STORIA E TRADIZIONI
Il rito della sera (anche) a due passi da Palermo: le "vasche" a braccetto per il corso
Coniugi, fidanzati, amiche, sorelle. Si facevano le passeggiate per incrociare con lo sguardo parenti e conoscenti, scambiare uno sguardo complice o due chiacchiere
Via Maqueda pedonale
Era un rito alla sera, all'imbrunire. Coniugi, fidanzati, amiche, sorelle. Sempre a braccetto su e giù nel corso principale per incrociare con lo sguardo parenti e conoscenti, e quindi un saluto da lontano, uno sguardo complice, e magari soffermarsi per 5 minuti e alla domanda "che si dice?" la risposta non poteva che essere "tutto vecchio, tiriamo avanti" e cosi si proseguiva la camminata verso la fine del viale per poi tornare indietro.
A Raccuja, un paesino sui Nebrodi, a 650 mt sul livello del mare, in provincia di Messina, un piccolo centro fatto di vicoli stretti, dove incontri sempre qualcuno seduto davanti l'uscio di casa in una sedia di legno di quelle che in casa non servono più. Un Borgo dove ancora negli atri bollono pentoloni in alluminio per fare il sugo di pomodoro fresco. Uno di quei posti dove alla sera fa sempre fresco e dove c'è odore di nocciole.
Capelli in piega (fatti in casa) e borsa a tracolla (quella della domenica). Insomma, durante la passeggiata nessuno poteva dire una virgola fuori posto.
Spesso davanti alle porte di casa c'era un baglio chiuso da un portone principale. Quelli che ancora oggi resistono a Palermo anche se abbandonati, al centro storico, via Roma, via Maqueda ma anche in via Montalbo.
Il baglio era la parte comune di diverse abitazioni sempre lindo e fiorito curato dalle donne che vi abitavano e queste, ogni giorno, alla fine dei loro lavori, come da rito si affacciavano ai loro balconi per raccontarsi le ultime novità, fidanzamenti, lasciamenti, liti, dissapori, nuovi arrivi, lutti e cose da lasciare sacre nell'aria di quel baglio chiamato cortile e da qui il termine siciliano curtigghiu.
Il portone di quel baglio veniva aperto, eccezionalmente, a notte fonda, a qualche baldo giovane conosciuto e fidato che voleva fare una sviolinata intesa come espressione di "serenità" e "sentimento vero", e per questo chiamata "serenata" ad una fanciulla che da dietro i vetri, in camicia da notte, e con gli occhi lucidi, non sapeva che fare. Le stelle di quella notte l'avrebbero consigliata.
Era il tempo in cui succedevano le stesse cose di adesso, più o meno. Era il tempo in cui "gli altri" non erano tutti uguali e per questo certe cose erano da "passeggiata", altre da "cortile".
E in ogni contesto c'era un'innegabile verità, uno straordinario rispetto, perché primo fra tutti c'era il desiderio di non tradire se stessi, c'era l'amor proprio.
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