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Il Coronavirus colpisce anche la “Vucciria”: è la nuova opera d'arte del Banksy torinese

Andrea Villa ha reinterpretato il celebre quadro del pittore Renato Guttuso e ha trasformato la "Vucciria" di Palermo nel mercato della psicosi da Coronavirus

  • 28 febbraio 2020

L'opera del Banksy torinese che richiama la Vucciria

Il mercato della Vucciria di Palermo ai tempi del Coronavirus (o forse sarebbe meglio dire al tempo della psicosi da Coronavirus): chissà se anche il celebre pittore Renato Guttuso lo avrebbe realizzato così.

È la nuova opera apparsa nella notte in alcune vie del centro della città di Torino e realizzata dallo street artist Andrea Villa, anche conosciuto come il Banksy torinese. I personaggi del celebre quadro di Guttuso fanno la spesa e si aggirano per il mercato palermitano con il volto bardato dalla mascherina anti-contagio.

Un simbolo forte che riflette la situazione, a quanto pare d’allarmismo generalizzato, che sta attraversandonegli utlimi tempi il nostro paese. I poster, tre per l’esattezza della dimensione di 120x185 ciascuno, sono stati affissi dall’artista torinese nella notte in alcune vie del centro del capoluogo piemontese: uno in corso San Maurizio, uno in corso Reggio Parco e uno in corso Regina Margherita.

L'opera è stata intitolata dall'artista "Il mercato della società della psicosi" che si è lasciato ispirare dagli sguardi tristi e malinconici dei passanti siciliani alla "Vucciria" per denunciare un eccessivo bombardamento mediatico cui è esposto, in questo periodo, il nostro paese.

«Questo poster, che riprende il mercato siciliano, vuole essere una metafora del mercato globale e dell'attuale sistema sociale prettamente capitalistico che caratterizza la società di oggi - spiega Andrea.

Le mascherine indossate dai personaggi del quadro sono il simbolo di un eccesso di consumismo mediatico, perché a causa di una scarsa gestione delle informazioni la gente ormai è disorientata e sfiduciata, tanto che spesso si ritrova nel panico a causa o della troppa informazione o altre volte della scarsa informazione, fattori sui cui poi si innesta una inevitabile speculazione mediatica».
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