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Ci racconta la storia, è di Gagini e noi la ignoriamo: il gioiellino nascosto alla Cala

Uscita dalle mani di uno dei più grandi scultori rinascimentali la fontana di Porto Salvo (o della Doganella) è vista ogni giorno da milioni di persone: la sua storia

Balarm
La redazione
  • 31 ottobre 2019

La fontana "della Doganella" alla Cala di Palermo

La fontana della Doganella - che inizialmente si chiama "di Porto Salvo" - fu realizzata in marmo grigio proveniente dal Monte Billiemi da Antonello Gagini, uno dei piàù noti e illustri artisti rinascimentali italiani nel 1526: prende il nome da una delle Porte di Palermo, porta della Dogana, distrutta dai lavori per il prolungamento del Cassaro.

Parliamo della fontana, naturalmente non attiva, che si trova addossata a uno dei muri lungo la Cala, perennemente nascosta da auto parcheggiate subito dopo passato lo svincolo per entrare in piazza Marina.

Ma andiamo con ordine: delle cinque porte che si aprivano lungo le mura dell’arco della Cala, quella della Dogana era la prima che si incontrava provenendo dalla "strada Colonna" (quello che oggi chiamiamo Foro Italico) e si trovava a pochi metri dalla chiesa della Catena, chiudendo il varco che ancora esiste e che consente di immettersi in piazza Marina.

Venne aperta nel 1570 con lo scopo di consentire l’ingresso delle merci in arrivo dal mare e di far pagare le gabelle, per questo venne detta "della Dogana". Tale nome rimase anche quando, dopo i lavori di abbellimento disposti nel 1628 dal vicerè del tempo Don Francesco Fernandez de la Cueva, il Senato palermitano decretò di chiamarla "Porta Arbuerque", dal titolo nobiliare di quel vicerè.
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La porta era interamente realizzata in tufo d’intaglio e la parte esterna era sormontata da una grande aquila ad ali spiegate e con in petto l’arme reali, a destra e a sinistra del passaggio vi erano gli stemmi del vicerè e della città. Oggi, come dicevamo, la porta non esiste più: è stata distrutta per ampliare il Cassaro.

La fontana di Porto Salvo, anche detta della Doganella (per la vicinanza con la Porta omonima), è addossata al prospetto della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo ed è realizzata in marmo di Billiemi.

In una strada fino a quel momento conosciuta come "strada dei pignatara" (qui si trovavano le botteghe dei fabbricanti di pentole e a Palermo i nomi delle strade erano anche indicazioni sulla principale merce venduta) nel 1524 il Generale delle Galee siciliane fece dipingere sul muro della Vicaria (le antiche prigioni) un’immagine della Madonna in segno di ringraziamento e di devozione per essere riuscito a scampare ad una tempesta durante un suo viaggio di ritorno dall’Africa.

Un miracoloso intervento che fece conoscere il dipinto come "Madonna di Porto Salvo" attirando la devozione del popolo intero ma soprattutto dei marinai. Tanta era la devozione che venne così costruita una chiesa: siamo nel 1524 l'intero progetto è affidato ad Antonello Gagini, anche se alla sua morte l'edificio viene portato a termine da altri architetti fino al 1554, quando la chiesa viene ultimata.

Dopo dieci anni anche questa viene "mutilata" viene cioè privata della zona dell'abside e del presbiterio per permettere la realizzazione del prolunga mento del Cassaro poiché ricadeva proprio sul tracciato della strada e adesso la vediamo praticamente dimezzata rispetto alle dimensioni originali.

Reduce (più o meno) è infine la nostra fontana: non è sempre stata dove la vediamo ma ha resistito di fronte al prospetto per ristorare con dell'acqua fresca tutte le barche che ormeggiavano nella Cala.

Nel dopoguerra infatti la fontana fu rimossa quando furono demoliti gli edifici che la circondavano e portata nei magazzini comunali dove è rimasta fino agli anni Settanta, quando fu necessario svuotarli: a quel punto fu messa nell'angolo della Cala in cui la vediamo oggi.
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