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In Sicilia è un rito più antico del presepe: che vuol dire se ti dicono "ti mangiasti la cona"

L’addobbo che lo circonda è un’articolata composizione di rami e fronde, frutti, fiori e altre parti di piante, tradizionalmente quelle associate all’inverno siciliano

Daniele Ferrara
Esperto di storia antica
  • 28 dicembre 2023

Se tutte le persone conoscono – e costruiscono – il presepio, come in tutta la Sicilia, poche a Messina e nel territorio peloritano ricordano ancóra la “cona”, un addobbo natalizio dall’aspetto incantato e suggestivo, più simbolico che scenico. Della cona, visto il suo carattere prettamente naturale, possiamo dire che sia anche più antico del presepio.

Che cos’è la Cona? Immaginate una cavità fatta di foglie e frutti, come una grotta: all’interno si colloca un Bambinello, solitamente nella classica rappresentazione di luminoso bimbo benedicente.

L’addobbo che lo circonda è un’articolata composizione di rami e fronde, frutti, fiori e altre parti di piante, tradizionalmente quelle associate all’inverno siciliano.

Rami e foglie di castagno, corbezzolo, biancospino, ginestra, asparagi, fronde di felci e canne possono costituire l’anfratto, e frutti quali arance, mandarini, limoni, frutta secca come noci, nocciole e castagne, e mele lo decorano.
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Non esiste una composizione prestabilita, dunque la cona può essere costruita completamente a piacere, assemblando gli elementi in modi potenzialmente illimitati: è un’arte!

Probabilmente "cona" è una lieve correzione di “icona”, un termine greco dunque, che si usa ormai per indicare un’immagine sacra, e difatti una sua versione etnea si prepara presso icone già installate, perlopiù con soggetto la Sacra Famiglia: in questo caso, si sistemano davanti alla cona – decorata soprattutto di biancospino – nove candele, che vengono accese una dopo l’altra ognuno dei nove giorni prima del 25 dicembre.

Gli zampognari si fermavano presso le cone pubbliche per suonare le novene, ossia i brani pastorali caratteristici dei giorni che precedono il Natale, e perciò essi si chiamavano “novellari”. Se la versione etnea sembra – per etimologia – l’originale, quella peloritana ha invece un carattere più arcaico – un altare preparato al Santo Bambino, al quale sono presentate come offerte le primizie della stagione – che la ricollega ai culti precristiani.

Questo Gesù Bambino non è più in un antro o all’interno della mangiatoia, ma in mezzo alla vegetazione; ma che qual è il senso? La cona, a differenza del presepio, non è una rappresentazione "storica", ma simbolica, del Natale, che si riferisce ai ritmi naturali di morte e rinascita.

Siamo di fronte probabilmente a una tradizione davvero antica, se il Cristo incarna l’archetipo del nume agreste – che durante l’anno nasce e muore – come pure lo è Bacco – latore della forza vitale che presiede allo sviluppo delle creature –, così è facile riconoscere il lucente dio proprio all’interno della cona, appena rinato e destinato a crescere e portare prosperità nell’anno venturo.

Infatti, il Natale cade nel tempo del solstizio d’inverno, quando all’aumento delle ore notturne – fino appunto alla notte più lunga dell’anno – si sostituisce quello delle ore diurne, come una rinascita del Sole.

Sono moltissime le culture che festeggiano il solstizio d’inverno, spesso in modi che precedono le usanze della religione dominante; per esempio in Iran, tra 20-21 Dicembre, si celebra la notte di Yalda, con una grande cena simile a quella che facciamo noi, una tradizione originatasi nell’antico Zoroastrismo.

Allo stesso modo anche il nostro Natale è in gran parte derivato dalle religioni che precorrono il Cristianesimo, per esempio il Mitraismo (anch’esso iranico) e il Bacchismo, e non c’è da stupirsi delle cose che si possono scoprire. Chissà, forse una sorta di cona si allestiva in Sicilia già più di duemila anni fa!

Anche se questa tradizione è in larga parte sconosciuta alla popolazione, sopravvive nel linguaggio peloritano l’espressione «ti mangiasti la cona!» riferita a chi abbia esagerato nel cibarsi, nel senso d’un’ironica accusa d’aver divorato tutti i frutti della cona! A Messina s’indice annualmente un concorso dal titolo "A Cona più bella – il Natale di tradizione a Messina", che quest’anno giunge alla sua XIV edizione.
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