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Il grande bluff, lo sbarco e Camilleri: perché la Liberazione è partita (prima) dalla Sicilia

Il 25 aprile è festa nazionale perché si celebra la liberazione dell'Italia dal nazifascismo, avvenuta nel 1945. I fatti sono iniziati, anni prima, dalla nostra Isola

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 25 aprile 2025

Lo sbarco in Sicilia, 10 luglio 1943 (immagine da Archivio Istituto Luce)

Il 25 aprile è festa nazionale: è il giorno in cui partì l’appello per l’insurrezione armata di Milano da parte del Comitato di Liberazione Nazionale, CLN. Una svolta che nel 1945 chiudeva anni tragici con un’Italia spaccata in due, occupata, e teatro di una guerra civile.

Eppure la liberazione della nostra Penisola era già iniziata la notte tra il 9 e 10 luglio del 1943 a opera delle truppe anglo-americane sbarcate in Sicilia, a più di un secolo e mezzo dall’arrivo dei Garibaldini.

Sicilia ancora protagonista, ancora una volta al centro della storia italiana. Lo sbarco fu effettuato nella Sicilia Orientale, fu considerata “quasi” una prova generale di quello che poi avverrà in Normandia. Riduttivo pensare che fu solo questo, la conquista dell’Isola 83 anni fa portò alla destituzione di Mussolini, il 25 luglio 1943, e alla firma dell’Armistizio a Cassibile, nella contrada Santa Teresa Longarini rimasta segreta per cinque giorni.

L‘idea dello sbarco in Sicilia venne nella conferenza di Casablanca nel gennaio 1943; Winston Churchill voleva un contrattacco in Europa, mentre Stalin voleva aprire un nuovo fronte per alleggerire la pressione tedesca in Russia. Il Servizio segreto britannico elaborò un bluff per mascherare l’azione chiamata Mincemeat.

Il cadavere di un finto ufficiale britannico fu fatto trovare sulle coste spagnole con addosso falsi piani strategici che evidenziavano come luogo, Sardegna e Grecia, facendo credere la Sicilia un obiettivo secondario. I tedeschi credettero e spostarono divisioni preziose verso i due finti obiettivi.

A circa due mesi dallo sbarco sull’Isola vi fu una prima operazione e riguardò la conquista di Pantelleria, Lampedusa, Linosa e Lampione importanti punti d'appoggio avanzati; il 9 maggio 1943 fu bombardata Pantelleria, la più fortificata con impianti radar, un campo di aviazione, un hangar scavato nella montagna.

Due mesi dopo a mezzanotte tra il 9 e 10 luglio iniziò l’Operazione Husky. Tra i ricordi vi furono quelli di un soldato che si ritrovò in un campo di pomodori maturi. Alcuni paracadutisti portati lontano dall’obiettivo previsto per un forte vento furono trovati la mattina dopo impigliati in alberi da frutto, altri con alianti usati perché silenziosi non avendo motore finirono a causa delle raffiche in mare, molti morirono.

Ci fu un ragazzo di 17 anni che mentì sull’età per andare in guerra, le prime persone che uccisero furono italiani. Molti americani erano figli o nipoti di immigrati, molti avevano cognomi siciliani scelti perché ricordavano qualche parola in dialetto.

Fu la più vasta azione nel Mediterraneo, a cui parteciparono la 7ª Armata statunitense al comando del generale Patton, l’8ª Armata britannica al comando del generale Montgomery, il 15º Gruppo d’armata sotto la responsabilità del generale britannico Alexander.

In Sicilia arrivarono 160.000 soldati, 2.590 navi da trasporto, 1.800 mezzi da sbarco e 280 navi da guerra, preceduti dal lancio notturno di due divisioni aviotrasportate e da bombardamenti aerei e navali. Gli americani sbarcarono tra Scoglitti, Gela e Licata, i britannici tra Siracusa e Pachino.

La storia militare dello sbarco s’intrecciò con servizi i segreti statunitensi e la mafia americana che fece arrivare a Cosa Nostra siciliana, informazioni per fare in modo che l’esercito non trovasse eccessiva resistenza da parte della popolazione, ottenendo in cambio il controllo delle istituzioni.

Dopo la Liberazione iniziò il periodo dell’AMGOT: Allied Military Government of Occupied Territories, l’occupazione militare dell’Isola, fu persino coniata una valuta d’occupazione stampata negli USA le am-lire. I dirigenti dell’AMGOT inoltre tessero una fitta rete di relazioni con una forza politica popolare sull’Isola: il Movimento Indipendentista Siciliano (MIS). Costituitosi nel 1942 che subito dopo lo sbarco a Pantelleria diffuse un appello al popolo di Sicilia dove inneggiava alla avanzata anglo-americana, rivendicando il diritto Storico della Sicilia all’Indipendenza.

L’esperienza dell’AMGOT in Sicilia si concluse con il proclama numero 16 del generale Alexander, emanato l’11 febbraio 1944. L’Isola così passò alla giurisdizione del governo italiano.

Questa “prima” liberazione, come abbiamo detto, produsse situazioni contradditorie e drammatiche. Fu un avvenimento per la popolazione, Camilleri ricordava che a seguito di pesanti bombardamenti con la sua bicicletta andò a vedere se il tempio della Concordia fosse ancora in piedi ad Agrigento e vi trovò Robert Capa fotografo e documentarista.

«Per me, allora, un perfetto sconosciuto», raccontò lo scrittore siciliano, che lo vide all’opera mentre si stava svolgendo un duello tra un aereo tedesco e uno americano. «Mi gettai a terra. Anche lui si gettò a terra, ma al contrario di me a pancia all’aria per fotografare. Mi scrisse il suo nome Ci salutammo. Ripresi la bicicletta, tanto la strada ora era tutta in discesa».

Fra i 3 protagonisti dello sbarco, Patton fu considerato uno dei “più energici”, sempre Camilleri nel “Gioco della Mosca” racconta che il generale vedendo lunga la strada una sepoltura tedesca, saltò dalla Jeep e fece a pezzi la croce. Il commento dei suoi soldati fu: «È una cosa Fitusa».

Non sapendo nulla della Sicilia decise di leggere il Corano, forse non trovando grandi differenze tra arabi e siciliani. Raccomandò ai soldati: «Se si arrendono non badate alle mani alzate… Si fottano, nessun prigioniero! Io voglio una divisione di killer». Ed effettivamente vi furono fatti atroci come l'uccisione di settantatré soldati italiani a Biscari.

Il 25 aprile 1945, 80 anni fa, fu una giornata straordinariamente calda a Milano, inusuale in quel periodo. Un sole splendente abbracciò gente stanca e devastata da una guerra che portò solo disperazione e povertà, in Sicilia tutto era già finito da tempo.
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