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In Sicilia i diavoli in festa rubano le anime: dove soffia il "vento di Mazzamuriddu"

Dal punto di vista naturale, questa non prevista raffica di vento è descritta come una sorta di tromba d’aria, capace di alzare polvere, foglie e piccoli detriti

Erika Diliberto
Giornalista
  • 28 ottobre 2024

In Sicilia esiste il vento di Mazzamuriddu dove i diavoli in festa derubano le anime ai malcapitati. Compare per caso, come per incanto. Non si da dove venga ne dove morirà, se ne conosce soltanto la sua forza impetuosa e il suo girare e girare, travolgendo follemente tutto ciò che incontra nel suo cammino.

Non è una tromba d’aria come siamo abituati a vederle sui telegiornali o nell’ultimo film americano di turno, questo è il vento di Mazzamuriddu, un piccolo ciclone distruttivo, capace di seminare scompiglio e disordine in tutta la Sicilia.

Il vento di Mazzamuriddu è una delle più suggestive manifestazioni naturali del folklore siciliano, un fenomeno atmosferico che affonda le sue radici in leggende antiche, tra cui quella del ballo dei diavoli.

Il termine "Mazzamuriddu" deriva probabilmente da un misto di termini dialettali e antichi, legati sia alla parola "mazza", cioè bastone o colpo, sia a "mauro" o "mavuru", che fa riferimento a qualcosa di oscuro, probabilmente collegato ai Mori o a spiriti maligni.
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Questa parola sembra indicare non solo il vento come un fenomeno naturale in se, ma anche un’entità animata, un demone o un folletto malvagio che sconvolge la quiete delle campagne e dei borghi.

Nella tradizione popolare siciliana, questa rara quanto enigmatica condizione climatica, se così si può dire, non è semplicemente una corrente d’aria violenta e improvvisa, ma una forza quasi soprannaturale, legata a spiriti maligni e a danze diaboliche.

Dal punto di vista naturale, questa non prevista raffica di vento è descritta come una sorta di tromba d’aria in miniatura, capace di alzare polvere, foglie e piccoli detriti con una forza impressionante.

Nonostante le sue dimensioni ridotte, questo vento è comunque temuto per la sua capacità di sradicare piante, spostare oggetti e creare confusione.

Esso si manifesta all’improvviso, senza alcun segno premonitore, e spesso dura solo pochi minuti, ma la sua furia è sufficiente a lasciare un’impressione duratura su chi lo vive.

Al centro della tradizione legata al vento di Mazzamuriddu c’è la leggenda del “ballo dei diavoli”, un racconto che conferisce a questo vento un’aura di mistero e terrore.

Secondo questa antica credenza, il vento non è altro che l’espressione della furia dei demoni, che nelle notti più buie e tempestose si radunano nei campi e nelle campagne per dare vita a una danza frenetica e diabolica.

Il "ballo dei diavoli" è una visione inquietante: si narra che nelle notti in cui soffia Mazzamuriddu, si possano scorgere ombre e figure oscure che danzano vorticosamente al ritmo del vento, come se fossero preda di una follia infernale.

Queste creature, incarnazioni di spiriti maligni o diavoli veri e propri, si aggirano nei luoghi isolati, sollevando polvere e detriti in una sorta di sabba infernale. Chiunque osi avvicinarsi rischia di essere trascinato nel ballo, perdendo il controllo del proprio corpo e della propria volontà.

La danza dei diavoli è vista come un rituale oscuro, una celebrazione della ribellione contro le forze divine, che prende forma nel caos portato dal vento.

Alcune versioni della leggenda suggeriscono che i diavoli usino il vento di Mazzamariddu per punire gli esseri umani, coinvolgendoli nel loro ballo fino allo sfinimento, oppure per rapire le anime di coloro che si trovano all’aperto durante il suo passaggio.

Questo vento, quindi, assume la forma di un castigo divino, portando con sé non solo distruzione fisica, ma anche il terrore dell’ignoto. In Sicilia, i venti hanno sempre giocato un ruolo importante nella vita quotidiana e nella cultura popolare.

Il vento non è mai solo un fenomeno naturale, ma porta con sé simbolismi complessi, a volte positivi, altre volte negativi.

Nel caso di Mazzamuriddu, questo turbine rappresenta l’elemento incontrollabile e distruttivo della natura, qualcosa che l’uomo non può prevedere né domare.

Il suo legame con il mondo dei demoni e delle forze oscure riflette la profonda credenza siciliana nel soprannaturale, dove la natura è vista come il riflesso delle lotte tra bene e male.

Dal punto di vista meteorologico, il nostro Mazzamuriddu potrebbe essere identificato come uno dei tanti venti impetuosi che soffiano sulla Sicilia, come il libeccio o lo scirocco, che con la loro violenza improvvisa scuotono il paesaggio siciliano.

La conformazione geografica dell’isola, circondata dal mare e con un terreno montuoso e variegato, rende il clima particolarmente soggetto a venti forti e irregolari. Nonostante l’aura oscura che circonda Mazzamuriddu, il vento ha comunque, sempre avuto un ruolo essenziale nella vita della Sicilia. Esso è visto anche come simbolo di cambiamento e purificazione.

Alcuni racconti suggeriscono che, nonostante la sua natura demoniaca, possa avere anche una funzione catartica: distruggere per rinnovare, portare caos per poi lasciare spazio alla quiete.

In alcune regioni della Sicilia, infatti, il suo passaggio di era anche collegato a riti propiziatori: si credeva che, dopo la sua furia, la terra sarebbe stata più fertile e i raccolti più abbondanti.

Questo dualismo tra bene e male, vita e morte, è tipico del folklore siciliano, dove spesso le forze oscure convivono con quelle positive, in un delicato equilibrio di credenze e tradizione.

Pitrè in "Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano" (1989), alla voce "Esseri soprannaturali e meravigliosi" descrive u Mazzamuriddu come il quarto diavolo.

Ecco cosa scriveva l’antropologo siciliano: «Tra tanti e tanti diavoli che popolano l’inferno, la tradizione ne distingue sei, ai quali dà nomi ed uffici speciali: 1 Lu Gifru o Cifaru o Capo Gifaru Zifaru; 2 Varsu cani; 3 Farfareddu o Farfaricchiu o Nfarfaricchiu; 4 Mazzamareddu o Ammazzamariddu ed anche Mazzapaneddu; 5 ‘Ntantiddu o Tentaturi; 6 Zuppiddu».

Molti anziani siciliani, ancora oggi, raccontano diverse storie legate a questa enigmatica condizione atmosferica e al suo potere malefico.

Per tenerlo lontano, a Santa Maria di Licodia, nel catanese, un anziano contadino alzava la mano sinistra in aria e, tracciando tre croci in direzione del vento, urlava parole di scongiuro: "Mazzamuriddu, ccu la mazza ‘n coddu, passa di cca’, ca ti rumpu lu coddu!"

Durante il suo passaggio, si raccomanda, dunque, di chiudere finestre e porte, di evitare di uscire e di non guardare fuori, per non attirare l’attenzione degli spiriti maligni che viaggiano con il vento.

Se ci si dovesse malauguratamente trovare in sua presenza, non resta che pronunciare l’anatema del contadino…tenetelo bene a mente!
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