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Rischia l'estinzione ma le sue radici spaccano le rocce: la pianta da proteggere in Sicilia

Tra i tesori botanici che arricchiscono la biodiversità siciliana, una si distingue per essere una delle piante più eleganti e rare sull'Isola: vi sveliamo qual è la specie

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 18 aprile 2025

Erica sicula

Tra i tesori botanici che arricchiscono la biodiversità siciliana, Erica sicula si distingue per essere una delle piante più eleganti e rare presenti sulla nostra Isola.

Da qualche giorno celebrata dalla stessa pagina Instagram del Corpo forestale della regione siciliana, questa pianta appartiene alla famiglia delle Ericaceae ed è una delle ricercate dai botanici, per via della sua distribuzione limitata.

Endemica della nostra regione, cresce spontaneamente nei suoli calcarei della Sicilia occidentale, solo in quell’aree che vengono influenzate dalla brezza marina.

La si può trovare per esempio su Monte Cofano o nei versanti tirrenici dei Nebrodi e delle Madonie, fino all’altezza di 500 metri, dove può formare dei cespugli non più alti di 40 cm.

Le sue foglie sono piccole, aghiformi e molto fitte, adattate a resistere alla siccità e all’esposizione solare intensa tipiche del clima mediterraneo.

Alcune sue popolazioni si possono trovare anche lontano dalla Sicilia, come per esempio in Turchia, dove esiste una sottospecie nota come Erica sicula subsp. Bocquetii.

Simbolo della macchia mediterranea siciliana, sfortunatamente negli ultimi tempi questa specie è stata minacciata dagli incendi, che hanno colpito negli scorsi anni alcuni settori costieri del trapanese e del palermitano.

Anche però l’urbanizzazione e i cambiamenti climatici risultano un problema, poiché favoriscono l’arrivo di specie competitrici dall’altra parte del mondo.

Per quanto riguarda invece i fiori, che dalla forma ricordano delle piccole campane, esse sbocciano da metà aprile fino alla fine della primavera e sono di un delicato colore rosa-lilla.

I fiori attirano inoltre molti insetti, tra cui è impossibile non menzionare api e farfalle.

Come molte altre piante che crescono sui versanti delle montagne calcaree, le sue radici stabilizzano notevolmente il suolo, prevenendo l’erosione e contrastando il pericolo delle frane, vera e propria minaccia per le comunità marittime che si trovano a ridosso dei picchi carbonatici.

Descritta per la prima volta da uno dei più importanti botanici italiani della storia, Giovanni Gussone, nel 1821, l’Erica sicula è anche un buon indicatore di qualità ambientale.

La sua assenza nel territorio nel periodo primaverile può essere infatti considerata una conseguenza del degrado e della siccità.

Secondo la IUCN, ovvero l’Ente internazionale per la Conservazione della Natura, che definisce qual è il pericolo di estinzione per ognuna delle specie conosciute, l’Erica sicula è in pericolo critico di estinzione, dato che imporrebbe alla amministrazione regionale di prevedere piani di tutela e gestione insieme alle università e all’associazioni ambientaliste.

Infine, una curiosità che vale per tutti i rappresentanti del genere Erica. Questo nome deriva dal greco e per la precisione dalla parola “ereíke”, che significa “spaccare”.

Tale significato è un riferimento al comportamento di queste piante, le cui radici erano in grado di “spaccare” le rocce e di agganciarsi ad esse.

In epoca classica queste piante venivano inoltre usate in medicina, per le loro proprietà diuretiche e depurative.
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