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Croci celtiche e stelle a sei punte: chi erano gli acattolici di un noto cimitero di Palermo

Non tutti sanno che nella seconda metà dell'800 una parte del cimitero di Santa Maria dei Rotoli venne assegnata alla colonia inglese: segno indelebile di eredità culturale

  • 10 giugno 2020

La croce celtica di un cimitero (foto Pixbay)

Nell'antica borgata marinara di Vergine Maria si trova, come ben sappiamo, il più grande cimitero di Palermo: Santa Maria dei Rotoli.

Venne realizzato alle falde di Monte Pellegrino nel 1837, quando il dilagare del colera rese insufficiente la capienza del cimitero di Sant'Orsola. Il nome del cimitero "Rotoli" proviene da quello di una delle vicine torri costiere posta a guardia dei pericolosi sbarchi dei corsari, detta "Rotolo".

Tale denominazione fu probabilmente attribuita alla torre per via della vicina presenza di tre scogli, la cui sagoma venne associata dal popolo a tre unità dell'antico sistema metrico siciliano, fra cui il "rotolo", corrispondente a circa 790 grammi.

Secondo la tradizione, anche la chiesetta costruita in onore di Maria Vergine da un fedele, come ringraziamento per aver trovato riparo in una vicina grotta durante una fuga, venne inizialmente intitolata a Nostra Signora del Rotolo. La chiesa venne poi ampliata con i finanziamenti del proprietario della tonnara antistante, il barone Antonio Chiaramonte Bordonaro, e fu ricostruita ed elevata a parrocchia nel 1941, grazie al cardinale Lavitrano.
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Ma non tutti sanno che nel 1860 una porzione del cimitero dei Rotoli venne assegnata da Garibaldi alla colonia inglese, nella persona di James Rose, per la sepoltura degli inglesi che non professavano la religione cattolica, essendosi ormai rivelato carente il più noto cimitero acattolico (o, appunto, degli inglesi) di via Simone Gulì nella attigua borgata marinara dell'Acquasanta.

Si trattava di una parte di terreno in cui si tumulavano i soldati di ventura borbonici di nazionalità svizzera. Sei anni dopo, nel 1866, a questa sezione venne accorpata quella degli scomunicati e degli usurai. È una porzione rettangolare del cimitero dei Rotoli, cinta da alte mura e demarcata da un solo viale centrale, la cui entrata si trova all'incirca di fronte il civico 61 di via Vergine Maria.

James Rose fu il primo amministratore del cimitero acattolico dei Rotoli; gli succedettero George e William Rose, poi i fratelli Towsey ed a seguire i componenti della famiglia Whitaker. Delle preziose informazioni relative alla struttura, riferite agli anni fra il 1863 e il 1878, sono contenute in un registro creduto perso e ritrovato due anni fa circa, per pura casualità, internamente ad un armadio negli uffici del cimitero dei Rotoli.

Nella sezione del cimitero acattolico si trovano le sepolture monumentali di famiglie importanti straniere che hanno contribuito a tessere la storia della nostra città, come i Whitaker, gli Ingham, gli Ahrens ed anche Christian Caflish. Famiglie che costituivano delle vere e proprie colonie, con una cultura appartenente alle loro radici di provenienza e con il proprio credo religioso.

La presenza degli inglesi in Sicilia cominciò nel 1806 per contrastare l'invasione di Napoleone e fino al 1815 essi mantennero il loro esercito e la loro flotta nella nostra isola. Ma nel cimitero acattolico dei Rotoli sono sepolti anche coloro, italiani e forestieri, che in vita non professavano alcuna fede o comunque una religione diversa da quella cattolica.

In alcune sepolture del cimitero acattolico dei Rotoli si nota il caratteristico simbolo dei cimiteri inglesi: la croce celtica. Fra i sepolcri dei Whitaker sono difatti presenti due croci celtiche gemelle, opera di Antonio Ugo. Un'altra tomba monumentale che attrae l'attenzione è quella di Martha Thomas, raffigurante una donna coperta da un mantello mentre abbraccia una grande croce. In questo caso l'autore dell'opera fu Antonio Caniparoli, fondatore nel 1850 dell'omonimo laboratorio di marmi a Carrara.

Un angelo appisolato, opera di Benedetto Civiletti, sovrasta la sepoltura di Rodolfo Moser e una piccola tomba ebrea, riconoscibile dai sassi adagiati su di essa e dalla tipica stella a sei punte, conserva le spoglie di una piccola anima di appena due anni. Una colonna marmorea spezzata indica la giovane vita dipartita al cielo, a soli 16 anni, di Albert Herz; mentre vicino ad essa si trova la sepoltura della famiglia Arhens, la cui stele fu progettata dall'architetto Ernesto Armò.

Nel 1950 la gestione dei cimiteri acattolici dei Rotoli e dell'Acquasanta fu ceduta al Comune di Palermo dalle figlie di Joshua Whitaker, Euphrosyne e Audrey. Visitare un cimitero, specialmente se monumentale, è un modo per percepire storia ed arte contemporaneamente.

Un luogo che parrebbe documentare e contenere la fine dell'esistenza umana, ma che invece è segno indelebile di un'eredità culturale che mai si estinguerà. Il cimitero acattolico dei Rotoli segue gli stessi orari e giorni di apertura dello stesso cimitero dei Rotoli.
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