STORIA E TRADIZIONI
La storia della Basilica che Federico II tentò di distruggere: San Francesco d'Assisi
Alla chiesa che vediamo oggi hanno partecipato praticamente i più grandi artisti di ogni epoca: da Gagini a Laurana, la chiesa ci regala elementi gotici e rinascimentali
La basilica di San Francesco d'Assisi a Palermo
La grandiosa chiesa è stata concepita da un iignoto architetto: di impostazione basilicale, a tre navi, ripete nella pianta il tipo di altre chiese siciliane ma lungo i suoi sette secoli di storia ha subìto fondamentali trasformazioni. Trasformazioni che, causate in gran parte dal sorgere di cappelle gentilizie, sfigurarono l'aspetto primitivo dando occasione ad ardite innovazioni operate nel 1549, quando il tetto ligneo fu sostituito con le volte a crociera.
Di ciò ne fanno testimonianza il portale di Francesco Laurana, i vari portali delle cappelle dei Gagini con le loro ammirate Madonne e il coro intagliato: superba e forse unica opera di legno del Cinquecento in Sicilia.
Le prime fonti relative all'edificio sono del letterato, storiografo e biografo Vadingo che riporta la fondazione del primo convento in prossimità delle mura della città, quando san Francesco d’Assisi era ancora in vita.
Tempo addietro gli ecclesiastici locali, col sostegno dei Saraceni, cacciano i frati franescani da Palermo così francescani riparano al centro Italia riferendo però l'episodio a Papa Gregorio IX, a Viterbo. Questi ordinò la riedificazione della struttura all'arcivescovo Landone da Messina, approfittando dell'assenza temporanea del titolare palermitano Berardo di Castagna, amico intimo e fedele dell'imperatore Federico II di Svevia, impegnato ad accompagnare il sovrano in Germania.
Così i frati ritornarono, forti del permesso papale, ed eressero il nuovo convento utilizzando una torre diroccata come campanile, primitiva fortificazione chiamata "Maniace" dal nome del condottiero al servizio dell'imperatore Michele IV il Plafagone durante la dominazione bizantina.
Nel 1239, a causa di dissidi col Pontefice, l'Imperatore Federico II decreta la distruzione dell'edificio che quindi rimane in rovina. Nel 1255, scomparso da alcuni anni Federico II, Fra Ruffino Gorgone da Piacenza, vicario generale in Sicilia e penitenziere apostolico, cappellano di Papa Alessandro IV, ricevette la licenza con la quale affidò il compito al vescovo di Malta Ruggieri di Cefalù.
I lavori della costruzione della chiesa iniziarono e furono perfezionati sotto il regno di Carlo I d’Angiò. Nel 1302, furono costruiti il portale maggiore in stile dal nobile Chiaromonte e il prospetto anteriore, poi la costruzione della Cappella Senatoria, la costruzione del Cappellone e quella della Cappella di San Francesco.
Si fecero anche interventi relativi alle tre absidi e all'allungamento con il conseguente ingrandimento delle navate e del corpo centrale dell'edificio. Si realizzarono, inoltre, le diverse cappelle in stile gotico e rinascimentale, tra cui la Cappella Mastrantonio, prima manifestazione del rinascimento siciliano.
Nel XVI secolo, durante la dominazione spagnola avvenne la Costruzione della Cappella di San Giorgio commissionata dalla comunità genovese, corrispondente ai locali dell'attuale vestibolo della sacrestia, con accesso dal chiostro settentrionale del Convento.
Dal 1518 al 1531, la struttura ospitò le sessioni straordinarie del Parlamento generale di Sicilia e nel 1523 Leonardo Ventimiglia, Padre guardiano del Convento e per due volte Ministro provinciale dell' Ordine dei Frati Minori conventuali, dota la chiesa di un organo opera dei fratelli Giovanni e Paolo Gili.
Nel 1548, avviene Il restauro dei soffitti e la volta centrale viene costruita in stile Gotico Italiano e nel 1627 il coro fu posto dietro l'altare maggiore anni dopo l'interno della chiesa fu decorato con stucchi e affreschi di Pietro Novelli e Gerardo Astorino.
Del Settecento sono invece gli affreschi raffiguranti figure bibliche e santi mentre Giacomo Serpotta adornava l'interno con le statue delle Virtù francescane e alcune delle sue meravigliose opere in stucco.
Nel marzo del 1823, l'edificio fu danneggiato dal terremoto ed il restauro avvenne, invece, secondo i canoni dello stile neoclassico: anni dopo, ella seconda metà dell’Ottocento, il restauro che fu diretto dall’architetto Giuseppe Patricolo. E ancora le vetrate sono opere di Salvatore Gregorietti.
Nel 1943, alcuni ordigni bellici colpirono l'area compresa la parte mediana della navata sinistra e le aree dell'adiacente Convento a maggio dello stesso anno la chiesa, il monastero e tutti i monumenti limitrofi furono gravemente danneggiati. Nel 1924 il Papa Pio XI conferì all'insigne luogo di culto la dignità di Basilica minore.
All’interno della Basilica di San Francesco sono sepolti alcuni membri delle potenti famiglie committenti infatti si possono ammirare, tra le cappelle anche lapidi, sarcofaghi e stemmi, blasoni e targhe che commemorano e perpetuano il loro patrocinio, il ricordo, la posizione, la fama e le opere.
Tra essi troviamo: Abbate, nucleo storico familiare d'origine napoletana, Abatelli o Patella, nucleo storico familiare d'origine lucchese, Aiutamicristo nucleo storico familiare d'origine pisana, Bologna o Beccadelli di Bologna, nucleo storico familiare d'origine bolognese, Bonanno, nucleo storico familiare d'origine pisana, Chiaromonte, nucleo storico familiare d'origine francese, Filangieri, nucleo storico familiare insediatosi a Palermo in epoca normanna, titolari del patrocinio del chiostro e andito sacrestia, Galletti, nucleo storico familiare d'origine pisana, Paruta, nucleo storico familiare d'origine veneziana, Alliata, nucleo storico familiare d'origine pisana, Spadafota o Spatafora e tanti altri.
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