Coronavirus, la regola dei 6 secondi per evitare il contagio: lo spiegano due scienziati
Ne hanno parlato, sul New York Times, Joshua D. Rabinowitz e Caroline R. Bartman: secondo i quali occorre mantenere sempre un metro e 80 di distanza, gli uni dagli altri

È quanto sostengono in un editoriale sul New York Time Joshua D. Rabinowitz e Caroline R. Bartman che sono rispettivamente un professore di chimica e genomica e una ricercatrice nella stessa disciplina. Nell'editoriale si occupano di un aspetto finora poco considerato quando si discute della pericolosità del nuovo coronavirus SARS-CoV-2: la quantità di virus a cui si è esposti.
È questo il motivo per cui gli operatori della sanità (medici, infermieri, assistenti ma anche il personale delle pulizie negli ospedali) sono tra le persone più a rischio e devono essere adeguatamente protetti. Ed è per questo che il distanziamento sociale e le misure di igiene sono così importanti: indossare la mascherina, lavarsi le mani e simili, anche quando non riescono a proteggere del tutto dal virus, riducono la dose a cui siamo esposti.
Significa inoltre che bisogna fare particolare attenzione a prevenire l’esposizione ad alte dosi di SARS-CoV-2 «che sono più probabili nelle interazioni ravvicinate tra le persone, come le riunioni per un caffè, i bar affollati e rimanere tranquillamente nella stessa stanza con la nonna, e toccarsi la faccia dopo aver ricevuto quantità sostanziose di virus sulle mani — spiegano i due scienziati —. Le interazioni interpersonali sono più pericolose in spazi chiusi e a breve distanza, con un’escalation nelle dosi che aumenta con il tempo di esposizione. Quanto alle interazioni transitorie che violano la regola di mantenere un metro e ottanta (la misura del distanziamento sociale indicata dagli esperti sanitari americani, ndr) tra sé e e gli altri, come pagare un cassiere al supermercato, vanno mantenute brevi, puntando alla regola “entro un metro e ottanta, solo sei secondi”».
Di converso significa che alcune cose che ci fanno paura potrebbero essere meno pericolose di quanto pensiamo (anche se con le conoscenze attuali non c’è assoluta certezza).
«I vestiti e gli imballaggi alimentari che sono stati esposti con il virus sembrano presentare un basso rischio — aggiungono i due ricercatori —. Le persone sane che si trovano insieme nel negozio di alimentari o sul posto di lavoro corrono un rischio tollerabile, a patto che prendano precauzioni come indossare maschere chirurgiche e distanziarsi».
Sono tutte indicazioni di massima che serviranno anche una volta finita la fase più acuta dell’emergenza, per decidere quali attività riaprire e come.
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