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Il borgo in Sicilia rinato dopo un tragico terremoto: fu "dimora" di un illustre barone

Una valle martoriata dal sisma del 1968, che ha subìto una ricostruzione lenta. C'è un progetto per ridare vita ai luoghi e armonizzare la storia e i siti del passato

Jana Cardinale
Giornalista
  • 16 novembre 2022

Il borgo di Salaparuta

Una terra rinata dal terremoto, la cui storia è intimamente legata alla musica. Salaparuta - il cui toponimo Sala - Paruta è ricavato dall’unione di due elementi, il primo forse di origine normanna, da "sala" cioè "dimora", e il secondo dal nome del barone Paruta, che nel 1507 ottenne il titolo di signore.

Ha dato i natali a personaggi oggi illustri e conosciuti a livello mondiale, come il padre di Nick La Rocca, cornettista del jazz classico che incise il primo disco jazz nel 1917, ma anche a musicisti come Louis Prima e Leon Roppolo.

Una valle martoriata dal sisma del 1968, che ha subìto una ricostruzione lenta e non priva di criticità per l'architettura dei suoi paesi non rispettosa della peculiare cultura tipica e per lo spopolamento ancora in atto.

Lì si è creata una "frattura" fra la storia passata, con la sua imponente Chiesa Madre e il Castello, il periodo delle baracche, in cui la comunità si stringeva tutta insieme attorno al disagio ma felice di recuperare la bellezza del vivere e la prospettiva della casa, e il nuovo centro, dove non manca la desolazione del cemento e la distanza fisica fra le persone.
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Il rischio di perdere la propria identità, elemento che spesso si traduce nell'abbandono degli spazi, e di divenire un paese triste, senza sinergie e senza musica, era elevato, e per questo, determinante è stato l’intervento dell’Amministrazione Comunale che ha voluto attuare un’operazione di recupero culturale di grande importanza.

«Ho spinto la mia attività come assessore – dice Patrizia Santangelo, vice sindaco, con delega anche alla Cultura - a ritessere quel filo conduttore e quella socialità solo apparentemente persa. Grande impulso aveva già dato in tal senso il Centro Studi Nick La Rocca con il suo presidente Giuseppe Gruppuso, ma occorreva riprendere un dialogo e rimettere a fuoco alcuni elementi identitari».

A Salaparuta il nuovo si nutre di antico, perché è la solida radice che nutre l'identità e dunque la cura per la bellezza. «Così – aggiunge - sono stati realizzati concerti presso i Ruderi della Chiesa Madre, che è stata opportunamente ripulita, e presso l'ex Convento Cappuccini, anch’esso a rischio di degrado e abbandono.

L'idea è quella di ridare vita ai luoghi e di armonizzare in un'unica visione la storia e i siti del passato con quelli del nuovo centro. A tal fine nella piazza del nuovo centro sono stati creati due bellissimi murales realizzati dall'artista Hira. Uno dal titolo “La danza” e l'altro dedicato a Nick La Rocca».

Di rilievo, per ridare musica e suoni di bellezza alla città, anche la collaborazione e il gemellaggio con il Comune di Castelbuono e con Angelo Butera per la realizzazione del Festival Jazz Targa Nick La Rocca, ma anche le sagre per la valorizzazione del vino e dei prodotti tipici.

«Altre iniziative sono in cantiere – dice ancora Patrizia Santangelo - sicuramente per la promozione culturale del vecchio centro in modo che il circuito che parte dal Cretto di Burri e arriva al paese di Poggioreale veda Salaparuta antica protagonista con tutta la sua bellezza e creatività.

Il percorso è lungo e difficile ma la storia illustre del nostro Comune merita ogni sforzo. Nell’ambito di questi progetti è importante rilevare che sta riprendendo la sua attività la banda musicale della città, alla quale, con il modello di procedura politica della democrazia partecipata, abbiamo affidato strumenti musicali per un valore di 7000 euro, e il coro polifonico Bel Canto».

La banda musicale esisteva ed era molto frequentata, ma per circa cinque anni non era stata più viva con alcuna attività; adesso su impulso di questo progetto che ha consentito l’acquisto degli strumenti musicali, le iscrizioni sono già una ventina, con persone interessate di tutte le età: studenti delle scuole elementari e medie, e adulti.

Il Coro Polifonico, invece, nasce con il Maestro Nicola Di Liberto, che però ha intuito che a guidarlo fosse necessario un soprano, e per questo è arrivata Antonella Urso, nota e apprezzata professionista palermitana “dalla voce potente come l’Etna”.

«I componenti sono circa 18 – dice ancora l’assessore Santangelo - abbiamo fatto un concerto all’ex Convento Cappuccini in estate, per l’esordio, e ora ne faremo uno il 17 dicembre».

Di certo è prestigiosa la collaborazione con Castelbuono, nata grazie a un incontro fortunato dopo che il fervore si era arenato a causa di un rallentamento anche antecedente alla pandemia.

Patrizia Santangelo lo racconta così: «Abbiamo trovato lo spunto tramite la sociologa della comunicazione Giorgia Butera, che a Salaparuta lo scorso anno ha portato un’edizione di Amore Festival, il percorso di sensibilizzazione ed educazione per testimoniare l'impegno socio-umanitario e culturale, che è figlia di Angelo Butera, direttore artistico del Castelbuono Jazz Festival, e nel mese di luglio abbiamo organizzato una serata contribuendo con il sostegno economico per la piazza e l’amplificazione di un certo livello, mentre loro hanno pagato gli artisti, realizzando così un primo jazz festival dedicato a Nick La Rocca.

La collaborazione continuerà, perché ho fatto mettere in bilancio una piccola quota per cercare ogni anno un evento a lui dedicato, e siamo stati inseriti nel circuito che loro organizzeranno nel 2023, facendo anche questo gemellaggio che però deve essere ancora strutturato al livello giuridico”.

C’è un’altra notizia importante che riguarda Salaparuta ed è l’approvazione del regolamento sui beni comuni per l’amministrazione condivisa, approvato in Consiglio Comunale, che consente di gestire attraverso dei patti di collaborazione, beni comuni dai cittadini in maniera paritaria rispetto al Comune, per consentire di valorizzarne la bellezza. «Non è di semplice attuazione, ma è una scommessa che dobbiamo accogliere e superare».

E così Salaparuta vive nel solco di un’antichità che vuole rinnovarsi. Le opere d’arte sottratte alle macerie del terremoto sono ora conservate nelle due nuove chiese, la Chiesa Madre e la Chiesa della Trinità.

Un altro edificio che desta curiosità è l’Osservatorio Architettonico, che contiene i progetti di ricostruzione delle opere pubbliche dei paesi della Valle del Belìce, e il Centro Sociale, dell’architetto Saverio Bono.
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