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Era bella come un angelo: Maria Cristina di Savoia, reginella "santa" delle Due Sicilie

La nobildonna era anche pia e caritatevole “la regina del popolo”, la chiamavano: scomoda per il Risorgimento, venne rinnegata anche dai Savoia

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 5 dicembre 2022

Maria Cristina di Savoia

"Vuolsi che per Napoli sia stata un bene la morte di quella regina, perché avversissima a tutto ciò che indichi liberalismo.” Così scriveva in una lettera alla madre Giuseppe Mazzini, il 28 Gennaio del 1836, alcune settimane dopo la morte della giovane Maria Cristina, regina consorte del Regno delle Due Sicilie.

Quella di Mazzini però non era una voce fuori dal coro; nonostante a Napoli i funerali della “reginella” avessero richiamato tutto il popolo, senza distinzione sociale e appartenenza politica; quella stessa folla che aveva accolto l’arrivo della giovane piemontese per la prima volta con giubilo, nel porto della città, e che solo pochi anni dopo ne aveva dovuto piangere la morte prematura.

Di Maria Cristina difficilmente si troverà traccia nelle monografie sui Savoia dopo l’unificazione del Regno: la moglie del re Ferdinando II (1810-1859) nonché madre del suo successore Francesco II (1836-1894), così amata dal popolo, sarà considerata uno schiaffo alla retorica risorgimentale italiana.
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Sin dal 1859, anno in cui Papa Pio IX avviò il processo di beatificazione. Maria Cristina verrà celebrata quasi esclusivamente per opera della famiglia acquisita: il figlio Francesco e i suoi ministri ne rivendicheranno le virtù ma il nuovo stato ne bloccherà nel 1870 il processo di canonizzazione.

Maria Cristina Carlotta Giuseppa Gaetana Efisia di Savoia era la minore delle quattro figlie di Vittorio Emanuele I di Sardegna e dell'arciduchessa Maria Teresa d'Asburgo-Este. Il padre, Vittorio Emanuele, detto il Tenacissimo (1759 – 1824), era re di Sardegna, principe di Piemonte, duca di Savoia e d'Aosta.

Quando le truppe di Napoleone avevano invaso il Piemonte, nel 1798, la famiglia reale era dovuta fuggire, rifugiandosi dapprima in Toscana, ed in seguito in Sardegna, dove sarebbe rimasta sino alla caduta di Napoleone.

Soltanto dopo il Congresso di Vienna nel 1814 il sovrano avrebbe potuto fare ritorno al Palazzo Reale di Torino. Maria Cristina nacque a Cagliari durante l’esilio dei Savoia dunque; i genitori, attendevano con trepidazione l’arrivo del sospirato erede, perché l’unico figlio maschio, Carlo Emanuele era morto nel 1799, a tre anni, per il vaiolo.

La nascita di un neonato di sesso femminile fu dunque dapprima una grande delusione per la coppia reale; ma fu questione di poco, perché la regina Maria Teresa sviluppò presto per l’ultima nata un attaccamento morboso. In un’atmosfera familiare impregnata di misticismo, la piccola venne subito consacrata dalla madre alla Madonna, nel santuario della Mercede a Cagliari.

Tale consacrazione sarebbe poi stata rinnovata da Maria Cristina stessa, giunta in età d’intendere e volere. Si trattò quasi di segni premonitori di un destino eccezionale, di una vita di santità; segni sui quali hanno spesso insistito nell’Ottocento i biografi. In tanti affermarono durante il processo di canonizzazione: “Maria Cristina era una di quelle anime privilegiate dalla Grazia del Signore.

”Sempre raccolta in preghiera, sin dalla più tenera età, obbediente verso la madre e affettuosa con le sorelle, generosa con i poveri. Tornata con la famiglia a Torino nel 1815, la fanciulla venne educata a corte, dove si diceva: “Non abbiamo una principessa, ma un angelo”. Era amata da tutti per la sua mitezza e per il suo carattere allegro, per i suoi modi gentili. Trascorreva le giornate tra preghiera e studio.

Ebbe come precettore il sacerdote napoletano Giovan Battista Terzi, professore di matematica e astronomia, che le insegnò i fondamenti della religione, geografia, aritmetica, algebra, geometria, fisica. In un ambiente come quello piemontese in cui si parlava francese, imparò ad esprimersi e scrivere in italiano.

Il 13 Marzo 1821, in seguito ai moti carbonari, il re Vittorio Emanuele abdicò a favore del fratello minore Carlo Felice. Dopo un periodo di esilio a Nizza, la famiglia si trasferì nel Castello di Moncalieri. Qui il sovrano morì il 10 gennaio 1824, all'età di 65 anni. La regina Maria Teresa scelse di vivere a Genova con Maria Cristina. La fanciulla cresceva e destava interesse; veniva chiesta in sposa da varie case regnanti, per i propri rampolli; le nozze rientravano nell’ambito di strategie politiche finalizzate a creare alleanze, come già era avvenuto per le sue tre sorelle. Il destino della giovane fanciulla sembrava già segnato ma Maria Cristina, con caparbia ostinazione rifiutava ogni pretendente.

Nel 1831 lo zio Carlo Felice, non avendo eredi, aveva designato a succedergli Carlo Alberto, Principe di Carignano: con Carlo Felice, si estingueva il ramo principale dei Savoia. Nel 1832 anche la regina Maria Teresa moriva e veniva sepolta a fianco del suo sposo nella Basilica di Superga di Torino.

Maria Cristina rimaneva sola, con l’unico conforto del confessore, padre Terzi. Per disposizione di Carlo Alberto, la principessa, ormai ventenne, tornò a vivere a Torino, dove però diverse incomprensioni, in una corte ostile, influenzata dalla moglie del nuovo re, la fecero molto soffrire.

