STORIA E TRADIZIONI
Donna Franca folgorò un'epoca e si spense in silenzio: la morte della Regina di Palermo
Una meteora che travolse la Belle Epoque ma si ricorda quando, nel momento del suo massimo fulgore iniziò anche la caduta dei Leoni di Sicilia
Franca Florio
Mi riferisco a Franca Florio che con la sua vita si legò al destino di una Sicilia ricca prosperosa ambita elegante e bellissima. Maurice Aymard identificò la storia dei Florio "con quella della Sicilia pre e post-unitaria, quella delle grandi speranze, delle attese frustrate e delle illusioni perdute…". Due destini che percorsero la stessa strada.
I Florio partirono dalle "maniche di camicia" nel Seicento a Melicuccà, pesino sperduto dell’Aspromonte con Tommaso fabbro; a Bagnara la prima immigrazione dove i discendenti diventeranno "i facchini del mare" spostando merci di porto in porto per approdare a Palermo costruire un impero e distruggerlo nel giro di 3 generazioni.
È innegabile che nel momento del massimo fulgore iniziò anche la caduta in un arco di tempo tra il 1908 e il 1935, Ignazio Jr troppo giovane inesperto insofferente di consigli, mostrò come ricorda Cancila "un’incapacità assoluta di controllare le sue incredibili spese, imitato dalla bella moglie".
Ma quella di Franca non fu frivolezza anche quando la crisi si manifestò e Lei continuò a spendere in vestiti, gioielli, regali e tanti viaggi con grande prodigalità verso gli altri.
È probabile che tutto questo fu un dolore mascherato. La perdita dei figli, soprattutto del maschio che avrebbe garantito una successione seppur solo nel nome, la solitudine che sentiva nonostante fosse circondata da tante persone con un marito impegnato con amanti e improbabili investimenti che non andranno a buon fine.
È facile dire oggi che questa donna non volle vedere il dissesto spendendo più di quello che poteva permettersi, di non essere stata un punto di forza per un marito in crisi che sicuramente l’amò tantissimo ma che insieme a lei amò una vita da "rappresentante di un’antica famiglia feudale" e non da imprenditore capace di leggere i tempi e gli eventi.
Franca Florio fu "plasmata" da Ignazio come ricorda Anna Pomar, la volle bella elegante sempre sul palcoscenico "spinta a proiettarsi all’esterno, indispensabile supporto alle sue ambizioni, quasi un oggetto prezioso da esibire e di cui andare orgoglioso” tenendola sempre lontana dai problemi …possessivo ed accentratore".
Nel momento della "caduta" sin dopo il 1909 i loro rapporti cambiarono, Ignazio sentiva il bisogno di una sponda che non trovò. Lei troppo funestata dai lutti, dall’umiliazione, dal vivere in albergo, dai vari sfratti per morosità, dalla necessità di licenziare il personale di servizio sino a vedere l’alienazione non solo di beni mobili e immobili ma di una vita intera, non fu in grado di reagire.
Ignazio le scrisse lettere disperate mettendola al corrente della situazione e della sua instancabile ricerca di denaro. In quelle parole il marito è un “animale braccato” dalla sconfitta a cui Franca rimane quasi indifferente, lei che aveva amato quest’uomo sin dal primo bacio datato il 9 agosto (1891), "giorno di domenica", che le aveva fatto una corte spietata seguendola fino a Livorno dove era andata con il padre, si dice per problemi finanziari e dove si sposarono.
Lei era stata un’aristocratica più da parte di madre che di padre il cui titolo di barone non gli sarebbe toccato avendo un fratello primogenito. Franca non frequentò le scuole delle ragazze aristocratiche che venivano inviate a Firenze, fu educata a casa da un’istitutrice da cui apprese anche le lingue.
Il futuro prospettato da Ignazio, la portò a immaginare e disegnare una vita da sogno che fu tale solo per un periodo. Sofferenza rabbia e frustrazione la riversò sul tavolo verde nei Casinò di tutta Europa dove le grosse poste servirono per "distrarla e frastornarla"; incapace di cambiare un destino segnato.
Il suo conforto saranno le figlie e i nipoti a cui si legherà in maniera struggente e di cui sarà sempre orgogliosa. Cosa portò alla morte Franca? Probabilmente tutto quello che fin ora avete letto. Sola senza il marito che pervicacemente rimase sempre a Roma nonostante le sue richieste di raggiungerla.
Così lontana dalla sua Città dalla sua terra si rifugiò a Migliarino Pisano nella tenuta della figlia Igiea Salviati Florio. Una tenuta nel Parco Regionale di Migliarino San Rossore e Massaciuccoli dove dal XV secolo vi furono i Medici. Una tenuta che assomiglia ad altre dei Duchi Salviati come quella ormai in rovina a Roma nel Parco dell’Aniene.
Un luogo ameno immerso in una zona ricca di boschi, corsi d’acqua, poco lontano spiagge e mare. La tenuta dei Duchi Salviati nell’800, aveva 30 case coloniche, 2 fattorie, chiesa, scuola, magazzini e la bella Villa.
Qui Franca si rifugiò una volta perso tutto, si racconta facesse lunghe passeggiate con il cane, tra alberi, fiordalisi, erba medica, orchidee d’acqua, spesso con i nipoti ai quali raccontava storie senza aver mai rimpianti.
In questo contesto avvenne l’incidente, preludio alla morte, inciampò sul setter riportando una frattura alla caviglia. L’immobilità a letto si protrarrà ben oltre l’evento.
Franca Florio non si alzerà più, quasi come se avesse ormai "scelto". Dal punto vista medico la morte sarà per una polmonite da decubito, accanita fumatrice non si priverà delle sigarette nonostante i problemi respiratori.
Alla vigilia dei 77 anni, il 10 novembre 1950, se ne andrà circondata da figlie e nipoti, senza Ignazio.
Ora riposa nella Cappella di Famiglia e come in un rondò musicale, dopo aver girato e vissuto una vita intensa paragonabile ad una sinfonia, è tornata a casa.
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