STORIA E TRADIZIONI
Lei, Pino "u pullu" e l'arabo: quel (doppio) delitto dimenticato tra i vicoli di Palermo
È il 1965, il Palermo rischia la serie C e Salvo Lima diventa sindaco, ma al Borgo Vecchio si parla solo di Maddalena e della sua storia (forse d'amore) finita male
Via Conte Ruggero al Borgo Vecchio, foto di Neil Marcus, 1955 (immagine tratta da "Palermo di Una Volta")
Da dove viene lui, lo Yemen, il pesce si mangia quasi tutto fritto, quasi tutto condito con la mutafaya, una salsa rossa piccante. È triste il porto di Palermo a gennaio, è una di quelle città in cui non dovrebbe mai fare buio prima delle otto. Se poi le aspettative sono quelle di osservare i ratti rincorrersi sul molo, meglio andare in letargo come le marmotte.
Quella sera però Noman è felice, sa che a breve rivedrà il suo amore e non sta più nella pelle.
Sposata a soli 14 anni, una sera vide rientrare a sorpresa il marito che prestava servizio militare a Bari. Era furioso, gli era arrivata voce che sua moglie non conducesse una vita propriamente “allineata”. Dalle parole ai fatti fu solo questione di minuti: quattro coltellate.
Quattro coltellate che l’avevano lasciata in vita, seppur una parte di lei fosse morta per sempre. Fortuna che il tempo guarisce, fortuna che il fato a volte ci fa incontrare persone nuove. Giuseppe Panzica si chiama, è più grande di lei di due anni ed è il suo nuovo compagno.
È stato per lui che Maddalena si è spostata a Borgo Vecchio in vicolo Santa Rosalia. È stato grazie a lui che si è rifatta una vita e ha trovato impiego. Poco importa se il mestiere in questione è quello della prostituta e la gente la chiami “u folletto”, non certo per la statura, quanto per il paragone con la famosa aspirapolvere.
Poco importa se il nome con cui il suo Giuseppe è conosciuto in borgata sia quello di Pino u pullo, inteso come maschile di puella, inteso come protettore, pappone, magnaccio. Quella, alla quale adesso si è aggiunta Vincenza Montorio, anche lei prostituta, è la sua famiglia, l’unica che ha. Il resto non conta.
Per la verità il suo rapporto con Giuseppe da un po’ di tempo si è guastato. Eh sì, certo, il lavoro è lavoro e serve per portare il pane a casa; ma una volta oltre il lavoro c’era anche qualcos’altro, c’erano loro due. Adesso le loro conversazioni si sono ridotte solo a piccioli e travagghio, travaggio e piccioli.
In più, perché la gente altro non sa fare se non scagliare la prima pietra contro il peccatore, circola una voce su una sua presunta storia con un cliente. Pietre, sempre vivere schivando pietre.
D’altronde una che si chiama Maddalena dovrebbe farci l’abitudine. Pino u pullu però è sospettoso, e ogni tanto gliela butta la battuta. Lei nega, nega sempre. Anche perché Noman il marinaio non è un cliente, non lo ha sentito come un cliente sin dal primo istante. E poi con un cliente non si va al cinema, non si va a pranzo al ristorante.
La settimana prima, Maddalena, ha avuto perfino il piacere di presentargli sua madre, e lui, Noman, l’ha invitata ad unirsi a loro per una cena. E poi, nonostante la giovane età, è una persona molto matura, non fa mai riferimento ai “piccioli” e quando parla dei luoghi da dove viene e dei posti visitati starebbe ore e ore ad ascoltarlo.
Sì, è vero, forse è stato un po’ azzardato viversi così alla luce del sole, ma con Giuseppe ci ha parlato, ha deciso di lasciarlo ed è giusto che se ne faccia una ragione.
Pino u pullu lo viene a sapere, Pino u pullu viene a sapere sempre tutte cose. Sa che quella sera Maddalena sta attendendo proprio lui: il marinaio, l’arabo. Così intorno alle 22.30 va a farsi una passeggiata al Borgo, dove incontra Vincenza Montorio in compagnia di Maddalena Lo Biondo.
È proprio lei a dirgli di stare aspettando a breve Noman, facendogli intendere che è solo una cosa di travagghio. A quel punto Pino u pullu se ne va al cinema da solo, poi, intorno all’una torna da Maddalena, ma la trova ancora immersa nel suo lavoro. Ne approfitta per andare a prendere qualche panino d’asporto alla pizzeria Bellini, quindi ritorna da Maddalena. La trova insieme a Noman l’arabo, e c’è pure Vincenza Montorio. Sono le 2 del mattino e si è fatto tardi pure per uno che di mestiere fa u pullu. Pino decide perciò di prendere armi e bagagli e tornarsene a casa sua, in via Maggiore Perna n.15.
È giovedì 18 gennaio 1965, il sole splende sul porto di Palermo, i gabbiani reclamano la colazione. La luce dell’alba si insidia timidamente nei vicoli di Borgovecchio. I raggi filtrano dalle finestre della camera da letto di Maddalena. Quella notte Noman è rimasto lì, accanto a lei. È seduto in mutande e canottiera con le spalle poggiate al capezzale. Quattordici coltellate gli squarciano il corpo, profonde, quasi tutte all’altezza del collo. Sdraiata sul materasso come una musa, lei, Maddalena, violata dalla lama del coltello per dieci volte.
A trovarli proprio Pino u Pullu, che scappa fuori dalla stanza e corre a chiamare i carabinieri. Il duplice omicidio sembra un caso di rapina finito male. Una prostituta, un arabo, Borgo Vecchio, non può che trattarsi di una rapina. Solo una cosa non torna: Noman nella tasca della giacca porta una mazzetta di banconote e non una di queste è stata sottratta.
È per questo motivo che decidono di mettere sotto torchio il protettore che fornisce la versione descritta sopra. Il racconto che però fa Vincenza Montorio è diverso, inverosimile, pieno di contrasti. Gli inquirenti comprendono che è lì che bisogna scavare. Poco dopo la prostituta crolla e racconta tutta la verità: è stato Pino u pullu ad ucciderli.
È piombato verde di gelosia a casa di Maddalena, accusandola di utilizzare la scusa del “travagghio” come un alibi per amarsi con l’arabo. Da qui le coltellate. Neanche questa versione è troppo completa, prima viene rilasciata, poco dopo richiamata perché sospettata. Intanto la vita scorre.
Il Palermo Calcio si piazza al quart'ultimo posto, salvandosi miracolosamente per un punto dalla retrocessione in C, Salvo Lima diventa sindaco di Palermo, Ciancimino termina il suo mandato di assessore ai Lavori Pubblici e torna fare il semplice consigliere comunale (almeno per adesso).
Ci vorranno tre lunghi anni perché la Corte d'Assise accusi definitivamente, Giuseppe Panzica, alias Pino u pullu, e Vincenza Montorio rispettivamente di duplice omicidio e concorso in omicidio. Poi passano gli anni, i ricordi sbiadiscono e questa diventa una storia che forse non c’è mai stata.
È il 17 gennaio del 1965. Noman freme perché a breve vedrà Maddalena. Averla a sorsi non gli basta più. Pensa, sogna. Fantastica un giorno di dormire con lei, di risvegliarsi al mattino e trovarla accanto nello stesso letto….
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