Cominciò a meditare nel suo cuore il proposito di prendere i voti, di farsi monaca in qualche chiostro solitario, lontana dal mondo, come già in passato avevano fatto altre principesse di Casa Savoia; ma il suo direttore spirituale padre Terzi la dissuase: sapeva infatti che Carlo Alberto l’aveva segretamente destinata come sposa al re di Napoli Ferdinando II.

I Borbone e i Savoia puntavano su questo matrimonio per controbilanciare l’influenza austriaca nella penisola. Carlo Alberto riteneva che Ferdinando potesse essere facilmente influenzabile dalla futura moglie, potenziale collaboratrice della politica piemontese. Maria Cristina accettò le nozze per la ragion di Stato come obbedienza alla volontà di Dio.

Il rito religioso avvenne a Genova il 21 novembre 1832, nel santuario di Maria SS. dell’Acqua Santa. Il 26 novembre, gli sposi s’imbarcarono sulla fregata “regina Isabella” diretti a Napoli, dove giunsero il giorno 30, sotto una pioggia torrenziale: furono accolti con gran calore da una folla festante ed entusiasta; stupori, plausi e benedizioni per la bella reginella furono senza fine.

Varie testimonianze ci attestano la bellezza sobria, mai ostentata della regina; l’eleganza anche nella semplicità nell’abbigliamento; il temperamento vivace, l’ironia. Maria Cristina si fece subito ben volere da tutti e con la sua dolcezza e il suo buon carattere riuscì a conquistare il cuore del marito, della Regina madre e di tutta la corte. A Napoli fu felice, nonostante le abitudini plebee del coniuge.

Maria Cristina era anima pia, estremamente devota. Nei pochi anni in cui fu regina riuscì a impedire l’esecuzione di tutte le condanne capitali, e «finché ella visse tutti i condannati a morte furono aggraziati».

La carità verso i bisognosi occupò le sue giornate. Stabilì, in accordo con il re suo sposo, che una parte del denaro destinato ai festeggiamenti per le nozze, fosse utilizzato per costituire la dote a 240 giovani spose e per riscattare un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà.

Fece allestire nel convento di San Domenico letti per i bisognosi. Incentivò l’artigianato del corallo a Torre del greco e l ‘industria della seta a San Leucio… La “Reginella Santa”, veniva affettuosamente chiamata dai napoletani.

Nonostante le sue indubbie doti manageriali e la sua intelligenza, il marito le impedì di occuparsi degli affari di Stato e Maria Cristina non riuscì a svolgere il ruolo di rilievo che avrebbe voluto Carlo Alberto. Da molti (tra questi anche Mazzini) le fu attribuita un’influenza negativa su Ferdinando, a causa della sua avversione per i principi liberali.

In realtà la reginella ebbe sul consorte, che cercava in ogni modo di compiacere, un’incidenza benefica, rendendolo più «riservato e rispettato» (Croce), più mite verso i condannati a morte, più semplice nei rapporti, sicché le si dovette riconoscere che «sollevò un poco l’animo plebeo del re, lo corresse di alcuni bassi vizi, e fu cagione che la reggia, sempre stata un bordello e allora una caserma, divenisse costumata» (Settembrini). Dopo tre anni di matrimonio, la mancanza di un figlio, addolorava la coppia reale e circolavano vari pettegolezzi su una presunta incapacità del sovrano.

Maria Cristina, che pregava incessantemente per riuscire a concepire un bambino, finalmente, nel 1835, si accorse di essere gravida. Trascorse gli ultimi mesi prima del parto nella reggia di Portici, ma aveva nel cuore una sorta di cattivo presentimento, scriveva infatti alla sorella, duchessa di Lucca: «Questa vecchia va a Napoli per partorire e morire».

Il 31 gennaio 1836, in piena comunione con Dio, Maria Cristina si spegneva infatti, non ancora ventiquattrenne, per setticemia, dopo aver messo al mondo il suo unico figlio Francesco (anch’egli proclamato Servo di Dio il 16 dicembre 2020, con l'apertura del processo di canonizzazione).

Dopo il parto, la giovane regina di Napoli prendendo in braccio il tanto atteso erede, mostrandolo al re suo marito, aveva esclamato: «Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui!». Era stata regina per appena tre anni.

I funerali della sovrana, spirata in odore di santità, si svolsero con una massiccia partecipazione perché il popolo memore del bene ricevuto non l’avrebbe dimenticata mai. Le sue spoglie vennero poi tumulate nella Basilica di Santa Chiara di Napoli. Francesco sarebbe stato educato nel culto di sua madre, chiamata la Regina Santa. Ferdinando, meno di un anno dopo, si sarebbe risposato con Maria Teresa d'Asburgo-Teschen.

Fu proprio il re però ad avviare il processo di beatificazione e il 10 luglio 1859 la Santa Sede comunicò che la scomparsa regina era stata proclamata venerabile.

La causa di beatificazione e canonizzazione è stata riavviata solo in anni recenti. Il 25 gennaio 2014 Maria Cristina di Savoia è stata proclamata Beata. Ai fini della beatificazione la Chiesa cattolica ha considerato miracolosa la guarigione di Maria Vallarino, malata dal giugno 1866 di tumore maligno ad entrambe le mammelle.

La donna rifiutò un intervento chirurgico, affidandosi all'intercessione della Venerabile Maria Cristina. Il male cominciò a regredire e poco dopo una settimana era scomparso. Maria Vallarino morì 39 anni dopo, senza recidive.
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