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Il museo del Floreale a Mondello? Se ci fosse la sede naturale sarebbe il villino Scaduto-Mendola

Situato in via Regina Elena con ingresso autonomo anche dalla via Principe di Scalea, il villino Liberty costruito al centro di un rigoglioso giardino “mediterraneo”, si trova a non più di venti metri dalla battigia

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 19 luglio 2021

Villino Scaduto-Mendola

Vi è radicata un'eleganza intrisa di seducente armonia nel disegno a tratti minimalista del Villino Scaduto-Mendola progettato e realizzato a principio del 1926 dall'ingegnere Paolo Bonci già direttore dell'omonima impresa di costruzioni.

Autore del Cinema Teatro Finocchiaro nel primo tratto della novecentesca via Roma, della Galleria delle Vittorie su via Maqueda e costruttore del Rione Conceria, Bonci è tra i progettisti della scuola basiliana palermitana che partecipano al Concorso per l’Imbocco Monumentale della via Roma (1922-24) vinto da Giuseppe Capitò e a cui partecipano inoltre Salvatore Cardella, Giuseppe Spatrisano, Roberto e Giovan Battista Filippo jr. Basile.

Situata al numero 53 della via Regina Elena con ingresso autonomo anche dalla via Principe di Scalea, il villino Liberty costruito al centro di un rigoglioso giardino “mediterraneo”, si trova a non più di venti metri dalla battigia, governando lo skyline del tratto iniziale del litorale successivo alla discutibile edilizia palaziale pluripiano, attraverso la suggestiva torre angolare che ne identifica la posizione anche a distanza dal mare.
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Tre i colori predominanti, il bianco opaco dell’intonaco di fondo, il beige rosato delle modanature di porte, finestre e fasce orizzontali, l’arancio del manto di tegole marsigliesi che compongono la sequenza delle strutture di copertura dei padiglioni superiori e dell’avancorpo a pianta semicircolare da cui si diparte la prima terrazza superiore.
Raffinato organismo architettonico privo di eccessi borghesi o di ardite sperimentazioni linguistiche, l'edificio mantiene ancora oggi, malgrado l'età e l'esigenza di un restauro globale, quel fascino tipico delle costruzioni realizzate durante la dolce vita della belle époque.

Qui Bonci, riesce a trasformare in chiave personale il tardo lessico floreale di Ernesto Basile, declinando la propria visione estetica lungo i soli punti nodali sensibili, e dunque porte e finestre elegantemente decorate da modanature ed elementi lievemente aggettanti, in prossimità di cambi di piano come avviene nel bugnato di attacco a terra e nella fascia marcapiano che anticipa il primo ordine di coperture e ancora sul terminale della torre svettante, tutti espedienti di mestiere proiettati a generare costantemente accenni di ombre.

Particolare cura è prestata ovviamente all'altro elemento costruttivo/stilistico vera cifra connotativa della Scuola Basiliana di Architettura e cioè l'uso dei sinuosi ferri battuti, ancora oggi visibili lungo le ringhiere dei balconi e nell'ultimo cancello superstite sul fronte a mare.

Se l'edificio fosse un giorno bene pubblico e nel futuro del sempre più necessario itinerario Unesco, Mondello ne divenisse patrimonio, non c’è dubbio che il Villino di Bonci, sarebbe la sede naturale per il Museo del Floreale della borgata marinara più amata dai palermitani. Qui, da quelle terrazze protese a guardia del golfo, in questa raffinata costruzione dotata di un lussureggiante giardino, la bellezza del tratto floreale diverrebbe il miglior custode della bellezza disseminata nell'intero comparto, orgoglio di un frammento virtuoso della città felice di primo Novecento, e Icona tra le icone Liberty.
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