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Alcuni prodotti di bellezza li trovavi solo qui: chi ricorda la storica profumeria Russo a Palermo
Chi ricorda la profumeria in via Maqueda dove le signore facevano la fila per entrare? Al piano superiore c’erano i giocattoli, regno delle meraviglie per i bimbi
La storica profumeria Russo a Palermo (foto pubblicata da Marilia Messina su Palermo di una volta)
Dopo oltre un secolo di onorato servizio, ha chiuso definitivamente i battenti nel gennaio del 2007, la storica profumeria Russo, Casa fondata nel 1899, dal profumiere Baldassare Russo, in via Alessandro Paternostro 89: un pezzo di vita cittadina che è scivolata via in silenzio.
Uun’attività commerciale che ha certamente segnato un'epoca, offrendo ai clienti una vasta offerta di cosmetici, accessori e prodotti di qualità per la cura, la bellezza e l’igiene della persona.
Leggiamo su un piccolo calendario tascabile, profumato all’Origan, degli anni ‘20, che il negozio all’epoca vendeva profumi e chincaglierie.
Erano specialità della casa: saponi all’acqua di colonia, ciprie, essenze, lozioni, brillantine, pomate, belletti, creme, profumi, articoli per Toletta delle migliori case estere e nazionali, tinture per capelli. La succursale della profumeria, che si trovava in Via Maqueda 374, divenne nel dopoguerra il negozio principale e una nuova succursale fu inaugurata in Via Marchese di Villabianca 80 C.
Chissà che non sia stata la nota canzone (divenuta molto popolare grazie a Luciano Tajoli o a Claudio Villa) “Balocchi e profumi” a ispirare il signor Russo : “Tutta sfolgorante la vetrina/ Piena di balocchi e profumi/ Entra con la mamma la bambina/ Tra lo sfolgorio di quei lumi/ Comanda signora/ Cipria, colonia, Coty. "Mamma", mormora la bambina /Mentre pieni di pianto agli occhi/ "Per la tua piccolina/ Non compri mai i balocchi/ Mamma, tu compri soltanto i profumi per te".
Per i bambini il reparto dei giocattoli era il regno delle meraviglie! Quando si saliva al piano superiore la cassiera della profumeria suonava un campanello elettrico, per avvertire le colleghe dell’arrivo dei clienti.
Erano esposti nelle vetrine giocattoli di ogni tipo: bambole di porcellana e di panno lenci, bambole Furga, soldatini rifiniti nei dettagli, pellerossa a cavallo, modellini dei treni Rivarossa, Lima, Poker, modellini di automobiline e camion Mercury e Dinky Toys (fine anni ’50), macchinine politoys (anni’60).
Si vendevano anche costumi di carnevale. C’è stato un tempo, che sembra davvero molto lontano, in cui i negozi erano quasi punto di riferimento della vita familiare.
In tanti ricordano con nostalgia le passeggiate in centro con la carrozza, negli anni ’50, poi con l’automobile negli anni’60 e ’70 e la tappa rituale alla profumeria Russo, sempre molto fornita: oltre ai rossetti, alle ciprie, ai profumi francesi, alle creme delle marche più prestigiose, c’erano tante cose belle come foulard, raffinati fermagli per capelli, spazzole di crine, bellissimi ventagli e costosi bijoux.
I commessi erano molto gentili, attenti alle richieste del cliente: alcuni acquirenti ancora ricordano il signor Pippo, per esempio che fino agli ultimi anni, prima della chiusura dell’attività, era l’anima del negozio e gli affezionati clienti volevano esser serviti sempre da lui. I proprietari gestivano gli acquirenti con professionalità, spesso dispensavano ottimi consigli, praticavano piccoli sconti o regalavano campioncini omaggio.
Passeggiando sul marciapiede di Via Maqueda si veniva investiti da un profumo delizioso, indimenticabile, un mix unico creato da tutte le fragranze dei prodotti del negozio: com’era bello entrare ed essere avvolti da una inebriante nuvola profumata. "Il profumo del negozio era unico, non l’ho mai più sentito da nessuna altra parte". Ricorda qualche nostalgico cliente.
Qualcun altro ricorda che nelle vetrine della profumeria Russo venne esposto un prestigioso premio radiofonico nazionale, “Il campanile d’oro”, assegnato nel 1955 alla Sicilia, con la vittoria del gruppo “Coro della Conca d’oro” e qualcun altro ancora rammenta anche che per fare concorrenza alla profumeria Russo, altre piccole profumerie aprivano al mattino molto presto, per intercettare tutte le signore e signorine che si recavano al lavoro (maestre, segretarie, parrucchiere) e trovando chiusa la storica bottega dei Russo non avevano modo di fare acquisti (saponette, dentifrici, borotalco).
Alcuni prodotti si trovavano solo alla profumeria Russo e da nessun’altra parte e le signore facevano la fila per comprare i cosmetici.
Le mamme acquistavano cipria Coty, Acqua Alabastrina del dott. Barbieri (“rigeneratrice della pelle”), fard Asso di cuori, saponette Valobra o Atkinson; profumi come Violetta di Parma, Madame Rochas, Chanel n.5, Capricci (di Nina Ricci), Mitsouko, Acqua di Zagara Cantele, colonia alla lavanda Coldinava, profumo Dior al gelsomino, profumo Rose Manchester… C’era anche chi veniva dalla provincia per fare acquisti: da Sferracavallo, da Bagheria o da Cefalù.
Dopo le compere alla profumeria Russo - di solito insieme alla mamma, alle zie o alla nonna - era quasi “obbligatoria”, per i piccoli palermitani di una volta, una sosta al bar proprio lì di fronte, per consumare i cartocci, le veneziane e le “iris” alla ricotta più buone di Palermo, appena fritte, ancora calde e con i pezzi di cioccolata che si scioglievano in bocca.
Era una Palermo molto diversa quella del periodo che va dalla metà alla fine del secolo scorso, era una città più borghese forse, ma con negozi molto chic e con una loro specifica identità.
Oggi le attività commerciali a causa della globalizzazione sono quasi sempre legate a brand stranieri e i locali e gli arredamenti sono tutti uguali, stereotipati, senza personalità; la merce è spesso dozzinale e c’è un frequente avvicendarsi del personale, difficilmente i clienti vengono fidelizzati…
Dopo Russo hanno chiuso i battenti anche altre storiche profumerie di Palermo: nel 2009 Hugony (inaugurata nel 1936), nel 2014 Corsini (nata nel 1933) e recentemente nel 2021 Arena Barranco ( fondata nel 1880). "Ci chiediamo cosa rimanga, ormai, del tessuto commerciale, un tempo florido, della Palermo dei decenni passati" affermava amareggiato nel 2021 il presidente del CIDEC (Confederazione italiana degli esercenti commercianti) e sinceramente oggi più che mai ce lo chiediamo anche noi…
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