti.
Lo scopo era il consolidamento delle porosità e della struttura. Una galleria di circa 10,5 km scavata (in soli quattro mesi) all’interno delle montagne permetteva alle acque di raggiungere l’abitato di San Carlo (frazione di Chiusa Sclafani).
La struttura dista pochi chilometri dalla cittadina di Palazzo Adriana (secondo l’Istituto Luce che rese onore alla diga).
Trattasi invece di Palazzo Adriano. Minuscole casette ondeggiano a 700 metri circa alle pendici del Monte delle Rose. Il vento è impaziente, nasconde in sottofondo una melodia dai profondi contenuti popolari.
La tradizione è di casa in quei luoghi e “Moj e bukura More” esalta la sintonia tra identità territoriale e senso di appartenenza sociale. Quel monte è una gradita sorpresa, a 1436 metri è padrone dei destini. I gradi (ricordate il giro di 180?) si lasciano tentare dai colori.
Anche nelle giornate “grigie” non mancano affatto! I nuvoloni tentano di scolorire le immagini perfette di un ambiente appariscente. Pochi passi ancora e tentiamo di affondare il colpo: la statale 188 si erge a smanie di protagonismo.
Dietro di noi avvertiamo certe presenze. Tranquilli, non si tratta di fantasmi e leggende. Qui corrono certezze. Le asperità sono a tinte verdi, mentre le ricordiamo sempre con l’acceso marrone.
La vegetazione è uno degli aspetti della catena montuosa, toglie di fatto la sua originalità. Il mondo delle favole - per una volta - assume caratteri reali. Ci siamo dentro silenziosamente.
Quante volte abbiamo disegnato un paesaggio simile? Non abbiamo bisogno di fantasticare un luogo perfetto, ce l’abbiamo in casa.
“Ogni passettino in mezzu a la trazzera” insegue scatti da pensare, cercare e immortalare. Anche questa volta - come spesso accade - la Sicilia non smette di farci sognare.
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