STORIA E TRADIZIONI
In Sicilia c'era una (nera) congrega: costruì le catacombe accanto alla Torre dei Saccari
Istituita nel febbraio del 1569, tra i loro compiti c'era quello di seppellire i morti. Durante i riti religiosi si vestivano di nero coprendosi il capo con una cappa
La Torre dei Saccari in Sicilia
Numerosi documenti del XVI e XVII secolo ci informano che in breve tempo divenne molto attiva nel territorio nonostante fosse meno potente della “Compagnia dei Bianchi”.
L’istituzione della prima confraternita avvenne a Roma nel 1538 e in poco tempo si diffuse in tutta la penisola, a Palermo le prime informazione sull’organizzazione si hanno nel 1567 quando la “Compagnia di Sant’Orsola” si aggregò alla “Confraternita dei SS. Quaranta Martiri al Casalotto” assumendo l’appellativo “dei Negri”.
A quel tempo molti cristiani, a causa delle loro condizioni d’indigenza, morivano senza una degna sepoltura, con questo spirito caritatevole alcuni uomini si organizzarono con lo scopo di provvedere al rito funebre e assicurare una sepoltura. La Compagnia di Termini Imerese, così tutte le organizzazioni di questo genere, ricadevano nella sfera di influenza ecclesiale ed erano regolamentate da statuti dove erano indicati i diritti e i doveri degli adepti e le modalità d’intervento sulle azioni di solidarietà.
Tra le personalità di spicco della Compagnia termitana vi è don Vincenzo Gaetano Impallaria, rettore della Chiesa di Sant’Orsola, che visse tra il XVII e XVIII secolo. Secondo la tradizione egli morì in “odor di santità” l’8 febbraio del 1699 e venne sepolto proprio nelle catacombe della Chiesa di Sant’Orsola.
La memoria del suo straordinario apostolato si è tramandato sino ad oggi, in particolare tra il popolo termitano, che nell’invocarlo lo chiama comunemente: "santu Baddàru". Su di lui c’è una leggenda, molto conosciuta in città, dopo la morte, sembra che durante la notte, ancora oggi, s’incammini tra le strette vie del centro storico per dare conforto agli afflitti.
"L’attività precipua della Compagnia" scrivono gli studiosi Antonio Contino e Salvatore Mantia nella loro pubblicazione dal titolo “La Chiesa di Sant’Orsola e le Rocchicelle di Termini Imerese” dato alle stampe nel 2001, “fu la raccolta delle elemosine (limosine) per le messe in suffragio dei confrati defunti nonché per il loro funerale ed a tale scopo sorse pura l’Opera della Anime del Purgatorio.
Tra gli scopi della Compagnia ci fu anche la raccolta di somme per il riscatto dei prigionieri catturati nelle incursioni barbariche (captivi). Alla morte di un confratello uno o più confrati si occupavano della sua vestizione con l’abito della confraternita.
Gli altri confrati provvedevano a prelevare le spoglie del defunto ed il corteo si snodava processionalmente, proceduto dalla Croce, secondo le prescrizioni del Concilio di Trento. Il confratello defunto veniva così trasportato su un cataletto nella Chiesa di S. Orsola”.
I confrati, per la maggior parte nobili, s’interessarono ad abbellire la Chiesa di Sant’Orsola che sin dai primi anni della loro fondazione venne destinata come sede dell’organizzazione. La Chiesa, sita tra le viuzze del centro storico della città, nel corso dei secoli venne arricchita di opere e di interventi architettonici grazie ai numerosi lasciti e donazioni.
Dal loro archivio apprendiamo che numerose elargizioni erano destinate per celebrate delle “messe cotidiane” o nelle feste di Sant’Anna, ma anche per la fornitura di “cera e olio” necessaria per garantire l’accensione delle candele all’interno della Chiesa.
Il complesso religioso è costituito da due organismi architettonici sovrapposti: quello inferiore, il più antico, si trovano le catacombe della Compagnia, in quello superiore, di epoca successiva, venne costruita la Chiesa dedicata a Sant’Orsola. I primi documenti su l’edificio religioso risalgono al XV secolo, così come attestato in un atto notarile risalente al 1499.
Un altro documento, del 1501, è descritta un’antica "edem sacram dicatam Sanctae Ursule in vico Roucchiceddi", riferendosi alla chiesa inferiore, che di seguito venne trasformata in catacomba dalla “Compagnia dei Neri”, una volta costruita la chiesa superiore.
La tradizione vuole che la torre campanaria risalga al periodo arabo, quando venne distrutta l’antica torre romana e parte della cinta muraria della città. Il vecchio torrione era detto dei Saccari che in arabo corrisponde al termine “Saqqarah” che significa rocca, richiamando la traduzione in siciliano “Rucchiceddi” e identificando, ancora oggi, il quartiere con questo nome.
Successivamente, tra il XVI e il XVII secoli, si edificò la Chiesa che si appoggiò alla torre diventandone il campanile. All’interno della Chiesa, in prossimità dell’ingresso si notano due acquasantiere a forma di conchiglia che poggiano su un teschio, simbolo della "Compagnia dei Neri"; un dipinto raffigurante la Madonna del Rosario e Santi, opera del pittore palermitano Tommaso Pollaci, risalente al 1782 e un altro pregevole dipinto ritraente l’Immacolata e Santi, opera del pittore palermitano Rosario Vesco.
Nell’altare maggiore è collocato il dipinto, del XVI secolo di cui non si conosce il nome dell’autore, raffigurante Sant’Orsola facilmente riconoscibile dai suoi attributi iconografici.
Attualmente la volta non è possibile ammirarla a causa di una struttura “provvisoria” in legno che ha lo scopo di preservare l’affresco, risalente al XVIII secolo, rappresentante la Gloria della Croce. La Compagnia dei Neri fu operante fino agli inizi del XX secolo.
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