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Vivono in Sicilia, rischiano di estinguersi: così le capre "salvano" la Valle dei Templi

Sebbene si possa pensare che la loro presenza possa aver recato dei danni ai monumenti, in verità sembra che abbiano contribuito alla tutela dei tempi, come

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 25 aprile 2025

Un simpatico esemplare di capra girgentana

Nella Valle dei Templi, poco lontano dai reperti archeologici, dai turisti e dai floridi uliveti da cui si ricava un buon olio, vive un animale che in pochi conoscono, ma la cui presenza sotto le ombre dei monumenti greci è storica.

Si tratta della Capra girgentana, una varietà locale di capra domestica dalla storia alquanto particolare.

Secondo la tradizione, questa varietà venne introdotta in Sicilia dagli arabi durante il Medioevo e proverebbe da alcune antiche popolazioni dell’Afghanistan, a loro volta importate dalle regioni montuose dell’Himalaya.

A differenza di altre capre domestiche, questa varietà produce poco latte, ma di elevata qualità, e sia i maschi che le femmine possono disporre di lunghe corna attorcigliate, che ricordano tanto delle armi mitologiche.

Dal pelo lungo e ruvido, queste capre vivono nella Valle dei Templi da molto tempo e sebbene si possa pensare che la loro presenza possa aver recato dei danni ai monumenti, in verità sembra che abbiano contribuito a salvaguardarli, contrastando l’avanzata delle erbacce fra le crepe dei massi e le campagne che circondano i vari templi.

È per questa ragione se nel 2018 l’allora direttore del Parco archeologico, Giuseppe Parello, approvò una spesa di circa 7.000 euro per un progetto che cercasse di tutelare la presenza di questi animali nel territorio, garantendo un piccolo ovile che si può facilmente osservare poco lontano dal Tempio della Concordia, il luogo simbolo di Agrigento Capitale della cultura 2025.

Scelta che è poi proseguita durante il mandato dell’attuale Direttore del Parco, Roberto Sciarratta, impegnato anche lui in un processo di rinnovamento della Valle dei Templi, come dimostra il recente sollevamento di uno dei "telamoni", facente parte delle statue colossali che un tempo sostenevano l'architrave del tempio di Zeus Olimpio, l'Olympieion.

Sfortunatamente, al giorno d’oggi la capra girgentana è a rischio di estinzione. In parte perché negli ultimi 50-70 anni si è visto un costante spopolamento delle campagne, che hanno portato molti giovani ad abbandonare il mestiere dell’allevatore, ma anche per via dell’eccesiva cementificazione dell’aree costiere, dove un tempo le capre pascolavano in primavera.

Parte della riduzione demografica di questa varietà è stata però dovuta anche all’introduzione di nuove tipologie di capre domestiche in Sicilia, che sebbene in media producono più latte, esso risulta di qualità inferiore.

Per salvare la capra girgentana, sul finire degli anni Novanta alcuni imprenditori locali – tra cui alcuni vecchi emigrati di ritorno in Sicilia - cominciarono così a sperimentare con la produzione casearia.

Oggi i formaggi derivati dal latte delle capre girgentane arrivano in diversi mercati globali, tra cui Olanda, Germania, Inghilterra, Spagna, Giappone e Francia, a testimonianza del valore gastronomico di un prodotto che non sarebbe esistito se gli abitanti della costa sud della Sicilia non avessero lottato per salvare le loro razze tipiche.
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