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In Sicilia è la "vasata", in Filandia si chiama "suuko": perché ci salutiamo con un bacio

Quella delle vasata è materia assai intricata in Sicilia. Sappiamo per certo che il bacio come saluto era già praticato nell'antica Roma. Il resto ve lo diciamo noi

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 15 agosto 2023

Particolare de "Il bacio" di Francesco Hayez, realizzato nel 1859 e conservato alla Pinacoteca di Brera

Zio Aspano mi diceva sempre: Babbaluci a sucari e fimmini a vasari nun ponnu mai saziari.

Certo, avrei preferito qualcuno che dicesse "la vita è come una scatola di cioccolatini", però quando sentivo soprattutto la seconda parte del detto, pensavo a Tanino Vasari, ala destra del Palermo degli anni 90, e mi ero fatto persuaso che Tanino, con questa cosa del "fimmini a Vasari nun ponnu mai saziari", oltre che un ottimo calciatore fosse anche il più grande femminaro della Sicilia.

D’altronde quella delle vasata è materia assai intricata dalle nostre parti, partendoci dal fatto che quando ci si saluta fra uomini ci si danno due baci e tra uomo e donna solamente uno.

Ma picchì? Unn’è giusto!

Personalmente il mio primo bacio fu con una certa Roberta, che a scuola chiamavano Lelly Kelly, e concise anche con la mia prima volta in pizzeria con gli amici e con la mia prima pizza tonno e cipolla, senza pomodoro, con gorgonzola.
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Il nostro amore terminò quella sera… non ne ho mai capito il motivo.

Così, avvilito da leopardiano amor non corrisposto, stavo tutto il giorno a chiedermi: “Silvia, tiri membri ancora?”; ma sopra ogni cosa: “a chi schifiò gli è venuta per la prima volta nella storia questa idea che ci si poteva baciare?”.

Pensate che il primo bacio romantico documentato risale al 4500 a.C. in Mesopotamia.

Questo lo sappiamo grazie al ritrovamento di una tavoletta in argilla con incisioni in scrittura cuneiforme, in cui si parla di una donna sposata che perde la testa per un altro uomo dopo averlo baciato; e di un’altra ancora che tenta in tutti i modi di sfuggire ad un matrimonio forzato.

In pratica i cuinnuti c’hannu statu sempre, e per fortuna anche le donne ribelli. Gli studiosi però ipotizzano che il batterio orale “Methanobrevibacter oralis” (leggetelo un po’ come volete) possa essere stato innescato da baci amorosi tra Neanderthal e Homo sapiens addirittura 100mila anni fa… Va’, 100.000 anni ‘i Beautiful!

Non a caso anche il virus dell’herpes sembra essersi diffuso nell’età del bronzo sempre per lo stesso motivo.

Sappiamo per certo che il bacio come saluto era già praticato nell’antica Roma.

Inoltre i romani avevano altre tre parole che indicavano il bacio: “osculum” con i figli, il “basium” con le mogli, “savium” con le prostitute.

Quella del bacio era una questione serissima in antica Grecia (Sicilia compresa), almeno pubblicamente. Infatti veniva usato anche per sugellare patti o documenti. Incredibile ma vero, se qualcuno un po’ più ‘gnorante non sapeva scrivere poteva baciare una “X” che lo scriba disegnava sul documento.

Questo era giuridicamente vincolante, ed è proprio da qui che deriva anche la famosa “X” che gli analfabeti apponevano al posto della firma.

Quindi, un bacio per le donne, due per gli uomini (come già detto), due anche in Spagna, in Francia diventano tre e in alcune zone perfino quattro, gli eschimesi non si baciano ma si strofinano la punta del naso, i finlandesi il bacio lo chiamano “suukko”, con la stessa u prolungata che utilizziamo noi a Palermo quando con il codice alfanumerico 800A vogliamo far intendere al nostro interlocutore che l’affare non ci conviene.

Eh, ma sti francisi! Altro che testata di Materazzi a Zidane, è dai tempi di Asterix e Obelix ca ci scassano u panaru. Ma la nostra forse è tutta invidia perché loro hanno inventato il bacio alla francese.

Ma quannu mai, anche questa per fortuna è una minchiata col botto perché anticamente i francesi lo chiamavano baiser florentin ed infatti è tutto italiano.

Non sono forse i fiorentini quelli della lingua volgare? Gli studiosi a proposito dicono che la sua funzione reale sia quella di esplorare il sistema immunitario del partner attraverso la saliva. A mia ‘sta cosa però mi fa impressione, quindi torniamo a parlare dei tempi andati.

Ecco, quando nella nostra infanzia irrompeva propriamente il bacio alla francese per la verità era un po’ un macello.

Di solito di chiedeva il parere dei più esperti della scuola. Il mio compagno Catalano, che era entrato in prima media insieme al bidello, sosteneva che il metodo giusto fosse quello della lingua rotante.

Che poi non si è capito mai se in senso orario o in senso antiorario. Alcune scuole di pensiero poi affermavano che si dovesse utilizzare solo la punta della lingua, altre ancora che si dovesse invece spingere fino ‘nto cannaruazzu, ovvero la trachea.

Che poi diciamoci la verità, chi lo ha mai sentito dire nei corridoi della scuola "bacio alla francese"? Se lo chiamavi così, ti facevano il nullaosta e ti spedivano in Friuli-Venezia-Giulia.

A Palermo, nei corridoi delle scuole, quando due si baciavano si usava il verbo ammuccare - che guarda caso si usa anche per le cose da mangiare, quando te le pappi in un sol boccone e, per i più bohemien, schiniare.

Su questo ultimo termine mi sono a lungo interrogato, datosi che la virilità di un adolescente a quei tempi era misurata in quantità di schiniate nei bagni della scuola. Solitamente un siciliano quando si avventura alla ricerca etimologica della parola, date le dominazioni, comincia dall’arabo, il greco antico, latino, francese, spagnolo e così via.

Ci sono però dei casi dove non proprio le dominazioni ma le frequentazioni hanno giocato un ruolo fondamentale. Il caso più eclatante è tascio, sinonimo di tamarro, cafone (dipende dalle zone), che deriva dall’inglesismo trash.

Vi fu infatti un tempo in cui i commerci con gli inglesi erano assai fiorenti, e non di rado capitò che qualche ceppo familiare si trasferì in Sicilia, entrandone nel tessuto e condizionandone le storia.

Mi riferisco ai Woodhouse, Ingham- Whitaker, agli Hopps, le cui tracce sono ancora ben visibili nella nostra isola. Ebbene, come nel caso di “tascio”, la parola schiniare sembra derivare da Skin to Skin che letteralmente significa “pelle a pelle”.

Forse è perché il palermitano ha avuto sempre il vizietto di inquietare le coppiette appartate, ma mi piace immaginare che quando due inglesi amoreggiavano appassionati in qualche panchina, non potendo comprendere ammuccare, spuntava sempre fuori qualche geniaccio che urlava: “talè a chiddi, stanno schinianno!”.

Comunque, che sia sulla guancia, sulla bocca, alla francese o alla finlandese, la verità è che forse c’è un bacio per ogni età.

C’è quello che si da ai neonati facendo attenzione a non sfiorarli e quello della zia Agatina che ti viene a trovare per le feste di Natale asportandoti mezza guancia.

Poi c’è quello passionale sotto le coperte e quello per tappare la bocca perché "è da quarant’anni che lo sento parlare”…ad ognuno il suo.

E per dirla alla Shakespeare: "E così con un bacio io muoio…".

Shakespeare murìu e l’articolo finìu.
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