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Le comitive, la politica e le serate al "Kibutz": l'epoca d'oro della Palermo anni '70

Chi è cresciuto a Palermo negli anni '70 ricorderà lo scantinato di via Lombardia 9, nato come punto d'incontro di un gruppo di amici e poi diventato un pub-locale

  • 12 settembre 2023

L'ingresso del vecchio "Kibutz", a Palermo

«Non volevamo perderci»: così 20 compagni di scuola, maturati del Liceo Scientifico dell'Istituto Ranchibile di piazza Don Bosco a Palermo, nel 1972 decidono tutti insieme di affittare uno scantinato in via Lombardia 9, dove si sarebbero ritrovati al pomeriggio per stare insieme.

Una casa quindi condivisa per trascorrere qualche ora insieme con grande creatività. Tra questi giovani, c'è Ezio Gonzales, che come vedremo, in quelle mura troverà la sua "scuola di vita".

«Era un autentico punto di ritrovo. Avevamo tutti le chiavi» ricorda Gonzales. Presto, però, il numero si fece interessante, perchè oltre ai fratelli e ai cugini di ogni elemento arrivarono anche tanti amici.

Una sera, seduti per terra, con le candele accese e senza luce, si pensò di dare un nome a quella "casa" che si stava trasformando in un vero e proprio "locale". Ciascuno di quei ragazzi comproprietari provava a dire il suo. Attorno a quel brusìo saltò fuori KIBUTZ proprio come quella forma associativa di volontari dello stato di Israele. Una "b" sarebbe saltata per dare maggiore identità a quel posto.
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Ecco che c'erano teatro, cabaret, proiezione di film superotto e qualcuno che si voleva sperimentare con uno strumento cominciava ad esibirsi. Venne istituito un sistema di tesseramento riservato solo ai soci. Al bar si sarebbero alternati i soci fondatori a dimostrazione di una proprietà "condivisa".

Erano gli anni '70, gli anni di piombo, gli anni delle stragi mafiose. Per le strade, problemi politici ce n'erano tanti. Molti giovani amavano avvicinarsi, anche se talvolta marginalmente, alla politica attiva per la strada e succedeva che spesso per le vie di Palermo si picchiavano quelli di estrema destra con quelli di estrema sinistra.

Gli stessi si potevano incontrare la stessa sera al "Kibutz" discutere in maniera del tutto civile. «Fuori si pigliavano ma dentro parlavano» per dirla alla Gonzales.

Nel pubblico del "Kibutz" cominciava ad arrivare qualche "infiltrato". «Li riconoscevamo perchè erano vestiti in maniera diversa» ironizza Ezio Gonzales. Ogni angolo del locale era sapientemente costruito e inventato in maniera artigianale dall'entusiasmo di quei palermitani all'epoca del niente.

Quegli studenti non erano solo creativi ma anche entusiasti e soprattutto goliardici. Con una vena improvvisativa quei 50 ragazzi decisero di girare un film proprio davanti al "Kibutz". Il più anziano avrebbe fatto il "produttore".

«Abbiamo fatto finta di girare un film a Belmonte Mezzagno», un film senza titolo con un copione stilato la notte prima al Kibuz, racconta Gonzales. Ci sono ancora foto straordinarie che ritraggono tecnici con tanto di cuffia e «lo spinotto della cuffia messo in tasca».

«La cinepresa era una di quei contenitori frigo che si portavano in spiaggia, di colore nero, con un tubo di DDT e una "coppa del nonno" come obiettivo» sorride divertito Ezio Gonzales pensando a tempi irripetibili. Un locale e un pubblico in continua espansione negli anni dei "figli dei fiori" con una gran voglia di libertà, divertimento, e tanto desiderio di stare insieme.

I ragazzi erano molto rispettosi nei confronti delle ragazze: non si lasciavano scendere da sole dall'auto ma si accompagnavano fin davanti al portone. Era una Palermo piena di giovani, in un tempo in cui gli adolescenti restavano in città perchè le opportunità di studio e lavoro non mancavano.

I ragazzi crescevano insieme e restavano. Le comitive del "Fiamma" e di "Piazza Unità d'Italia" spesso migravano al Kibutz perchè trovavano più divertente quel posto che stare riuniti per la strada. I controlli all'ingresso erano sempre molto puntuali per dare affidabilità a quel sogno diventato realtà di quella classe "maschile" del Ranchibile che sognava le "conquiste".

I ragazzi crescevano in serenità sebbene in una Palermo violenta. Quella generazione aveva sentito gli "spari" degli attentati a Cesare Terranova e a Boris Giuliano, per fare solo due esempi.

Quasi tutti i soci fondatori avevano uno spirito "conservatore" riferito a quel luogo: volevano esprimere la loro voglia di fare "comunità" solo in quel posto. C'è n'era uno, invece, che voleva andare avanti, costruire, cercare altro altrove.

Questo era Ezio Gonzales che nel 1980 saluta i suoi compagni di scuola e il suo amato "Kibutz" per fare una nuova esperienza insieme a Rosalba Di Gregorio, Fabio La Bianca e Giancarlo Geranio alzando la saracinesca del Malatempesta in via Ragusa.

Ezio Gonzales si può definire il re del fermento per essere riuscito in tanti anni a formare uno "zoccolo duro", una bella folla che lo ha seguito fino all'apertura del Malaluna.
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