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Gli antichi romani lo usavano per sballarsi alle feste: quello che non sai del "Mangiaracina"

Ecco cosa potrebbe accadere mangiando il "Mangiaracina" con tutta la testa. Vi sveliamo una curiosità della Salpa, uno dei pesci più comuni di tutto il Mar Mediterraneo

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 3 marzo 2021

Un branco di salpe (in siciliano, manciaracina)

«Dottore, ho fatto un sogno meraviglioso. Mia suocera si era preparata come ogni prima domenica del mese per venire a pranzare a casa nostra... vedesse che fame che ha, è la prima a sedersi e l’ultima ad alzarsi!

Ad un certo punto, dopo il secondo, ha incominciato a delirare vedendo San Disma - che è il santo protettore dei ladri, e a cui lei tiene particolarmente perché la chiamano il terrore dei supermercati- che faceva discussioni con San Leonardo da Noblac -protettore dei carcerati - perché i detenuti lo avevano invocato a gran voce dicendo che tutti assieme non avevano rubato manco la metà di quello che ha rubato mia suocera da sola.

Poi di punto in bianco è stramazzata a terra ed è venuta l’ambulanza».

«Mi dispiace, ma lei non lo ha sognato. Se si trova qui è proprio perché sua moglie l’ha obbligata a fare un ciclo di sedute altrimenti chieda il divorzio».

Se vi siete trovati in questa situazione è probabile che a vostra suocera non manchi l’appetito (soprattutto quando pagano gli altri) e appena sente "pesce" se lo ammucca (se lo mangia) con tutta la testa perché lasciare il cibo è peccato.
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Quella domenica, quindi, avete deciso farle un’offerta che non avrebbe potuto rifiutare. «Suocera, guarda che bella sorpresa che ti ho fatto! Il pescatore mi ha detto che li ha pescati stamattina apposta per te».

E così le avete preparato una bella fritturina di mangiaracina mettendola così K.O. per trentasei ore, con ricovero all’ospedale e allucinazioni mistiche di cui abbiamo parlato.

Ma perché dovrebbe accadere una cosa del genere mangiando il mangiaracina con tutta la testa? Un attimo di pazienza che ci arriviamo subito.

Intanto bisogna cominciare col dire che, se i pesci hanno un loro nome che li identifica, e pressapoco è il medesimo per tutto il territorio nazionale, sappiate, se siete siciliani (o se non non lo siete), che in Sicilia hanno un nome completamente diverso.

Il cefalo si chiama muletto, cippudda è lo scorfano rosso, lappana il tordo, passara è la platessa, puippu diventa il polpo, runcu - che non è il vino in busta - viene chiamato il grongo, sparagghiuni il sarago maggiore, violetta la donzella e augghia è l’aguglia (che è un pesce stranissimo che tiene una specie di becco e quando l’ho pescato per la prima volta ho buttato la canna in mare per la forte impressione).

Tra tutti questi, perché l’elenco è ancora lunghissimo, ce ne sta uno, il re dei re, l’over the top, lo sterminatore di suocere, sua maestà la Salpa, meglio conosciuto nella Trinacria col nome di mangiaracina o manciaracina, che letteralmente significa "mangia uva".

La salpa è uno dei pesci più comuni di tutto il Mediterraneo dove nuota da migliaia di anni. Bello è bello, ma in realtà non è molto pregiato perché per via dell’alimentazione, dato che è completamente erbivoro (almeno in età adulta), le sue carni sono un po’ troppo pastose e a tratti fangose (per vostra suocera va bene lo stesso perché tanto quello che vede con gli occhi se lo mangia).

L’origine del suo nome, (mangiaracina), è un po' un mistero e ci sono più tesi.

a) i mari si popolano di questo pesce soprattutto nel periodo della vendemmia che è il momento in cui depongono le uova
b) anticamente veniva pescato con una sorta di reticolato di lenze a cui erano applicati degli ami che ricordano il raspo dell’uva
c) il tipetto è veramente vegetariano e in tempi passasti si pescava anche con la polpa dei mandarini e piccoli chicchi di uva di cui va ghiotto
d) mangia un tipo di alga che produce delle piccole bacche che ricordano gli acini dell’uva.

Questo amorevole pesce ama vivere in comunità perché da solo si butta in depressione ed è anche amante della luce del sole tanto che difficilmente usa le tane, se non per brevi momenti, e preferisce starsene a mezz’acqua dove trova alghe sul fondale e con un poco di fortuna vi scrocca un pezzo di pane.

E siccome non si fa mancare niente, è anche uno dei più famosi transgender del mondo marino, tecnicamente ermafrodite, perché fino a quando è giovane, cioè sotto i 25 cm, è maschio e mangia molluschi e piccoli vermi; quando invece supera i 25 cm diventa femmina e pure vegetariana (segno che le femmine sono fissate con la dieta in tutto il mondo animale).

Di solito raggiungono un peso massimo di un chilo, ma in situazioni eccezionali arrivano a pesare anche tre chili per la felicità del giovane maschio che durante l’accoppiamento fa la fine di Giancarlo Giannini in “Mimì metallurgico ferito nell’onore” quando è costretto ad andare a letto con la moglie del brigadiere per vendicarsi (e tanto secca non è!).

Fatta questa breve presentazione del mangiaracina andiamo al suo aspetto più ambiguo e stupefacente (nel vero senso della parola). Dovete sapere che in arabo il nome di questo essere significa “pesce dei sogni”, e in effetti un motivo c’è.

È notoriamente accertato che cibarsi della testa di questa canaglia del Mediterraneo provoca effetti allucinogeni del tutto simili a quelli dell’LSD.

Gli antichi romani, per esempio, che avevano profonda conoscenza della natura, e da essa traevano perfino cosmetici, trucchi e colori, la usavano alle feste o ai bunga bunga, dipende chi c’era alla presidenza del Consiglio, per sballarsi di brutto.

Come facessero non è dato saperlo, forse tenevano un vassoio a centro di stanza dove chi voleva afferrava la testa e se la ciucciva o forse la facevano seccare, la mettevano dentro una cartina e se la fumavano.

Questo effetto, che ricordiamo può provocare fino a 36 ore di allucinazioni, viene chiamato con una parola che sicuramente hanno tirato fuori digitando i tasti della tastiera a casaccio, per non dire a “caso” di cane: ichthyoallyeinotoxism.

Gli scienziati sono d’accordo sul fatto che la responsabilità è da attribuirsi a delle tossine prodotte dalla Caulerpa taxifolia, solo in alcuni periodi, chiamata anche alga killer di cui il pesce ovviamente si ciba.

Quest'ultimo non dovrebbe essere un problema perché se avete una suocera DOC 100% ad apertura di bocca non dovrebbe essere messa peggio dello squalo di Spielberg e come la apre: pappiti!, non c'è più niente.
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